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Economia

Fca: perché è scoppiata la pace tra Marchionne e sindacato Usa

Alla base dell’accordo che ha scongiurato l’annunciato sciopero ci sono reciproche convenienze

Da una parte c’è Sergio Marchionne, che punta decisamente alla fusione con General Motors e per questo avrà bisogno anche del supporto dei sindacati; dall’altra c’è la Uaw, il sindacato americano che rischia di scomparire e che per continuare ad esistere deve riuscire comunque a collaborare con le imprese in cui è attivo. È questo lo scenario in cui è maturato l’accordo tra Fca Us e Uaw che ha scongiurato uno sciopero annunciato ormai da qualche giorno e i cui preparativi già fervevano. Nella notte invece è arrivato l’annuncio dell’intesa raggiunta, i cui dettagli però verranno chiariti domani.

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Intanto però, si può ragionare sul fatto che, le già citate reciproche convenienze, abbiamo fatto effettivamente da catalizzatore all’accordo, come chiarisce l’economista della Bocconi Giuseppe Berta. “Sergio Marchionne, fin dall’inizio della sua avventura americana, ha sempre cercato di avere buoni rapporti con i sindacati, evitando accuratamente di andare allo scontro”. Ora però quello scontro si stava pericolosamente avvicinando, e probabilmente il numero di Fca ha deciso di fare il possibile per raggiungere un compromesso. “Tra l’altro – continua Berta – proprio in un momento in cui il supporto del sindacato potrebbe risultare decisivo per le sorti della fusione con Gm a cui ormai da tempo sta pensando lo stesso Marchionne. Secondo alcune indiscrezioni che circolano infatti negli Stati Uniti, per l’inizio del 2016 l’ad di Fca dovrebbe lanciare una vera e propria campagna per l’acquisizione di Gm e per far nascere un colosso dell’auto che diventerebbe il numero uno al mondo”.

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Dunque, si vede chiaramente come da parte di Marchionne, pur nelle durezze della trattativa, ci fosse tutto l’interesse a non arrivare certamente ad una rottura. Un interesse che però, è bene sottolinearlo, è anche quello del sindacato americano. “La Uaw – spiega infatti Berta – è ormai da tempo sotto assedio. Negli Anni ’80 era infatti una potenza che poteva contare su almeno 1,5 milioni di iscritti, che oggi si sono ridotti a circa 300mila. Tra l’altro può contare su una presenza attiva solo negli Stati dell’Ohio, del Michigan e dell’Indiana, ovvero negli stabilimenti di Fca, Gm e Ford. Nel resto del Paese è praticamente assente. Da qui la necessità – prosegue Berta – di mantenere viva la propria presenza attraverso una più stretta collaborazione con le imprese, una circostanza che è diventata ancora più impellente con la crisi che ha colpito negli anni scorsi l’intero settore dell’auto”.

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Una collaborazione che ha portato il sindacato ad entrare addirittura in alcuni consigli di amministrazione, e ad avere comunque grande voce in capitolo in alcune scelte aziendali. Proprio quella voce che Marchionne spera si alzerà in suo favore quando scatterà la campagna per la conquista di Gm. Un’alleanza non dichiarata, salvaguardata in queste ore da un accordo sindacale che solo domani, con l’annuncio dei dettagli, potremo sapere quanto è costata in termini di compromesso alle due parti in causa, ma che di per sé rappresenta comunque già una vittoria tanto per Marchionne che per l’Uaw.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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