Lavoro, riforma a rischio flop
Economia

Lavoro, riforma a rischio flop

Così la legge Fornero rischia di creare disoccupazione, invece di combatterla

Sotto esame, dopo appena un mese di vita o poco più. E' ciò che sta capitando all'ultima riforma del lavoro che porta la firma del ministro del welfare, Elsa Fornero. I maggiori leader sindacali stanno infatti facendo pressing sul governo, affinché inizi a vigilare sugli effetti della nuova legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (dopo un lungo iter in Parlamento), soltanto il 18 luglio scorso.

Il timore di Cgil, Cisl e Uil è infatti che si realizzi la fosca previsione dell'ex-ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha paventato il rischio della perdita  di migliaia di posti di lavoro (forse addirittura un milione), a causa del  mancato rinnovo delle assunzioni flessibili o a tempo determinato, su cui la stessa riforma ha imposto vincoli più stringenti per le aziende.

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ALLARME SINDACALE.

Per questo Luigi Angeletti, segretario della Uil, ha chiesto una verifica urgente al governo, per vedere cosa sta capitando a molti contratti precari, dopo l'entrata in vigore delle nuove regole. Angeletti guarda in particolare con preoccupazione alle collaborazioni con partita iva (che la nuova legge, a certe condizioni, equipara al lavoro dipendente a tempo indeterminato) C'è infatti il rischio concreto, secondo il segretario della Uil, che parecchie aziende scelgano di interrompere queste forme di collaborazione flessibile, proprio per  sfuggire ai dettami della riforma. Ancor più radicale è la posizione della Cgil, che avanza addirittura la proposta di sospendere alcuni effetti della legge Fornero, per motivi molto simili a quelli esposti da Angeletti: oggi diversi datori di lavoro stanno  infatti cercando di aggirare le nuove regole, non rinnovando neppure i contratti a tempo determinato (e non soltanto le collaborazioni con partita iva).

IL PRIMO ESAME.

A ben guardare, un primo esame alla riforma Fornero (oltre a quello richiesto dai sindacati) è già stato fatto da tempo, con cifre e dati ben precisi. Sono quelli pubblicati dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro che, purtroppo, ha scattato una fotografia impietosa degli effetti della nuova legge. Secondo le rilevazioni effettuate dalla Fondazione (su un campione significativo di studi professionali che assistono le aziende), circa il 93% delle piccole e medie imprese ha bloccato l'avvio di collaborazioni a progetto dopo l'entrata in vigore della riforma, senza però sostituirle con altri contratti di lavoro più o meno stabili.

Nessun beneficio, inoltre, è stato portato  in dote da alcune norme della legge  Fornero che hanno lo scopo di stimolare l'occupazione. Si tratta dei minori vincoli per i nuovi contratti  a tempo determinato di durata inferiore a 12 mesi che oggi, a differenza di quanto avveniva fino a qualche mese fa, non devono più indicare il motivo specifico (la causale) per cui avviene l'assunzione. L'obiettivo è di rendere più flessibile il rapporto di lavoro ma, secondo l'80% degli intervistati, la nuova regola non stimolerà in maniera rilevante la creazione di nuovi posti. Come se non bastasse, la stragrande maggioranza delle imprese e degli studi professionali interpellati nell'indagine, giudicano  complicate e troppo burocratiche le novità introdotte dalla riforma Fornero sul lavoro intermittente (o a chiamata) e sulle dimissioni in bianco , Si tratta di procedure che hanno lo scopo di prevenire gli abusi ai danni dei dipendenti ma che, in realtà, costringono le imprese a inviare periodicamente una comunicazione amministrativa  alle autorità pubbliche, con regole assai stringenti e un po' farraginose.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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