Imposte locali: quando pesano le addizionali comunali
Economia

Imposte locali: quando pesano le addizionali comunali

In arrivo rincari per Imu, Tari e Irpef. La mappa dei possibili aumenti città per città

Più che di sblocco, si può parlare di mancato rinnovo del blocco delle addizionali locali per Imu, Irpef e Tari, ma la sostanza non cambia. Per la prima volta da tre anni a questa parte gli enti locali hanno la possibilità di ritoccare le aliquote delle imposte comunali per fare cassa.

Lo sblocco delle addizionali

E le amministrazioni non se lo stanno facendo dire due volte visto che da quando il Governo Renzi ha bloccato le aliquote nel 2015 le casse comunali hanno dovuto arrangiarsi con quello che già c'era senza poter incrementare gli introiti che, almeno sulla carta, dovrebbero tradursi in maggiori servizi per i cittadini. 

La manovra di Bilancio per il 2019 ha invece concesso agli amministratori la possibilità di muovere al rialzo la leva fiscale per tassa sui rifiuti, tassa sulla casa e addizionale locale sull'imposta sulle persone fisiche. Lo sblocco è avvenuto su pressione dei tanti sindaci che lamentavano le difficoltà di far fronte alle esigenze locali visto l'esborso di tasse dovute allo Stato che ha finito per congelare lo sviluppo urbano.

Gli amministratori locali hanno tempo fino al 30 aprile per approvare i bilanci preventivi del 2019, ma, a parte i comuni che già avevano l'aliquota Irpef al suo massimo consentito (0,8%) molte altre città hanno già annunciato i rincari in arrivo.

Quanto costano i rincari

Secondo un recente monitoraggio realizzato da Confprofessioni per il 2019 si parla almeno di un miliardo di aumenti anche perché, come ricorda Il Sole 24 Ore, sono 6.782 i Comuni che hanno ancora margini per rivedere al rialzo le addizionali Irpef.

Già oggi sono 250 i comuni - il 10,6% - che hanno ritoccato al rialzo il prelievo.

Il centro studi della Uil ricorda inoltre che 24 città capoluogo su 54 hanno già aumentato la Tari e 28 amministrazioni locali hanno aumentato anche l’Imu, tra cui 4 città capoluogo di provincia.

Il dettaglio degli aumenti

Entrando nel dettaglio se Roma, Milano, Torino, Bari e Venezia non possono ritoccare l'aliquota Irpef perché già allo 0,8% non se lo sono fatte dire due volte Avellino (che l'ha portata dallo 0,7% allo 0,8%) e Barletta cui si uniscono Mantova e Rimini che hanno scelto l'aliquota progressiva per scaglioni di reddito fino allo 0,8%.

Se l'Imu è quella meno ritoccata per il suo impatto politico in tema di fiducia degli elettori (tra i capoluoghi aumenti solo ad Avellino, Torino, La Spezia e Pordenone) i maggiori rincari si avranno sul fronte Tari.

Lo studio Uil dice che su 54 capoluoghi di provincia su 24 hanno aumentato l'imposta sui rifiuti, 18 l'hanno diminuita e 12 non l'hanno ritoccata del tutto.

I maggiori rincari sono a bilancio a Imperia (+15,7%), Pisa (+8,9%), Trieste (+6,9%), Padova (+6,2%) e Udine (+5,9%).

Aumenti in vista anche a Napoli (+3,1%), Genova (+0,8%) e Torino (+0,7%).

Tra le altre città quelle dove la Tari cala maggiormente sono Arezzo (-22,2%), Cesena (-5,8%), Grosseto (-4,1%), Ascoli (-3,1%), Ragusa (-3%), Venezia (-2,6%) e Firenze (-1,5%).

Invariata a Roma, Milano, Bologna e Bari.

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Barbara Massaro