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ANSA / TONY VECE
Economia

Immatricolazioni auto: ecco perché le vendite continuano a calare

A novembre l’Italia fa segnare un nuovo tonfo del 6,3%, dovuto soprattutto alle nuove norme sulle emissioni e al crollo delle vetture diesel

Il mercato delle autovetture in Italia a novembre conferma il trend di flessione iniziato da qualche mese, segnando un nuovo calo del 6,3% con 146.991 immatricolazioni rispetto alle 156.886 del novembre 2017. Gli 11 mesi dell’anno raggiungono il 1.785.722 unità vendute, in riduzione del 3,5% rispetto al 1.849.656 di auto registrate nel gennaio-novembre di un anno fa.

A influire in maniera particolarmente negativa su questa preoccupante contrazione del mercato, ci sono fondamentalmente due fenomeni: per un verso gli effetti dell’introduzione delle nuove norme di omologazione sulle emissioni, il cosiddetto Wltp; dall’altro la drastica riduzione delle auto diesel, le cui immatricolazioni, nel solo mese di novembre scorso, sono crollate addirittura del 25,6%.

Ma cerchiamo di capire meglio da cosa sono determinati questi due effetti.

Le complicazioni del Wltp

I problemi legati al nuovo sistema di omologazione delle automobili erano noti, ma nessuno pensava che gli effetti negativi, a livello commerciale, si sarebbero prolungati per così tanto tempo.

È il caso di ricordare infatti che questa nuova procedura europea detta appunto Wltp (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedure) prevede test su consumi ed emissioni più severi rispetto ai precedenti, i cui limiti si erano palesati con il noto scandalo del Dieselgate.

Sostanzialmente  i rilevamenti vengono sempre effettuati in laboratorio, ma con cicli più realistici, e sono previste anche delle prove su strada. Per le case automobilistiche questa novità ha dato origine a ritardi, complicazioni e maggiori spese, in particolare considerando che tutte le auto, anche quelle già a listino, hanno dovuto subire una sorta di ri-omologatzione con il metodo Wltp entro il 31 agosto 2018, pena lo stop alle vendite.

Di qui, come detto, una serie di inconvenienti che si sono riverberati in maniera pesante sulla catena commerciale, con relativo calo delle vendite.

Diesel “criminalizzato”

Altro discorso invece bisogna fare per la citata pesante contrazione delle vendite di vetture diesel. Secondo molti osservatori, questo fenomeno sarebbe legato principalmente a quella che qualcuno ha definito una vera e propria criminalizzazione di questo tipo di motorizzazione da parte di molte amministrazioni locali.

Caso emblematico quello di Roma, dove il recente secondo blocco della circolazione domenicale “ha coinvolto anche i più moderni diesel Euro 6 – denuncia Michele Crisci, Presidente dell’Unrae, l’Associazione delle case automobilistiche estere - mentre ha consentito la libera circolazione in deroga di veicoli con oltre 20 anni di età”.

Un fenomeno, questo del bando decretato contro le vetture diesel da molti sindaci, che tra l’altro potrebbe avere effetti paradossali proprio in ottica emissioni nocive. La contrazione del mercato diesel sta infatti determinando un aumento delle emissioni medie di CO2 delle nuove auto vendute, visto che i diesel di nuova generazione producono meno CO2 delle auto a benzina.

E intanto i motori a benzina volano

Una conferma di questo che, come evidenziato, secondo qualcuno sarebbe un trend decisamente preoccupante, si rileva anche dalle vendite dello scorso mese di novembre distinte per tipo di motorizzazione.

Detto infatti del crollo del 25,6% del diesel, i dati dicono che in contrapposizione, invece, novembre ha visto l’incremento del 26,7% delle vendite proprio dei motori a benzina, che salgono al 40,7% di quota di mercato complessiva.

In aumento del 17% anche le immatricolazioni delle vetture ibride, al 5,4% di quota mercato nel mese. In forte flessione in novembre il metano (-41%) che scende all’1,3% di quota, così come il Gpl che perde il 6,2%, pur confermando la sua quota di mercato al 7,1% nel mese.

Continua infine il lento ma progressivo incremento delle vendite di auto elettriche: +200% in novembre, anche se con una quota di mercato allo 0,3%, che risulta ancora sostanzialmente di nicchia.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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