Un Kiwi come impresa
Economia

Un Kiwi come impresa

La storia della start-up del social network Kiwi nato da un mix di buone opportunità e senso del rischio

Chi dice che i giovani non hanno le idee chiare dovrebbe conoscere Andrea Castiglione, 22 anni appena compiuti, studente fuorisede a Torino (è di Bronte, provincia di Catania). Non ha ancora finito la triennale in Ingegneria matematica, ma ha già fatto qualche soldino, messo in piedi una società dove lavorano 15 persone e dato il suo contributo ad altri progetti imprenditoriali. «Io amo il rischio, è il fattore principale nella vita e nel business», dice come avesse anni e anni di esperienza. Racconta: a 16 anni voleva andare negli Stati Uniti ma i genitori preferiscono il più vicino Belgio, dove frequenta una scuola americana. Passa da una famiglia belga, a una libanese, a una olandese e un’altra americana. Impara l’inglese, il francese, anche un po’ di olandese. «Ho provato con l’arabo ma ho fallito. Adesso sto studiando il cinese».

La vita era costosa, continua con l’abilità del narratore esperto, cerca su Google qualche modo per fare soldi, comincia a fare trading sul Forex (il mercato delle valute). Prima perde tutto, poi si mette a studiare, prova un sistema automatico di investimento, con un algoritmo che gli permette di fare i primi guadagni. «È il mio hobby: l’analisi tecnica dei mercati finanziari mi affascina», sostiene. Un hobby di cui apprezza il risultato: «La sensazione di essere indipendente mi piace». Così circa due anni fa entra nel mondo delle startup. Prima in Butlr, fondata da un gruppo di studenti della Luiss, servizi di automazione per hotel di lusso; poi in Kiwi, progetto embrionale di Nicolò Ferragamo, coetaneo e bocconiano, diventato suo compagno di avventura.

Kiwi è una piattaforma di messaggistica basata sulla geolocalizzazione: «Il Kiwi è un animale timido che passa la vita a cercare di volare», spiega così Andrea, che fa il Coo (direttore delle oprazioni) e certo timido non è. «Per favore, potresti ricordare il team? Il Cto (direttore tecnico) Thomas Mazzocco e il Cfo (finanziario) Mario Parteli. Con il nostro lavoro diamo possibilità alla gente di comunicare con chi gli sta attorno o di promuovere eventi e attività». Scarichi l’app, entri con l’account Facebook e vedi gli amici nei dintorni o chi ha i tuoi stessi interessi. Entro metà luglio ci sarà una nuova versione, altre novità (top secret) arriveranno in autunno.

Ma per reggere l’evoluzione del mercato (Banjo è uno dei competitor americani, ma Kiwi promette più privacy) servono nuove risorse finanziarie e non solo. «Finora abbiamo investito 400mila euro raccogliendo fra famiglie e amici. Adesso ne servono altri 500 mila ma da un socio che prenda una quota importante», spiega Andrea. «Dovremmo anche assumere una decina di persone. E non è facile trovare bravi programmatori». Ma certamente non si arrenderà Andrea. Come avrebbe resistito quasi tre anni in Belgio lontano da Maria, la fidanzata del liceo, che adesso lo ha raggiunto a Torino per studiare Medicina?

P.S. Andrea è il figlio di Giuseppe Castiglione, ex presidente della Provincia di Catania e attuale sottosegretario alle Politiche Agricole. Ho deciso di ricordarlo solo qui per lasciare libertà di lettura della sua storia. È un privilegiato, senza dubbio: la famiglia sostiene i suoi sogni e per questo lui la ringrazia. Ma avrebbe potuto spendere altrimenti soldi ed energie. 

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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