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SURE, l'Italia prova a salvare il lavoro facendo altro debito

Ecco come funziona e quanti soldi garantirà il fondo (in prestito) con cui l'Italia cercherà di salvare migliaia di posti di lavoro dopo l'emergenza Coronavirus

E' una sorta di cassa integrazione UE pagata dai contribuenti europei (quindi anche da noi italiani) nei confronti degli Stati membri che, a causa della Pandemia, vedono messa a rischio l'occupazione nazionale. Il tanto discusso SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) altro non è che una formula di prestito garantito dall'Europa per tamponare le emorragie socio economiche prodotte dal Covid-19.

COS'E' IL SURE

Nello specifico i fondi messi a disposizione dall'EU concorreranno a coprire i costi direttamente connessi all'istituzione o all'estensione di regimi nazionali di riduzione dell'orario lavorativo per i dipendenti e di altre misure analoghe per i lavoratori autonomi. In pratica si tratta di soldi europei che servono a finanziare la cassa integrazione nazionale.

Qualora uno stato membro richiedesse di accedere al SURE prima ci sarà una consultazione tra lo Stato e la Commissione Ue che dovrà verificare l'entità del provvedimento e quindi l'eventuale aumento della spesa pubblica nazionale e di conseguenza valutare le condizioni del prestito.

Come ogni prestito, quindi, anche il SURE va restituito e l'Italia sarà la nazione europea che dovrà far fronte in maniera più massiccia al debito contratto.

ALL'ITALIA LA FETTA PIU' GRANDE

La Commissione europea, infatti, ha appena provveduto a presentare al Consiglio UE la proposta di attivazione del fondo di supporto all'occupazione per un ammontare totale di 81,4 miliardi di euro destinati a 15 Paesi Membri e l'Italia porterà a casa la fetta più importante pari a 27,4 miliardi di euro. Al secondo posto si trova la Spagna con 21,3 miliardi e al terzo il Belgio con 7,8 miliardi di euro.

E' la prima volta nella storia dell'Unione che viene emesso un debito comune anche se la cancelliera tedesca Angale Merkel ha voluto sottolineare che si tratta di una "misura limitata" e "chiaramente circoscritta".

ONORI E ONERI DEL SURE

Parole che lasciano intendere che non è il caso di adagiarsi sugli allori e che a fronte di un respiro di sollievo economico fornito da un'iniezione di liquidità notevole gli Stati dovranno farsi carico dell'onere della restituzione del prestito che si tradurrà in aumenti della tassazione, misure di contenimento della spesa pubblica e oneri che finiranno per cadere su cittadini e imprese. Dopo che il Consiglio UE darà il via libera gli aiuti potranno essere erogati sotto forma di prestiti a interessi agevolati.

"Con SURE – ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen – introduciamo il concetto di short time work che permetterà alle persone di mantenere il proprio posto di lavoro, alle aziende di sopravvivere in mancanza di domanda, e di ripartire con più forza quando la crisi sarà finita".

A spiegare come funziona SURE è la stessa Von Der Leyen: "L'idea è semplice - ha dichiarato in un video messaggio – se non ci sono ordini i lavoratori non potranno recarsi in fabbrica. Grazie a SURE, invece, il loro tempo potrà essere utilizzato per migliorare le proprie competenze che potranno essere utilizzate, a fine emergenza, a vantaggio dell'azienda. Così le persone potranno continuare a fare la spesa e a pagare gli affitti e a emergenza terminata tornare in fabbrica".

UNA VITTORIA A DEBITO

Soddisfazione da parte del Presidente del Consiglio Conte cui fa eco il Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che dichiara: "Nell'ambito del programma Sure, la Commissione Europea ha riconosciuto al nostro Paese 27,4 miliardi di euro, l'importo maggiore fra quelli assegnati ai diversi Stati europei. La decisione di implementazione che è stata approvata oggi, e che sarà adottata a breve dal Consiglio, fa esplicito riferimento alle principali misure attuate dal Governo per sostenere il lavoro e l'occupazione. Grazie a questo finanziamento, realizzato attraverso l'emissione di titoli comuni europei, il risparmio per le casse dello Stato nell'arco dei 15 anni di maturità può essere stimato in oltre 5 miliardi e mezzo di euro". "È l'Europa della solidarietà e del lavoro che prende forma".

Non tutti però sono così ottimisti perché l'obiettivo SURE potrebbe tradursi in una vittoria di Pirro con l'Europa che tiene gli stati debitori (e quindi in primis l'Italia) per le orecchie continuando a puntare il dito su quella forbice monstre tra debito e PIL che già oggi mette in profonda difficoltà il nostro Paese e che si prevede che inizi a viaggiare intorno a percentuali del 200%.

Secondo il FMI, quindi, l'emissione di questo debito causerà un ulteriore crollo del Pil mondiale di 3 punti percentuali con una perdita monetaria mondiale pronosticata di 9.000 miliardi di euro.

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Barbara Massaro