Roberto Brazzale: «Le aziende mettano la natalità in cima alle priorità»
Roberto Brazzale
Industria

Roberto Brazzale: «Le aziende mettano la natalità in cima alle priorità»

«La celebrazione della Giornata per la Vita cade nel momento più drammatico mai vissuto dalla nostra comunità in ordine alle nuove nascite. Ormai, in Italia muoiono circa 700.000 persone all'anno e ne nascono meno di 400.000. Ogni anno l'Italia perde 300.000 vite». Inizia così l’appello di Roberto Brazzale, imprenditore alla guida della più antica azienda casearia italiana. Un messaggio veicolato attraverso il suo profilo Facebook e indirizzato a tutti gli imprenditori italiani affinché adottino provvedimenti che incoraggino la maternità, proprio come ha fatto lui stesso introducendo il «baby bonus».

Come mai ha deciso di lanciare questo appello?

«Hanno contribuito molteplici fattori. Sicuramente la situazione in cui troviamo dà molto da riflettere. Siamo tutti davanti al televisore a vedere le numerosi morte causate dal coronavirus, ma non è solo questo. Confindustria Vicenza è in procinto di rinnovare i propri vertici e ho avuto modo di notare che nei programmi dei candidati - tutte persone che stimo - non c’erano riferimenti alla maternità. Ho così pensato di lanciare un appello ai miei colleghi imprenditori, perché sono convinto che l’impresa debba avere un ruolo chiave nella società e che abbiamo il potere di fare del bene».

Come hanno reagito i suoi colleghi?

«Molto bene. Si sono dimostrati tutti interessati alla mia proposta e ho ricevuto chiamate anche da altre province interessate. Siamo tutti consapevoli di quanto sia importante mettere in cima alle priorità la natalità. Senza bisogno di aiuti da parte dello Stato o dei sindacati».

In che cosa consiste il «baby bonus» di Brazzale?

«Abbiamo attivato due misure importanti. La prima è una mensilità premio di 1.500 euro da dare nel mese in cui nasce o viene adottato un bambino, sia che il nostro dipendente sia uomo o donna. La seconda misura è più complessa e prevede l’allungamento fino a un anno del congedo parentale. Al termine del congedo di legge (e quello facoltativo) mamma o papà posso richiedere fino a 12 mesi. È stato molto difficile trovare una formula per attivare questa misura, perché il diritto italiano non aiuta. Siamo però arrivati a questa soluzione: un contratto part time con obbligo di presenza retribuito al 30%».

Qual è il vostro obiettivo?

«Avvicinarsi sempre di più al modello centro Europa dove il congedo dura tre anni. Lo vediamo applicato tutti i giorni in Repubblica Ceca e l’Italia dovrebbe prenderne esempio. Credo fermamente che il nostro Paese debba avere l’umiltà di guardare all’estero e a quello che funziona. Nel mio piccolo, se questo appello darà coraggio a una mamma o porterà anche solo un bambino in più nel mondo, mi potrò ritenere soddisfatto».

Quali benefici apporta l’introduzione del «baby bonus» in un’azienda?

«Il più importante? L’atmosfera della comunità aziendale migliora esponenzialmente. I dipendenti sono più felici, più produttivi e si sentono parte di una realtà dove quando si annuncia una gravidanza i vertici stappano una bottiglia di spumante invece che mettere il muso. Trovo inconcepibile che a oggi una donna si debba sentire in ansia nel momento in cui deve comunicare al capo di essere incinta. Nella mia azienda abbiamo pensato di iniziare a mandare un telegramma di congratulazioni per la nascita. È un piccolo gesto, che può apparire insignificante, ma allo stesso tempo può risultare molto importante per una neo mamma o un neo papà. Non dimentichiamoci mai di questi ultimi».

Ha più volte sottolineato come il suo appello sia per le aziende, non per lo Stato. Come mai?

«Noi non aspettiamo lo Stato e non abbiamo attenzione di aspettare. Né lo Stato né i sindacati. Sono fermamente convinto che dovrebbero essere i vertici ad aiutare le imprese, specialmente le più piccole, che faticano a dare il congedo, offendo una rete di solidarietà. Perché lo Stato italiano è in ritardo rispetto agli altri paesi? Siamo in procinto di ricevere molti soldi dall’Europa ma nessuno parla di destinare risorse a questo ambito. E non ho fiducia che lo faranno».

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Mariella Baroli