Dipendenti statali e pensionamento obbligatorio, cosa cambia
Luigi Mistrulli/Ansa
Economia

Dipendenti statali e pensionamento obbligatorio, cosa cambia

Il ministro della Pa, Marianna Madia, ha emanato la circolare che costringe i lavoratori pubblici più anziani a mettersi a riposo. Ecco le novità

Con più di 6 mesi di ritardo,alla fine la circolare è arrivata. E' quella con cui il ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia, abolisce il trattenimento in servizio, cioè la possibilità per i dipendenti statali di rimanere al lavoro per due anni, anche dopo aver maturato il diritto alla pensione. Presto non sarà più così: non appena compiono l'età minima per mettersi a riposo, gli statali dovranno andare a casa. A stabilirlo è un decreto approvato dal governo nel giugno dell'anno scorso, che aveva però bisogno di una circolare esplicativa da parte del ministero. Ora la circolare è giunta in porto e, dopo un ultimo passaggio di fronte alla Corte dei Conti, abolirà presto il trattenimento in servizio. Ecco di seguito, 5 cose da sapere per capire le nuove norme, che hanno lo scopo di svecchiare gli organici della pubblica amministrazione.


Cos'è il trattenimento in servizio

Il trattenimento in servizio è un istituto che consente agli impiegati statali più anziani, che raggiungono l'età pensionabile, di restare al lavoro per altri due anni. In pratica, visto che l'età pensionabile è fissata oggi a 66 anni, fino qualche mese fa i lavoratori pubblici potevano stare al proprio posto sino a 68 anni. Va ricordato, però, un particolare importante: prima del 2008, il trattenimento in servizio era un diritto inalienabile per tutti gli impiegati statali. Poi, la riforma voluta dall'ex-ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha stabilito invece che il dipendente intenzionato a restare in servizio deve presentare domanda al proprio ente. Quest'ultimo  può anche rifiutarla se non ci sono “esigenze organizzative e funzionali” che rendono necessaria la prosecuzione del rapporto di lavoro.


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L'abolizione

Il decreto legge 90/2014, cioè la prima riforma della pubblica amministrazione che porta la firma del ministro Madia, abolisce definitivamente il trattamento in servizio. Il dipendente statale deve dunque mettersi a riposo, anche se non vuole, quando matura gli anni di carriera necessari per avere la pensione anticipata (42 anni e mezzo per gli uomini e 41 anni e mezzo per le donne) o raggiunge l'età della pensione di vecchiaia (66 anni e tre mesi). In ogni caso, la pubblica amministrazione è comunque obbligata a trattenere in servizio fino a 70 anni il lavoratore che non ha ancora raggiunto la soglia minima di contributi per accedere al pensionamento (20 anni).


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Quando si applicano le nuove norme

La riforma Madia prevedeva inizialmente che i trattenimenti in servizio già in essere dovevano cessare entro il 31 ottobre 2014. Visto che questo termine è già scaduto, la circolare del ministro dice ora che i lavoratori pubblici ancora in attività devono mettersi subito a riposo, se hanno raggiunto l'età pensionabile. Stesso discorso per i trattenimenti in servizio disposti prima del 25 giugno 2014 (data di approvazione del decreto legge di riforma della Pa) ma non ancora efficaci, che devono dunque esse immediatamente revocati.


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Esclusi i magistrati

Un'eccezione è prevista per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, per i quali i trattamenti in servizio saranno aboliti soltanto dal 2016. I giudici che hanno già maturato il diritto alla pensione potranno dunque rimanere in attività sino alla fine dell'anno o fino alla scadenza del trattenimento in servizio, se è fissata prima del 31 dicembre 2015.


Le regole per i dirigenti medici

Per il personale medico che occupa posizioni dirigenziali nelle Asl e nelle strutture sanitarie pubbliche, restano in vigore le regole già presenti anche prima della riforma Madia. I camici bianchi con incarichi manageriali devono mettersi a riposo a 65 anni o con 40 anni di contributi, purché la loro età non sia superiore a 70 anni.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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