Contratti a termine: così la Fornero li ha resi più flessibili
Economia

Contratti a termine: così la Fornero li ha resi più flessibili

A decidere sul'intervallo tra un rinnovo e l'altro dei rapporti di lavoro temporaneo, saranno le imprese e i sindacati. Ma 380mila precari non possono aspettare

L'ultima parola spetterà alle imprese e ai sindacati, che potranno accordarsi per stabilire in che modo rinnovare i contratti di assunzione a tempo determinato. E' quanto prevede una circolare diffusa ieri del Ministero del Lavoro, che cerca di risolvere i problemi nati con l'ultima riforma del welfare, che porta la firma del ministro Elsa Fornero .

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

Per scoraggiare un uso eccessivo delle assunzioni precarie, la nuova legge sul lavoro ha infatti allungato notevolmente l'intervallo di tempo che deve trascorrere tra la scadenza di un contratto a termine e il suo successivo rinnovo. Se l'assunzione iniziale ha una durata inferiore a 6 mesi, la pausa tra un contratto e l'altro deve essere di almeno 60 giorni (contro i 10 giorni previsti in precedenza). Se invece l'assunzione a termine ha una durata iniziale superiore a 6 mesi, l'intervallo di tempo tra il vecchio e il nuovo contratto deve essere di almeno 90 giorni (prima della riforma ne bastavano invece soltanto 20).

LA MARCIA INDIETRO DELLA FORNERO

Si tratta però di norme un po' troppo stringenti che hanno fatto emergere un problema: in Italia, esistono molte imprese che non possono fare a meno del lavoro  temporaneo e che, con l'entrata in vigore della riforma, si stanno trovando in serie difficoltà. Parecchie aziende, infatti, avrebbero bisogno di rinnovare in tempi brevi i contratti precari dei loro dipendenti, ma non possono farlo perché la legge lo vieta. Per questo, la Fornero è stata costretta a fare marcia indietro, rendendo meno severe le norme entrate in vigore nel luglio scorso, con la nuova riforma del lavoro.

LE CRITICHE ALLA RIFORMA FORNERO

Per cambiare la legge, però, il tempo a disposizione è poco e non è stato possibile approvare un apposito decreto. E così, il ministro ha preferito adottare una soluzione più spedita: attraverso una circolare diramata ieri dal Ministero del Lavoro, viene stabilito che le parti sociali, cioè le imprese e i sindacati, possono accordarsi per ridurre gli intervalli di 60 o 90 giorni previsti per il rinnovo delle assunzioni termine, attraverso delle clausole da inserire nei contratti collettivi di lavoro (si veda il testo della circolare in fondo all'articolo).

I PRECARI A RISCHIO

Tutto bene, se non fosse per un particolare: in Italia, secondo le stime del centro studi DataGiovani ci sono ben 380mila rapporti di lavoro temporaneo che giungeranno alla scadenza già entro la fine dell'anno e che, se i contratti collettivi non verranno aggiornati presto, rischiano dunque di non poter essere rinnovati in tempi brevi, proprio per non trasgredire la legge. Soltanto nella pubblica amministrazione, per esempio, i contratti a termine in fase di rinnovo sono 155mila, altri 60mila sono nel terziario e ben 69mila nell'industria. Le imprese e i sindacati dovranno dunque fare presto per trovare un'intesa e inserire nei prossimi accordi collettivi delle deroghe alla Riforma Fornero. Nei prossimi mesi, infatti, dovranno essere rinnovati i contratti di diversi settori come le telecomunicazioni, il comparto metalmeccanico e quello dell'acqua e del gas.

Attualmente, è abbastanza raro trovare degli accordi di categoria che stabiliscano delle norme ben precise sull'intervallo di tempo che deve trascorrere tra un rinnovo e l'altro di ciascun rapporto di lavoro temporaneo. Non manca però qualche eccezione come nel caso del contratto firmato nel 2006 dai dipendenti del settore energia e petrolio, che fa esplicito riferimento ai vecchi limiti di 10 e 20 giorni, precedenti la Riforma Fornero

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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