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Economia

Iran-Arabia Saudita, le motivazioni economiche del conflitto

Riad teme l'ascesa economica di Teheran in Medio Oriente e pensa che un conflitto armato sia l'unico modo per ritardarla

Arabia Saudita e Iran non sono in competizione solo sul piano della religione. L'esecuzione dell'imam sciita Nimr al-Nimr a Riad del due gennaio scorso, infatti, non è stata altro che la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo. La scelta dell'Arabia Saudita di sfruttare un problema religioso per creare un nuovo e pericolosissimo fronte in Medio Oriente pu essere compresa solo se analizzata in un contesto di forti difficoltà economiche e profondi contrasti geopolitici. Lo stesso vale per la dura risposta iraniana, che ha permesso il verificarsi di manifestazioni violente anti-saudite sul proprio territorio, che ha definito l'Arabia la culla dell' "Isis bianco", vale a dire una forma di terrorismo solo apparentemente meno aggressiva di quello del Califfato, nonché l'unico vero responsabile di aver trasformato l'Islam in una religione violenta, e che, infine, per bocca dell'ayatollah Ali Khamenei, ha già anticipato che una "vendetta divina" si scatenerà presto su Riad.

Mentre Europa e Stati Uniti invitano le due nazioni a ragionare e a cercare insieme di riaprire il dialogo, Riad non perde tempo e sceglie di rompere le relazioni diplomatiche con Teheran, di bloccare le relazioni commerciali, il traffico aereo e i flussi turistici verso il paese.

Guerra religiosa o guerra economica?

Come spiega con precisione la giornalista esperta di Medio Oriente Farian Sabahi nel corso di una intervista rilasciata a SBS Australia, l'Arabia Saudita è oggi una nazione piena di problemi: gli introiti petroliferi sono troppo bassi, e questo crea forti difficoltà economiche; non sembra più essere in grado di gestire il problema Yemen (paese in cui vi è oggi una guerra in atto); teme un attacco dell'Isis visto che il Califfato ha accusato Riad di essere (troppo) amica di Israele; e infine, e soprattutto dopo la firma dell'accordo nucleare con gli Stati Uniti che dovrebbe pian piano far uscire Teheran dall'isolamento in cui era stata confinata, deve trovare un modo per affrontare la rivalità regionale storica con questa nazione.

I problemi economici dell'Arabia Saudita

Eppure, le difficoltà più grandi sono tutte di natura economica. Riad ha accumulato un deficit di 98 miliardi di dollari, e anche le riserve di valuta straniera sono significativamente diminuite. Per far fronte a questi scompensi in una fase in cui il prezzo del petrolio non sembra destinato a risalire (soprattutto dal momento che fra qualche mese anche quello di origine iraniana potrà finalmente tornare ad essere venduto sui mercati internazionali), il paese potrebbe trovarsi costretto a smantellare quel generoso e capillare sistema di welfare che lo ha sempre aiutato a mantenere il consenso della popolazione. Se sussidi sanitari, per la casa, per l’istruzione, per la benzina e via dicendo fossero via via tagliati, il costo della vita esploderebbe e con esso il dissenso interno.

Perché Riad ha paura di Teheran

Secondo Sabahi, i sauditi sarebbero oggi terrorizzati dal potenziale di espansione economica dell'Iran, un paese con 80 milioni di abitanti, con una popolazione istruita e con un salario medio molto basso (poco più di 300 dollari), condizioni che potrebbe presto rivelarsi gli assi nella manica di un paese intenzionato e in qualche modo destinato ad affermarsi come grande fabbrica del mondo. Dal loro punto di vista, solo una guerra potrebbe frenare l'ascesa di Teheran, e permettere di conseguenza a Riad di mantenere la propria posizione privilegiata in Medio Oriente. Allo stesso tempo, se questa analisi è corretta l'Iran dovrebbe cercare di fare di tutto per non cedere alle provocazioni saudite. In questi ultimi giorni ha dimostrato di non esserne in grado, ma c'è da sperare che l'abile diplomazia statunitense riesca a farle cambiare idea. Per il bene di tutti. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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