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Economia

Investire in Cina: i rischi per le multinazionali straniere

L'ambiziosa strategia economica di Xi Jinping rischia di rendere sempre meno conveniente spostarsi in Oriente

"La Cina si aprirà sempre di più al mondo", "il socialismo con caratteristiche cinesi entra in una nuova era", in cui Pechino continuerà ad espandere il commercio internazionale e ad accogliere gli investimenti che arrivano dall'estero: è con queste parole che il Presidente cinese Xi Jinping, nel suo discorso di apertura per il diciannovesimo Congresso del Partito comunista, ha ribadito come apertura e trasparenza rimarranno le due priorità chiave della strategia economica della nuova Cina. 

Eppure, intervistato da Agi, Michele Geraci, docente di economia alla Nottingham University Business School China, ha spiegato come il paese non potrà che prendere un percorso opposto a quello tanto caro a Xi, che porterà a una maggiore chiusura e a una brusca frenata di investimenti all'estero e commercio globale.

Xi Jinping e le multinazionali straniere

Delocalizzare in Cina è sempre stato considerato vantaggioso dalle multinazionali di tutto il mondo, essenzialmente in virtù della possibilità di tagliare drasticamente i costi di produzione. E anche quando questo premio è venuto progressivamente meno, la maggior parte delle aziende è rimasta comunque. Da qualche tempo, però, il numero di compagnie americane ed europee che ammette di non sentirsi più "benvenuto" in Cina è cresciuto in maniera esponenziale. Il motivo? Pare che la campagna anti-corruzione di Xi abbia indirettamente colpito anche loro.

Controlli e multe ingiustificate fanno ormai parte della routine di chi lavora in Cina. Come ha ricordato Bloomberg, nel 2013 Abbott Laboratories, Danone, Mead Johnson Nutrition e tante altre compagnie straniere specializzate nella produzione di latte in polvere per neonati sono state colpite da multe per un totale di 110 milioni di dollari per aver "applicato una politica di prezzi artificialmente non concorrenziale". Anche il gigante farmaceutico britannico GlaxoSmithKline Plc verso la fine del 2014 è stato sanzionato con una multa di 500 milioni di dollari per aver commesso "seri crimini economici". E la lista di multe ingiustificate nnon si esaurisce certo con questi pochi esempi.

Concorrenza sleale

La concorrenza sleale è oggi un'altra fonte di grandi preoccupazioni per le multinazionali straniere. Ormai non si sente quasi più parlare di Made in China 2025, il programma lanciato nel 2015 con cui Xi Jinping si è impegnato a trasformare la Cina in una nazione competitiva in 10 comparti produttivi, tra cui biotecnologie, ingegneria aeronautica e energie rinnovabili. Eppure, il paese sta facendo passi da gigante per riuscire a raggiungere in tempo l'obiettivo che si era prefissato: rendersi completamente indipendente dal resto del mondo. Sussidi, prestiti a tassi agevolati, vantaggi fiscali, affitti a prezzi di favore sono solo alcune delle agevolazioni pratiche che le aziende locali che operano in questi settori ricevono dal Governo. Che in questo modo le aiuta a bruciare le tappe del loro stesso successo. E sarebbe molto difficile rimanere sorpresi se le aziende cinesi venissero "invitate" a rifornirsi esclusivamente di tecnologie Made in China.

Il disegno economico di Xi

Da quando Xi Jinping è salito al potere si è occupato molto poco delle aziende private. O meglio, diciamo che dal 2013 in poi anche gli uomini d'affari più ricchi della Cina hanno dovuto fare i conti con la crociata anti-corruzione lanciata da Xi, che ha finito col travolgerne tantissimi. 

L'impressione generale è che Xi voglia trovare un modo per controllare i mercati tanto quanto controlla il Partito. Per riuscirci, deve rimettere in piedi le grandi aziende di stato, ed è proprio quello che sta cercando di fare. Distribuendo nuove risorse (il cui utilizzo viene però monitorato in maniera quasi maniacale), e promuovendo un nuovo progetto pilota che prevede un affiancamento di imprenditori privati alle aziende pubbliche che studiano programmi di modernizzazione e sviluppo. A quelle private, invece, per evitare che autorizzino operazioni illecite o agiscano "senza seguire le indicazioni del Partito", Xi Jinping ha imposto di inserire funzionari pubblici negli organi decisionali, e si sta muovendo nella stessa direzione anche per le aziende straniere, creando non pochi malumori tra chi teme che Xi stia già interferendo un po' troppo con il loro operato.

Come conviene muoversi in Cina

La Cina di Xi Jinping è senza dubbio una "nuova Cina", che continua a offrire molte opportunità ma che diventa ogni giorno più invadente e meno trasparente. Quale sia davvero l'obiettivo finale di Xi non lo sa nessuno, e anche se lo conoscessimo sarebbe comunque molto difficile valutarne capacità e probabilità di realizzazione. Quel che è certo è che, oggi più che mai, prima di investire in Cina è opportuno fare un'accurata riflessione su se, alle condizioni attuali, valga la pena spostarsi in questo mercato oppure no. Per le industrie di nicchia o tecnologicamente molto avanzate certamente sì, perché la Repubblica popolare non è ancora in grado di fare loro concorrenza, tant'é che le invita anche direttamente ad "approfittare" delle opportunità che offre il paese. Nella consapevolezza che la Cina di oggi è molto ambiziosa, quindi anche questo vantaggio competitivo non durerà per sempre.

Per saperne di più

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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