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Economia

Giochi e scommesse: è rischio stato di crisi

Il presidente di Sistema Gioco Italia, Stefano Zappolini avverte: tutta la filiera rischia di implodere se non si attua la riforma di settore

Migliaia di posti di lavoro a rischio, centinaia di aziende in bilico. È uno scenario preoccupante e di crisi quello del settore dei giochi secondo Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia, la federazione di filiera dell’industria del gioco e dell’intrattenimento aderente a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici.

“Tutta la filiera del gioco - spiega Zapponini - è composta da circa 6mila imprese e 150mila addetti, partendo dai costruttori degli apparecchi, manutentori, gestori e distributori, concessionari di Stato, Federippodromi e quindi tutto il mondo degli ippodromi per le scommesse ippiche, e naturalmente le sale bingo di Federbingo. Questo è l'insieme, l'universo mondo che rappresentiamo". Un mondo, spiega Zapponini, che rischia di implodere nei prossimi mesi se non ci saranno i necessari interventi legislativi, a cominciare dalla troppo tempo annunciata riforma di settore.

Negli ultimi mesi, spiega Zapponini, è aumentato il rischio che il gioco legale lasci spazio a quello illegale, contrastato dalla filiera: "L'entrata in vigore delle decisioni delle delibere regionali ha cominciato, dal Piemonte seguito dall'Emilia Romagna e nei prossimi giorni dalla Puglia, a generare i gravi effetti che erano tutti previsti e prevedibili sia in termini di riduzione di offerta complessiva legale e sia in termini di ritorno evidente all'illegalità. Ma anche e soprattutto all'implosione di tante micro e piccole imprese sui territori che chiaramente stanno soffrendo di questa situazione".

Una situazione che, per Zapponini, senza interventi del legislatore, ha un solo sbocco: stato di crisi del settore. "Questa situazione di stallo - avverte - se troppo prolungata nel tempo, senza una chiara prospettiva di riordino, dà la certezza di uno stato di crisi. A questo proposito, noi abbiamo già preannunciato questa nostra iniziativa e prossimamente saremo nostro malgrado costretti a formalizzarla, ma è un atto dovuto".

La patologia da gioco

Ma il tema numero uno degli operatori legali del comparto, dice Zapponini, è contrastare in modo efficace la patologia da gioco: "Il problema della patologia da gioco va affrontato seriamente. Noi abbiamo tutta l'intenzione, e abbiamo già dimostrato con tante azioni in questa direzione, di affrontarlo con molta responsabilità anche perché abbiamo interesse a sostenere il settore e non a ucciderlo".

Secondo Zapponini, "è evidente che nascondere l'esistenza di situazioni problematiche significherebbe nascondere una realtà: il punto è che possono essere prevenute, e quindi possono esserlo tutti i comportamenti di problematicità prima che si manifestino e si trasformino in patologia".

La strada da seguire è chiara. "Significa - osserva - formare i gestori dei punti vendita, significa rendere responsabile il giocatore contingentando nella quantità, migliorare la qualità dei giochi, e anche il decoro dei luoghi di lavoro e la sicurezza degli stessi, controlli a distanza. Tutte proposte che noi abbiamo fatto proprio nell'interesse della tutela del nostro punto di riferimento che è il cittadino-giocatore ovviamente. Quindi, lo Stato - aggiunge - deve avere il suo vantaggio, gli enti locali devono partecipare al gettito fiscale, gli operatori devono avere la certezza del diritto e delle regole del gioco, la tutela degli investimenti fatti per potere tornare a essere un Paese attrattivo, di investitori, e naturalmente, al primo posto, la sicurezza del gioco per il cittadino".

I contratti di lavoro

E nell'ambito dell'armonizzazione del settore, Zapponini punta anche a fare chiarezza sui contratti di lavoro del comparto. "È evidente - rimarca - che nel momento in cui, come sistema di rappresentanza di filiera, ci accorgiamo che i contratti applicati, solo lato concessionari di gioco, sono tre (metalmeccanico, commercio, turismo), allora capiamo che qualcosa non funziona".

"Fortunatamente, Confindustria ha rilanciato il tema della rappresentanza e della rappresentatività dal lato contratti, e allora noi pensiamo che questa sia l'occasione per affrontare questo tema e dotare, nell'ambito della riforma del settore, il comparto di contratti nazionali e anche approcciare ai contratti di secondo livello che potrebbero neutralizzare tante tematiche che sono nell'agenda della riforma, come ad esempio l'articolazione degli orari di apertura e chiusura dei locali".  

E Zapponini, in conclusione, lancia un appello a istituzioni e forze politiche. "Qualunque sia -rimarca- la compagine governativa, comunque siano formate le commissioni parlamentari competenti sull'argomento, io invito ad approfondire con maggiore attenzione il tema. E' il momento giusto per dimostrare di potere rilanciare questo settore anziché farlo inutilmente implodere"

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a cura di LABITALIA/ADNKRONOS