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ANSA/GIUSEPPE LAMI
Economia

Il governo alla guerra dei debiti pubblici

Bruxelles apre una procedura per i pagamenti lumaca dello Stato e il ministero dell'Economia replica che stiamo recuperando. Ma i numeri non tornano

Un nuovo duello sui debiti delle amministrazioni pubbliche potrebbe aggiungersi a quello sul debito dello Stato in corso fra la Commissione europea di Jean Claude Juncker e il governo italiano. Bruxelles ha appena annunciato l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia per i tempi da lumaca con cui la nostra Pubblica amministrazione salda le fatture ai fornitori, ma al ministero dell’Economia rispondono che in questo campo c’è stato, dal 2015 ad oggi, un miglioramento straordinario. Di cui evidentemente la Commissione non sta tenendo conto.

Gli ultimi dati ufficiosi e ufficiali sui pagamenti del settore pubblico, per la verità, sembrerebbero dar ragione alla commissaria europea all’Industria, la polacca Elzbieta Bienkowska, che il 15 febbraio ha annunciato l’invio a Roma del parere alla base della procedura di infrazione. Nella relazione annuale dello scorso maggio, infatti, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha scritto che alla fine del 2015 i tempi medi di pagamento del settore pubblico italiano erano stimati in circa 115 giorni. Nettamente meno dei quasi 200 del 2010, ma pur sempre molti di più dei 30 (estendibili a 60 per le forniture della sanità) concessi dalla direttiva europea del 2011. Di più: uno studio della società leader europea di recupero crediti Intrum Justitia sull’andamento dei pagamenti del settore pubblico nei vari paesi, fornisce per l’Italia un risultato ancora peggiore: 144 giorni nel 2015, che si sarebbero ridotti a 131 nei primi mesi del 2016.

Ora pare tuttavia che questi numeri siano tutti da rivedere. Il ministero dell’Economia, interpellato da Panorama, parla infatti di un miglioramento delle pratiche correnti nella nostra Pubblica amministrazione di gran lunga più rapido di quanto stimato, che avrebbe portato i tempi medi di pagamento del 2015 a 73 giorni (65 se ponderati in base all’importo delle fatture), con un ritardo di «appena» 29 giorni rispetto al limite previsto dalla direttiva europea. Quelli del primo semestre del 2016 poi, sarebbero scesi addirittura a 50 giorni, da portare a 47 con la ponderazione degli importi. A fare il miracolo, dopo i quasi 50 miliardi messi sul tavolo a questo scopo dai governi Monti, Letta e Renzi nel biennio 2013-14, sarebbe stata soprattutto la fatturazione elettronica verso le pubbliche amministrazioni, obbligatoria dal 31 marzo del 2015, che consente di avere dati quasi certi sui pagamenti, oggi comunicati in tempo reale al 70 per cento, secondo quanto assicura il ministero. Sempre che anche Bruxelles voglia considerarli tali.

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Stefano Caviglia