Lavoro, quelle partite Iva dissanguate dalla Riforma Fornero
Economia

Lavoro, quelle partite Iva dissanguate dalla Riforma Fornero

I liberi professionisti non iscritti agli Ordini saranno colpiti dall'aumento dei contributi e dalle nuove regole contro la flessibilità

Sono un esercito di almeno 500mila lavoratori autonomi, che svolgono i mestieri più disparati: il consulente aziendale, l'esperto contabile e tributario, ma anche  il fotografo, il traduttore, il designer o lo stilista di moda. Ma hanno una caratteristica in comune: non sono iscritti ad alcun Ordine professionale che difende i loro diritti (o i privilegi) facendo pressioni sulla politica, come avviene ad esempio per gli avvocati, i commercialisti o i medici.

Oggi, questa gran massa “anomala”di partite iva, che spesso lavora in condizioni precarie, ritiene di essere la categoria più colpita dagli effetti dell'ultima riforma del lavoro voluta dal  ministro del welfare, Elsa Fornero, che della lotta al precariato ha invece fatto da tempo una bandiera.

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

UNA MONTAGNA DI CONTRIBUTI.

Il malcontento dei professionisti senza Ordine è dovuto soprattutto a una norma contenuta nella legge Fornero che prevede l'aumento dei contributi da versare alla Gestione Separata dell'Inps, un particolare fondo  a cui sono iscritti gran parte dei lavoratori precari come i collaboratori a progetto. Si tratta di una gestione che, per l'istituto nazionale della previdenza, è un po' la gallina dalle uova d'oro, visto che ha sempre avuto  un bilancio fortemente in attivo (per 6 o 7 miliardi di euro all'anno) contribuendo così a tenere in piedi i conti del sistema pensionistico italiano.

L'aliquota a carico degli iscritti alla Gestione Separata è infatti abbastanza alta, cioè arriva a sfiorare il 27% del reddito annuo, ma è comunque inferiore a quella che grava sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti assunti a tempo indeterminato, pari al 33% circa. Per questo, la Fornero ha voluto eliminare una disparità di trattamento, che rende più conveniente alle aziende l'utilizzo dei contratti flessibili. E così, secondo le disposizioni della riforma del lavoro, i contributi pensionistici per i precari verranno innalzati gradualmente nei prossimi anni, fino a raggiungere il 33% nel 2018.

EFFETTI COLLATERALI.

L'intento della legge è dunque condivisibile, almeno sulla carta. Peccato, però, che queste nuove regole abbiano anche un effetto collaterale tutt'altro che trascurabile. Alla Gestione Separata, infatti, non sono iscritti soltanto i collaboratori a progetto o altri dipendenti precari, che magari aspirano ad avere presto un inquadramento più stabile. Ci sono anche almeno 500mila partite iva non iscritte agli Ordini che lavorano in forma autonoma per scelta o per vocazione e che, pur affrontando molte difficoltà, di avere un posto fisso presso una sola azienda non vogliono neppur sentir parlare . Risultato: nei prossimi anni, anche questi professionisti pagheranno una montagna di contributi in più, circa il doppio o il triplo rispetto a quelli versati da altri lavoratori autonomi come gli avvocati o i commercialisti, che hanno invece una propria cassa di previdenza privata.

“Sarà difficile per molte partite iva rimanere sul mercato a queste condizioni”, dice Giuseppe Lupoi, presidente del Colap (Coordinamento delle libere associazioni professionali), che rappresenta il mondo dei lavoratori autonomi senza Ordine. Per avvalorare le sue affermazioni, Lupoi fa un esempio concreto: si prenda il caso di una piccola consulenza fiscale che costa appena 100 euro di parcella. Se  la prestazione viene erogata da un commercialista, i contributi da pagare sul compenso lordo ammontano ad appena 14-15 euro. Se invece lo stesso servizio viene svolto da un consulente tributario non iscritto a un Ordine professionale, la quantità di contributi pensionistici è pari  a quasi il doppio, cioè a 27 euro, che saliranno a 33 euro nel 2018.

RINVIO DI UN ANNO.

Dopo aver fatto un po' di pressing in Parlamento, i lavoratori autonomi senza Ordine sono però riusciti a ottenere un piccolo sconto: grazie a un emendamento al testo della legge Fornero, la crescita graduale dei contributi della Gestione Separata scatterà infatti soltanto dal 2014, cioè un anno dopo rispetto alla data prevista inizialmente. “La nostra battaglia, però, non è ancora finita”, dice Anna Soru, presidente di Acta (Associazione consulenti del terziario avanzato) che da tempo avanza una proposta: allineare il livello dei contributi pensionistici pagati da tutti i lavoratori autonomi italiani, per evitare ingiuste disparità di trattamento.

LA STRETTA SULLE COLLABORAZIONI.

C'è poi un'altra parte della riforma Fornero che crea preoccupazioni tra i professionisti senza Ordine, seppur in misura minore rispetto all'aumento dei contributi. Sono le nuove regole imposte dal ministro del welfare sui collaboratori autonomi con partita iva che lavorano prevalentemente per una sola azienda (da cui ricavano almeno l'80% del proprio reddito per un periodo di almeno 24 mesi). Se il loro compenso risulta inferiore a 18mila euro annui, la collaborazione sarà equiparata per legge al lavoro dipendente a tempo indeterminato, con tutti i diritti che ne conseguono. Anche in questo caso,  l'intento è lodevole: evitare un utilizzo eccessivo dei contratti flessibili. Peccato, però,che il governo abbia scelto comunque di usare, ancora una volta, due pesi e due misure.

Le nuove e severe regole contro la “flessibilità cattiva”, infatti, non si applicheranno ai lavoratori autonomi che risultano iscritti a un Albo professionale, come appunto gli avvocati o i commercialisti. Per questo, secondo Soru, si profila all'orizzonte un rischio: nel timore di essere  bersagliate da cause di lavoro da parte dei qualche collaboratore con partita iva, alcune aziende potrebbero essere spinte ad avvalersi preferibilmente dei servizi offerti dai professionisti iscritti agli Ordini, per i quali valgono ancora le vecchie regole precedenti alla riforma. Inoltre, a detta di Lupoi, le norme della legge Fornero avranno anche un'altra conseguenza: i professionisti iscritti agli Albi potranno continuare a far lavorare nel proprio studio, magari pagandoli poco e niente, i loro giovani colleghi precari. Per molti altri lavoratori autonomi senza Ordine, invece, sarà più difficile offrire collaborazioni di questo tipo, anche se per molti giovani sono l'unica occasione di trovare un impiego.

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