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Mikhail Tolstoy, Mikhail Tolstoy / Alamy/Olycom
Economia

I numeri dell'Italia di oggi, le cose da sapere

Miniera di dati diffusi dall'Istat in "Noi Italia". Un quadro dettagliato: dalla popolazione all'economia, dalla salute all'istruzione alla criminalità

L'istat ha diffuso giovedì 7 aprile l'edizione 2016 di Noi Italia. Una vera miniera di dati statistici sul paese, aggiornati al 2014.
Gli oltre 100 indicatori, sono distribuiti in sei macro aree e 19 settori: sul sito possono essere consultati attraverso strumenti di visualizzazione grafica (i grafici possono essere esportati su altri siti internet)

Dalla popolazione alla cultura, dalla criminalità all'economia; dall'istruzione al lavoro. E poi la salute.
Di seguito i punti più importanti.

Popolazione

L'Italia è il quarto paese per importanza demografica d'Europa dopo Germania, Francia e Regno
Unito.

Oltre un terzo della popolazione italiana è concentrata in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania.

Il Mezzogiorno è l'area più popolata del Paese anche se è cresciuta meno nel periodo 2004-2014.

Continua a diminuire il numero medio di figli per donna, nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale.

Stranieri

All'inizio del 2015 risiedono in Italia oltre 5 milioni di cittadini stranieri (1,9% in più rispetto all'anno precedente) che rappresentano l'8,2% del totale dei residenti.

Alla stessa data sono regolarmente presenti 3.929.916 cittadini non comunitari (55mila in più rispetto al 2014). Il flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso il nostro Paese risulta in flessione: nel corso del

2014 i nuovi permessi rilasciati sono stati quasi il 3% in meno rispetto all'anno precedente.

Il grado di istruzione degli stranieri è di poco inferiore a quello degli italiani; tra i 15-64enni quasi la metà degli stranieri ha al massimo la licenza media, il 40,1% ha un diploma di scuola superiore e il 10,1% una
laurea (tra gli italiani il 15,5%).

Condizioni economiche

Nel 2015 la quota di persone soddisfatte per la propria situazione economica risulta in aumento (47,4%) per il secondo anno consecutivo; a crescere sono soprattutto coloro che si dichiarano "abbastanza soddisfatti".

Tra il 2013 e il 2014 l'incidenza della povertà - relativa e assoluta - è risultata sostanzialmente stabile.
La povertà relativa coinvolge circa un decimo delle famiglie residenti, quella assoluta il 5,7%. Nel 2013 le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese.

Concentrazione dei redditi
I paesi dell’Ue28 presentano notevoli differenze in termini di diseguaglianza. Nella graduatoria in ordine decrescente, l'indice di concentrazione colloca l’Italia al decimo posto (0,324), con un valore poco più elevato di quello medio europeo (0,309).
Lungo la Penisola è la Sicilia a mostrare la concentrazione dei redditi più alta, con un indice pari a 0,365, mentre Il reddito è più equamente distribuito in Valle d'Aosta e in Friuli-Venezia Giulia.
Nel 2014 l'indicatore di grave deprivazione materiale segna una riduzione, interessa l’11,6% delle persone (12,3% nel 2013). Il valore del Mezzogiorno (19,9%, oltre 4 milioni di individui), per quanto in forte diminuzione, è più elevato di quello rilevato in tutto il Centro-Nord (7,2%, quasi 3 milioni di individui).

Mercato del lavoro

Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) e il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno.
Nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%).

Sale al 14% l’incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%). Cresce di poco la quota di occupati a tempo parziale (18,5%), con una distribuzione piuttosto uniforme sul territorio nazionale. In Europa, questa modalità di occupazione è diffusa soprattutto nei paesi nordici (50,3% l’incidenza nei Paesi Bassi nel 2014), mentre lo è poco nei paesi dell’Est di più recente adesione all’Unione.

Il tasso di disoccupazione scende di 0,8 punti rispetto al 2014, riportandosi dopo due anni sotto il 12%.
La riduzione interessa sia donne che uomini, ma risulta più rilevante per le donne. Rimangono forti le differenze territoriali, con un tasso nel Mezzogiorno di poco inferiore al 20%.

Nel 2015 il tasso di disoccupazione dei giovani 15-24enni scende al 40,3%, 2,4 punti percentuali in meno rispetto a un anno prima. Il livello massimo si registra nel Mezzogiorno (54,1%), soprattutto in Calabria, dove arriva al 65,1% e fra le ragazze (58,1%).

Poco meno di sei disoccupati su dieci (58,1%) cercano lavoro da oltre un anno, in riduzione dal 60,7% del 2014. Il calo della disoccupazione di lunga durata interessa oltre la metà delle regioni e ha coinvolto soprattutto le donne.

Il tasso di mancata partecipazione, che tiene conto di quanti sono disponibili a lavorare pur non cercando attivamente lavoro, si attesta al 22,5% nel 2015, in rallentamento di 0,4 punti sul 2014. La riduzione è leggermente maggiore nel Mezzogiorno, anche se in questa ripartizione il valore rimane più che doppio rispetto al Centro-Nord.

Istruzione

Nel 2013 la spesa pubblica in istruzione incide sul Pil per il 3,6% a livello nazionale, raggiunge il 6,0% nel Mezzogiorno - dove è più numerosa la popolazione in età scolare - e scende al 2,7% al Nord-ovest, unica ripartizione in cui l’incidenza della spesa è leggermente aumentata nell'ultimo anno.

Prosegue il miglioramento del livello di istruzione degli adulti.
La quota di 25-64enni che hanno conseguito al massimo la licenza media è scesa dal 51,8% del 2004 al 40,5% del 2015 ma sfiora il 50% nel Mezzogiorno (48,8%).

Nel 2014 la quota di giovani che abbandonano precocemente gli studi in Italia è scesa al 15% (17,7% tra gli uomini e 12,2% tra le donne), superando l'obiettivo nazionale del 16% fissato dalla Strategia Europa 2020.

Sono oltre 2,3 milioni (25,7% del totale) i giovani 15-29enni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un'attività lavorativa. L’incidenza è più elevata tra le donne e nel Mezzogiorno.
Fra i 30-34enni, il 25,3% ha conseguito un titolo di studio universitario nel 2015, un valore che si avvicina molto al 26% stabilito dalla stessa Strategia europea come obiettivo per l'Italia.

L'aggiornamento durante l'arco della vita, fattore decisivo per l'integrazione nel mercato del lavoro, interessa nel 2014 l'8,0% degli italiani tra i 25 e i 64 anni, valore in aumento ma ancora sotto la media
europea (10,7).

Sanità e salute

Nel 2013 la spesa sanitaria pubblica italiana si attesta intorno ai 2.400 dollari pro capite a fronte degli oltre 3.000 spesi in Francia e Germania.
La quota di spesa sanitaria privata è pari al 22,6% del totale, inferiore di oltre un punto percentuale rispetto a quella tedesca ma superiore a quella francese.

I tumori e le malattie del sistema circolatorio sono le patologie per cui è più frequente il ricovero ospedaliero; tuttavia il ricorso al ricovero è in progressiva riduzione perché sempre più spesso le persone vengono curate in contesti assistenziali diversi dagli ospedali (day hospital o ambulatori).

Nel 2013 i ricoveri per le malattie circolatorie e i tumori si confermano più elevati nelle regioni del Centro, rispettivamente 2.044,6 e 1.212,6 per 100mila abitanti.

In Italia la mortalità per tumori e malattie del sistema circolatorio è inferiore alla media europea; nel 2012 i decessi per queste cause sono stati rispettivamente 27,0 e 34,4 ogni 10mila abitanti.

Nel Mezzogiorno la mortalità per tumori è inferiore alla media nazionale, mentre è più elevata quella per malattie del sistema
circolatorio.
Il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un paese, continua a diminuire; nel 2013 in Italia è di 2,9 per mille nati vivi, tra i valori più bassi in Europa.

Gli stili di vita degli italiani continuano al migliorare.
Nel 2014 si riducono i consumatori di alcol a rischio (15,5%), i fumatori (19,5%) e le persone obese (10,2%). A livello territoriale la quota più alta di consumatori di alcol si ritrova nel Centro-Nord mentre l’obesità è più diffusa nel Mezzogiorno.

Cultura e tempo libero

Nel 2015 si stabilizza la quota di persone che leggono quotidiani (47,1%) e aumenta leggermente quella di chi legge libri, anche se è ancora sotto il 50%. Le percentuali maggiori di lettori si registrano fra i giovani e le donne.

Si conferma elevato, anche se in leggera diminuzione, l'utilizzo della Rete per la lettura di giornali, news o riviste; tra i giovani di 20-24 anni uno su due usa il web a questo scopo. Su scala europea l’Italia occupa l’ultima posizione insieme all’Irlanda (Anno 2014).

Cresce la partecipazione culturale. Negli ultimi anni sono aumentati i visitatori a musei/mostre e a siti archeologici/monumenti ma anche le persone che vanno al cinema (quasi il 50% della popolazione).

Nel 2013 le famiglie italiane hanno destinato alla spesa per ricreazione e cultura mediamente il 6,5% della spesa complessiva per consumi finali, una quota inferiore a quella riscontrata nel 2012.

La propensione alla pratica sportiva è in crescita nel 2015 ma riguarda ancora solo un terzo della popolazione (più gli uomini che le donne); la quota più elevata si riscontra nel Nord-est (39,4%), la più bassa nel Mezzogiorno (24,9%). Poco meno di un quarto dei praticanti vi si dedica in modo continuativo.

Criminalità e sicurezza

Nel 2014 si conferma il trend in discesa per gli omicidi volontari (0,78 per 100mila abitanti) e le rapine (64,5).

È di sesso femminile il 31,1% delle vittime di omicidio, nel 55% circa dei casi l’assassino è il partner o ex partner (dati 2014).

Aumentano i furti denunciati, soprattutto i furti in appartamento (420,9 per 100mila abitanti).

Le differenze territoriali si sono in qualche caso attenuate. L’incidenza maggiore di omicidi continua a registrarsi in Calabria, la Campania si conferma la regione con il valore massimo di rapine, mentre il Centro-Nord presenta i tassi più elevati per i furti denunciati.

Il sovraffollamento delle carceri è in netta diminuzione per il maggior ricorso a misure alternative alla detenzione (88,2 detenuti per 100mila abitanti nel 2014). In ambito europeo, nel 2013 l'Italia si colloca al di sotto della media europea e tra gli undici paesi con una presenza proporzionalmente minore di detenuti.

Il rischio criminalità si conferma uno dei problemi maggiormente sentiti dai cittadini. Nel 2015 la quota di famiglie italiane che percepiscono un elevato rischio di criminalità nella zona in cui vivono sale significativamente (41,1% dal 30,0% del 2014), riprendendo il trend di crescita interrotto l’anno precedente.

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