Donald Trump
Economia

La riforma fiscale di Trump spiegata bene

Il piano di riduzione delle tasse del presidente americano che vuol tagliare di 20 punti il prelievo sulle aziende

Meno tasse sulle imprese e meno tasse sulle famiglie. E’ il doppio binario su cui sta per muoversi l’amministrazione del presidente americano, Donald Trump, che intende mettere in cantiere una riforma fiscale di grande portata, richiamando alla memoria quella realizzata negli anni ‘80 del secolo scorso da Ronald Reagan.



Redditi d’impresa

Ma cosa vuol fare di preciso Trump? La prima mossa è sul fronte della tassazione delle aziende. Nei suoi progetti, il prelievo sugli utili delle società dovrebbe scendere al 15%. Per molte imprese statunitensi si tratterebbe di un mega-sconto di 20 punti percentuali, visto che oggi l’aliquota  ordinaria si aggira sul 35%. Esiste un regime fiscale agevolato soltanto per le piccole imprese con redditi fino a 75mila dollari, i cui profitti subiscono una tassazione ridotta compresa tra il 15 e il 25%. Nei progetti di Trump c’è anche l’istituzione di un prelievo ridotto una  tantum, con un’aliquota ancora da stabilire, sui redditi di quelle imprese americane che hanno delocalizzato all’estero la propria sede fiscale e decideranno di riportare i profitti nella madrepatria.


Se la manovra fiscale di Trump andrà in porto, gli Stati Uniti diventerebbero una sorta di “paradiso fiscale” per le aziende, visto che quasi tutti i paesi hanno un prelievo sui redditi aziendali più alto. In Gran Bretagna e in Italia, per esempio, l’aliquota ordinaria è al 24%, mentre la media Europea sfiora il 23%. Soltanto in Irlanda c’è una tassazione molto più competitiva, pari al 12,5%.


Redditi personali  

Anche sul fronte dei redditi personali, Trump vuole dare una bella sforbiciata alle tasse, avvantaggiando però soprattutto le famiglie. Come in Italia, in America le persone fisiche sono tassate con un’ imposta progressiva simile alla nostra irpef, che ha un’aliquota che cresce per scaglioni all’aumentare del reddito. Attualmente, le aliquote dell’irpef americana sono 7 e variano tra un minimo del 10% e un massimo del 40%, con prelievi intermedi al 15-25-30 e 35%. Trump vuole dare una sfoltita a questi scaglioni, mettendone solo 3. Il primo ha un’aliquota del 10% e colpisce i redditi fino a 54mila dollari. Poi c’è un secondo livello di tassazione del 25% per la fetta di reddito tra 55mila e 154mila euro. Infine, una terza aliquota del 35% per la parte di reddito sopra i 154mila euro.


Ad avvantaggiarsi della riforma di Trump, in questo caso, sarebbero i contribuenti statunitensi più benestanti che possono beneficiare di uno sconto sulle tasse di quasi 5 punti. Anche gli americani con redditi medi che hanno un coniuge  e dei  figli (e che possono dunque spalmare i loro guadagni su più componenti del nucleo familiare) dovrebbero trarne beneficio, con una minor tassazione che può arrivare sino a 15 punti percentuali su alcuni scaglioni di reddito. Trump vuole però alzare anche da 12.600 a 24mila dollari la no tax area, cioè la soglia di reddito al di sotto delal quale non si pagano imposte avvantaggiando così anche i ceti-medio bassi.

Donald Trump
Win McNamee/Getty Images
17 aprile 2017. Il presidente USA, Donald Trump, e la First lady, Melania Trump, danno il benvenuto alle 21.000 persone accolte in occasione del 139° "Easter Egg Roll", nei giardini della South Lawn alla Casa Bianca. Durante il tradizionale "rotolamento delle uova", che dal 1878 si tiene ogni Lunedì dell'Angelo, i bambini spingono un uovo sull'erba con un lungo cucchiaio, alla presenza di una personalità della Casa Bianca nei panni del Coniglio pasquale.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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