«Il decreto rilancio è troppo assistenzialista senza visione sul futuro»
(Gewiss)
Industria

«Il decreto rilancio è troppo assistenzialista senza visione sul futuro»

Fabio Bosatelli, V. Pres. Gruppo Gewiss, attacca l'ultimo Decreto del Governo anche sulla parte riguardante la responsabilità penale delle aziende in caso di contagio da Covid-19

Nel decreto Rilancio non si fa cenno al problema della responsabilità penale dell'impresa nel caso di contagio di Covid-19 di un dipendente. Un tema molto sentito dalle aziende, poco rassicurate dalle parole del ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, secondo il quale "le imprese che rispettano il Protocollo di sicurezza e consentono ai dipendenti di lavorare in sicurezza non possono rispondere dei contagi". In realtà oggi un imprenditore potrebbe essere trascinato in tribunale da un dipendente che si è ammalato e che potrebbe incolpare l'azienda di non aver garantito la sua sicurezza in fabbrica o in ufficio. Così come capita adesso quando un dipendente è vittima di un incidente sul lavoro.

"Lei tocca un nervo scoperto" dice Fabio Bosatelli, vice-presidente del Gruppo Gewiss, multinazionale del settore elettrotecnico con sede in provincia di Bergamo, 350 milioni di fatturato, 6 stabilimenti (3 in Italia, 1 in Germania, 1 in Portogallo e 1 in Francia) e 1.500 dipendenti.


Fabio Bosatelli - V. Pres. Gruppo Gewiss(Gewiss)

"È difficile se non impossibile stabilire dove una persona viene contagiata. Ma non c'è solo il pericolo di un'azione penale: anche se le aziende ottenessero una sorta di scudo, resterebbe il rischio di vedere aumentati i costi dell'Inail, l'istituto che assicura i lavoratori contro gli infortuni". Aggiunge Paolo Cervini, amministratore delegato del gruppo: "Esistono delle procedure molto precise che dobbiamo rispettare per proteggere i lavoratori, mentre nel caso del Covid-19 i protocolli di sicurezza sono ancora vaghi".

L'esperienza della Gewiss è interessante perché mostra come un'azienda ha affrontato in anticipo e con successo l'epidemia del coronavirus pur operando in due aree a fortissimo rischio: la bergamasca, dove c'è la sede principale, e il piacentino, dove uno stabilimento del gruppo si trova a 30 chilometri da Codogno. Inoltre la Gewiss non ha avuto l'obbligo di chiudere e, a parte uno stop di 4 giorni per esigenze di business, è sempre rimasta aperta. Eppure ha registrato solo 3 malati sui 900 dipendenti in Italia (gli altri 600 sono all'estero). "Di questi 3 casi" precisa Bosatelli "uno è stato contagiato in ospedale, dove era stato ricoverato in seguito a un incidente".

Il basso numero di contagi in una "zona rossa" si spiega con le precauzioni immediatamente adottate dalla società, in largo anticipo rispetto alle direttive di governo e Regione: "Appena si è capito che in Italia era scoppiata la pandemia abbiamo messo in smart-working 300 dipendenti, un terzo dei nostri collaboratori e in particolare l'80% degli impiegati. Abbiamo introdotto una serie di misure di precauzione: l'adozione di mascherine per il personale, il distanziamento nei luoghi di lavoro, negli spazi comuni e nelle sale riunioni, oltre alla rilevazione della temperatura all'ingresso anche di collaboratori ed ospiti esterni, non solo dei dipendenti. Le misure sono state introdotte in tutte le filiali italiane ed internazionali del gruppo".

Una strategia che ha dato i suoi risultati. "Pensi che un nostro dirigente si è ammalato ed finito anche in terapia intensiva" racconta il vicepresidente "e prima di scoprire che era stato contagiato ha partecipato a una riunione con altre persone: nessuno si è ammalato perché tutti avevano rispettato le misure di distanziamento che avevamo adottato".


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Dunque, il caso Gewiss dimostra che si può convivere con il virus. Ma non basta: occorre che l'economia riparta. Il gruppo teme di vedere ridotti i suoi ricavi quest'anno del 15-20% e vede molti suoi clienti in difficoltà. E qui Cervini ha qualche critica da fare al governo: "Vedo grandi manovre sulla carta, ma manca la liquidità. Maggio e giugno sono i mesi decisivi, senza interventi repentini le piccole e medie aziende rischiano di chiudere".

Aggiunge Bosatelli: "Nell'ultima maxi-manovra c'è un po' troppo assistenzialismo e poca visione per il futuro: oltre all'adozione di provvedimenti per dare liquidità immediata a imprese e famiglie, per uscire da questa crisi bisogna sburocratizzare i meccanismi pubblici, semplificare e guardare avanti". Il vicepresidente della Gewiss propone di varare un grande Piano Casa per sbloccare i cantieri e per ristrutturare e adeguare gli edifici. E un Piano Bella Italia per migliorare le infrastrutture e l'offerta turistica. "Il super ecobonus va bene" riconosce Bosatelli "ma bisognerebbe anche rendere obbligatoria la revisione periodica degli impianti elettrici: per aumentare la sicurezza e il comfort delle abitazioni".

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Guido Fontanelli