Istat, ma a che servono i dati sul pil?
ANSA/FABIO CAMPANA
Economia

Istat, ma a che servono i dati sul pil?

L'istituto nazionale di statistica ha rivisto di ben lo 0,4% le cifre sul prodotto interno lordo del 2014. Gli inconvenienti di questa correzione

Udite, udite: l'Italia non è più in recessione da quasi due anni. Parola dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica che nei giorni scorsi ha comunicato di aver corretto i dati sull'andamento dell'economia italiana. Non sul 2016, sul 2015 o sul 2017 bensì sul “lontano” 2014. Invece di scendere dello 0,3%, come sostenevano le precedenti rilevazioni dell'Istat, il pil del 2014 è cresciuto infatti dello 0,1% rispetto all'anno precedente. A prima vista sembrano pochi decimali di differenza ma, a ben guardare, la sostanza cambia parecchio. Da circa 24 mesi infatti, l'Italia non è più in recessione come appunto credevamo fino a un po' di tempo fa.


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Ma perché, viene da chiedersi, ci sono questi scostamenti nei dati con effetto ritardato? La spiegazione ufficiale è che l'Istituto Nazionale di Statistica, a partire da un paio di anni, ha introdotto dei sistemi di rilevazione molto più puntuali, che riguardano ben 4 milioni di aziende, mentre prima veniva considerato un campione più ristretto. I dati, in buona sostanza, sono assai più precisi di prima ma impiegano un po' di tempo ad arrivare. Peccato, però, che i dati dell'Istat non siano proprio delle cifre da prendere alla leggera, come fossero le rilevazioni meteo o le estrazioni del lotto.


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Come ha fatto notare lo storico dell'industria Federico Pirro, sulle pagine del sito Formiche.net, attorno ai dati sul pil si giocano ogni anno molte partite, a cominciare da quella tra il governo di Roma e le autorità europee di Bruxelles sulle misure da inserire nella manovra economica. Per non parlare poi delle polemiche politiche, tra l'esecutivo e le opposizioni, sulla bontà e gli effetti di certi provvedimenti di politica fiscale. Sempre sulle pagine di Formiche.net, Pirro ha ricevuto una puntuale risposta da parte di Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat che, non senza rigore scientifico, ha spiegato le ragioni per cui il suo istituto effettua periodicamente delle revisioni dei dati. In questa discussione un po' accademica, tra i non addetti ai lavori resta tuttavia aperto un interrogativo: possiamo permetterci di aspettare più di un anno e mezzo prima di sapere di quanto è cresciuto davvero il pil?



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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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