Aspi, quanto costa alle imprese e chi deve pagarla
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Economia

Aspi, quanto costa alle imprese e chi deve pagarla

Nel 2013, i nuovi sussidi alla disoccupazione voluti dal ministro Fornero fanno crescere il costo del lavoro

Nuovi sussidi per i disoccupati, ma costo del lavoro più alto. Sono questi gli effetti del debutto dell'Aspi, il nuovo ammortizzatore sociale introdotto nel 2013 dall'ultima riforma del welfare, che porta la firma di Elsa Fornero .

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

I NUOVI AMMORTIZZATORI SOCIALI

Ecco quanto peseranno sui conti delle imprese le nuove indennità per chi perde il posto, che vengono finanziate con un aumento dei contributi, soprattutto a carico dei rapporti di lavoro precari, a tempo determinato.

CHI DEVE PAGARE IL SUSSIDIO.

La contribuzione per coprire i costi dell'Aspi deve essere versata da tutte le imprese (o dagli enti e dalle associazioni) che hanno alle proprie dipendenze 5 diverse categorie di lavoratori.

- Qualsiasi addetto del settore privato, assunto con un contratto di lavoro dipendente (stabile o a termine).

- Gli apprendisti.

- Gli impiegati pubblici assunti a tempo determinato.

- Gli addetti del settore artistico, cinematografico o teatrale.

- I soci lavoratori di cooperative.

Sono invece escluse altre categorie professionali come i dipendenti statali assunti con un contratto stabile o gli operai agricoli e i giornalisti (che hanno altre coperture).

QUANTO COSTA L'ASSICURAZIONE.

Innanzitutto, le imprese devono versare un contributo ordinario dell'1,61% sulla retribuzione previdenziale imponibile (cioè quella su cui vengono calcolate anche le contribuzioni pensionistiche). Esempio: su uno stipendio lordo di 30mila euro, l'impresa versa 480 euro circa all'anno.

Se il dipendente è assunto a tempo determinato, l'azienda deve versare un ulteriore contributo dell'1,4% che si aggiunge al precedente 1,61%, per un totale del 3,1%. Esempio: su una retribuzione di 30mila euro, la somma da pagare è di 930 euro circa. La quota aggiuntiva viene però restituita all'azienda se, alla scadenza del contratto, il lavoratore viene stabilizzato e assunto a tempo indeterminato.

L'Aspi viene finanziata anche con un contributo versato dall'impresa all'Inps nel caso del licenziamento di un lavoratore assunto a tempo indeterminato, che avviene per motivi diversi dalle dimissioni volontarie. La somma da versare è pari quasi 459 euro (il 41% del massimale Aspi) per ogni annno di anzianità che il licenziato ha accumulato negli ultimi 36 mesi. Esempio: se il dipendente  lasciato a casa ha lavorato in maniera continuativa per 3 anni, il contributo da pagare è di circa 1.377 euro (459 euro per 3).  

LO SCONTO PER LE PICCOLE.

Il contributo ordinario dell'1,61% è stato però  ridotto per alcune categorie di aziende (soprattutto piccole e medie). Eccole nel dettaglio.

Le imprese artigiane (che pagheranno lo 0,4% invece dell'1,61%), gli esercenti del commercio (che devono versare soltanto lo 0,18%), le aziende radiotelevisive (0,4%), i partiti politici e i sindacati (0,15%),e  le imprese agricole (0,37%). E' previsto uno sconto anche per le cooperative, che si allineeranno alle aliquote ordinarie dell'1,61% soltanto gradualmente, entro il 2017.

LA MINI-ASPI PER I PRECARI

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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