Lavoro: quel difficile negoziato sulla produttività
Economia

Lavoro: quel difficile negoziato sulla produttività

Parla Francesco Casoli, patron del gruppo Elica: “non si può essere competitivi senza ridurre le tasse sui salari”

“Non nego di essere pessimista sull'esito dei negoziati”. E' la previsione diFrancesco Casoli , senatore del Pdl e proprietario del gruppo Elica, in vista del confronto tra le parti sociali sulla produttività del lavoro , che ripartirà martedì 11 settembre con un vertice governo-sindacati.

La società di Casoli, multinazionale marchigiana con 3mila dipendenti, leader mondiale nella produzione di cappe da cucina, viene spesso descritta come un gioiello del made in Italy. E' un'impresa che esporta in tutto il mondo, investe per accrescere la produttività e che, anche nel 2012, è stata premiata come l'azienda italiana in cui i si lavora meglio (secondo la classifica elaborata dalla società di consulenza GreatPlace to Work).

Benché  il gruppo Elica sia presente in forze sui mercati esteri, Casoli dice: “per le aziende del nostro paese, esiste indubbiamente un grande problema di poca competitività, che difficilmente le contrattazioni tra le parti sociali riusciranno a risolvere”.

Perché è così pessimista?

Innanzitutto mi permetta di fare una premessa: negli ultimi giorni si è parlato molto di produttività del lavoro. E' il caso di chiarirsi subito le idee su cosa significa questa espressione.

Ce lo spieghi...

Ogni volta che un'azienda realizza un prodotto, nel nostro caso gli elettrodomestici, deve ovviamente sostenere dei costi, rappresentati in buona parte dal  fattore-lavoro.

Dunque?

Il nocciolo della questione sta tutto qui:per recuperare produttività, le imprese italiane devono riuscire a ridurre il costo del fattore-lavoro su ogni prodotto che esce dalle loro fabbriche o dai loro magazzini.

Come possono riuscirci?

Certamente non comprimendo i salari, che in Italia sono purtroppo già troppo bassi, soprattutto in questa fase di crisi.

E allora, qual è la soluzione?

Bisogna ridurre il cuneo-fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro lordo, che pesa sul bilancio dell'azienda e che in Italia è molto alto, e la retribuzione netta  percepita dai dipendenti nella busta paga.L'unico modo per riuscirci è ridurre il carico delle tasse e dei contributi sui salari, distribuendo i benefici in due direzioni: un po' sulle imprese e un po' sulle tasche dei lavoratori.

Facile a dirsi. Ma le risorse a disposizione sono poche....

E' proprio per questa ragione che sono pessimista. Al tavolo delle trattative non credo ci sia un clima molto costruttivo. Mi sembra che ciascuna delle parti sia lì a tenere fermi dei paletti e a difendere il proprio orticello. Ognuno, invece, dovrebbe mettere qualcosa sul piatto: sia il governo, sia le imprese, sia i sindacati.

Ma la bassa produttività è causata soltanto dall'elevato costo del lavoro?

Certamente no. Purtroppo molte aziende italiane hanno difficoltà a investire in tecnologia e innovazione. E spesso sono costrette a comportarsi così, visto che si tratta in molti casi piccole e piccolissime imprese che subiscono una pressione fiscale elevatissima. Inoltre, il nostro mercato del lavoro manca anche di flessibilità.

Significa  che occorre maggiore libertà di licenziare?

Significa che ci vuole un mercato del lavoro dinamico dove le aziende possono contare sulla flessibilità  degli organici, purché vengano assicurati i giusti ammortizzatori sociali e vengano attuate delle politiche attive, per favorire il reinserimento nel mondo produttivo di chi ha perso il posto.

Cosa fa Elica per aumentare la produttività?

Le posso fare un esempio concreto: la nostra società ha aderito negli anni scorsi al programma internazionale World Class Manufacturing, un sistema che ha lo scopo di eliminare gli sprechi produttivi e aumentare, a tutti i livelli, l'efficienza nell' azienda. E' una importante innovazione che richiede però alle imprese e ai loro dipendenti un cambiamento culturale, basato  sulla capacità mettersi in discussione tutti i giorni.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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