Il futuro della Grecia: la guida per capirne di più
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Economia

Il futuro della Grecia: la guida per capirne di più

Cosa vuole Atene, il problema del rifinanziamento, chi è contrario alla proposta, chi è favorevole, chi sta mediando e chi resta in attesa

La lunga partita sul destino di Atene

Gli Indipendenti Greci sono un partito di centro destra che si batte contro le politiche di austerityLOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images

Uno dei giorni più lunghi dell’eurozona è cominciato con una speranza, quella di un accordo fra Eurozona e Grecia. Sebbene le parti siano ancora divise su diversi punti, c’è un cauto ottimismo che le trattative fra Atene e Bruxelles possano portare a un esito positivo. Non durante l’Eurogruppo convocato dal presidente dei ministri finanziari dell’area euro Jeroen Dijsselbloem. Ma per un’intesa al più tardi fra lunedì e martedì. Intanto, abbiamo messo in ordine le posizioni in campo, fra chi è a favore di un accordo con la Grecia, chi è contrario e chi, per ora, attende.

La posizione di Atene

Yanis Varoufakis, ministro delle finanze grecoOlycom

Il primo ministro Alexis Tsipras e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis continuano a domandare ai partner europei un’estensione di sei mesi del programma di sostegno finanziario, ma non del piano di consolidamento fiscale esistente. In pratica, vogliono avere il tempo necessario per negoziare un nuovo bailout, con partenza a fine agosto. Del resto, il tempo stringe. Il 28 febbraio scade infatti l’estensione di due mesi all’attuale programma, negoziata dal predecessore di Tsipras, Antonis Samaras. La Grecia vuole avere più spazio fiscale e vuole introdurre misure ad hoc per il ritorno della crescita economica nel Paese, tagliando i ponti con le proposte portate avanti dalla troika composta da Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue. Non solo. Atene ha anche ribadito che non vuole più il monitoraggio diretto della troika, considerata un organismo informale, mentre gradirebbe interloquire solo con ognuna delle istituzioni creditrici. È questa, infatti, la promessa elettorale che ha permesso a Tsipras di affermarsi in modo così netto alle ultime elezioni del 25 gennaio scorso. 

I contrari alla proposta greca

Wolfgang SchaeubleIl ministro delle Finanze tedesco Wolfgang SchaeubleEPA /Kay Nietfeld

Chi si oppone con maggiore veemenza a quanto richiesto da Tsipras e Varoufakis è la Germania. O meglio, il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble, che ha chiesto alla Grecia di prendere un impegno deciso al rispetto delle promesse, su riforme strutturali e raggiungimento di un avanzo primario di 4,5 punti percentuali, contenute nel programma di salvataggio varato nel 2012. Nessuno sconto, nessuna concessione se non in cambio dell’adozione di quanto garantito oltre due anni fa. E sebbene la posizione del cancelliere tedesco Angela Merkel sia più favorevole al dialogo, quella di Schäuble è fissa. Così come quella di Olanda, Austria e Finlandia, che chiedono alla Grecia le stesse cose. Un piccolo segnale positivo è arrivato dopo l’Euro working group, il gruppo di lavoro preparatorio per l’Eurogruppo. Un funzionario europeo ha reso noto che la posizione dei contrari alla proposta di Atene si è “ammorbidita”, nonostante le divisioni siano ancora molte. 

I favorevoli alla proposta greca

moscoviciIl commissario europeo agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici.ANSA/EPA/ALEXANDROS VLACHOS

La più grande sponda trovata da Atene è l’asse Parigi-Bruxelles, lato Commissione europea. Poche ore prima dell’Eurogruppo, poi risultato fallimentare, di lunedì scorso il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici, di comune accordo con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, ha presentato a Varoufakis una bozza di documento in cui si cercava di trovare un punto d’incontro fra le domande elleniche e quelle europee. In essa c’era specificato che la Grecia avrebbe avuto anche più tempo a disposizione per completare il processo di consolidamento fiscale richiesto dall’Ue. E Varoufakis si era detto pronto a siglarla. Poi, il presidente dell’Eurogruppo ha deciso di non usare in alcun modo gli spunti di Moscovici e Juncker, presentando al vertice, come prassi, il documento redatto dal suo segretariato, considerato “oltraggioso” dalla Grecia. Colpa della mancata citazione dell’attuale stato economico del Paese, esplicitamente richiesto da Atene, che lo considera di “crisi umanitaria”. Ma oltre a Francia e Commissione Ue, c’è anche l’Italia. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è detto sereno: “Non sono preoccupato. Sono convinto che alla fine troveremo un terreno comune”. 

I mediatori

Christine Lagarde, Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale

AP Photo/Alexander F. Yuan

Nel ruolo di mediatori troviamo i funzionari del Fondo monetario internazionale. L’istituzione guidata da Christine Lagarde ha invitato sia i ministri finanziari dell’area euro sia le controparti governative elleniche alla calma. “Con noi non ci sono problemi”, ha detto ieri il portavoce Gerry Rice. Del resto, il programma di aiuti del Fondo termina solo nel 2016. Quindi, per ora, non ci sono divergenze fra Pennsylvania Avenue e Atene. Questo però non è detto che non possano esserci nel prossimo futuro. Tutto dipenderà dall’esito delle negoziazioni attuali.

Ma fra chi sta cercando di mediare troviamo anche gli Stati Uniti d’America. Il segretario del Tesoro Jack Lew è in costante collegamento con con Tsipras, Varoufakis e le autorità dell’area euro. “Invito tutti a trovare una soluzione responsabile al più presto, per evitare conseguenze spiacevoli per la Grecia”, ha detto Lew due giorni fa. Le preoccupazioni di Fmi e Usa non sono campate per aria. Il rischio, oltre alla perdita di credibilità dell’area euro, è che si arrivi al punto di rottura definitivo, che potrebbe portare la Grecia fuori dall’eurozona. È infatti questo uno dei tre scenari previsti da Goldman Sachs in un report diffuso questa mattina che vede, in ordine di probabilità decrescente, un compromesso, l’entrata della Grecia in una zona d’ombra finanziaria dopo il 28 febbraio e l’uscita del Paese dall’unione monetaria. 

Chi non si schiera

Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.Epa/Abne Dedert

Chi non si può schierare, invece, è la Bce. Merito della sua indipendenza, fissata dallo statuto dell’istituzione condotta da Mario Draghi. Tuttavia, la Bce è l’agente più importante per la stabilità finanziaria della Grecia. Tramite l’Emergenza liquidity assistance (Ela), la stampella di liquidità emergenziale dell’Eurotower, la banca centrale ellenica sta tenendo in vita le banche del Paese, mentre esse continuano a osservare un massiccio ritiro dei depositi da parte dei correntisti. Come ha ricordato J.P. Morgan, il rischio maggiore è che l’incertezza politica si traduca in un assalto ai bancomat per ritirare i soldi dagli istituti di credito ellenici. Un funzionario governativo greco ha detto oggi a Reuters che negli ultimi due giorni è volatilizzato circa un miliardo di euro. A oggi il supporto della Bce, tramite l’Ela, è di 68,3 miliardi di euro. Cifra che dovrà essere ridiscussa fra due settimane, dato che l’approvazione di questo strumento è sottoposta a una verifica bisettimanale. Una spada di Damocle su Atene, che potrebbe rivelarsi fatale se non si trovasse un accordo al più presto. 

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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