Grecia: senza Bruxelles, Tsipras busserà alla Russia
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Economia

Grecia: senza Bruxelles, Tsipras busserà alla Russia

Tensione alta per l'Eurogruppo. L'accordo sembra difficile. E intanto Atene pensa a chiedere aiuto a Putin

La vigilia dell’Eurogruppo straordinario sul destino della Grecia non poteva essere più convulsa. Prima il primo ministro ellenico Alexis Tsipras ha ribadito che la sua intenzione è quella di rinegoziare il programma di salvataggio esistente e ottenere un prestito ponte fino a giugno, per poi far entrare in vigore il nuovo piano di sostegno, senza la vigilanza della troika composta da Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue. Poi, è arrivata la risposta del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, che ha ricordato che all’Eurogruppo di domani non ci sarà “alcun accordo su Atene”. Intanto, però, dalla Grecia arrivano le voci di un piano B nel caso i negoziati con l’Ue non vadano a buon fine. 

Nessuna concessione, il programma di sostegno esiste e così è

Il no di Berlino...

“Nessuna concessione. C’è un piano e quello è”. Dal G20 di Istanbul, il titolare del Tesoro tedesco Schäuble chiude le porte a ogni possibile apertura nei confronti della Grecia. Il vertice straordinario dei ministri finanziari dell’area euro, previsto l'11 febbraio alle 17:30 a Bruxelles non porterà ad alcuna nuova agevolazione per Atene. E dire che, come aveva riportato Bloomberg, ci sarebbe stato spazio per una dialettica costruttiva e meno carica di tensione fra Ue e Grecia. “Niente di vero, alcune indiscrezioni parlavano di un accordo sull’estensione di sei mesi del programma di bailout in corso, ma non è vero”, ha ribadito Schäuble. Nessun privilegio, quindi, né a Tsipras né al ministro ellenico delle Finanze Yanis Varoufakis, che però continuano a ribadire la loro posizione. Vale a dire, rinegoziazione del memorandum of understanding, prestito ponte fino a giugno (di circa 8 miliardi di euro), nuovo accordo per il sostentamento dell’economia greca. Un piano che però non è accettato da alcuno dei policymaker europei.

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... e quello di Bruxelles 

Dalla Commissione Ue non nascondono più la frustrazione che sta montando. Proprio come avevamo raccontato nelle ultime settimane, anche Market News International, l’agenzia di stampa di Deutsche Börse, ha raccolto gli umori di un alto funzionario di Palazzo Berlaymont. “La situazione è folle”, dice, aggiungendo che la Commissione Ue “è infuriata per via delle voci riportate dalla Grecia secondo le quali il Tesoro Usa e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker siano a favore del piano di Syriza per alleviare il debito greco”. Niente di questo è vero. Anzi non c’è alcun piano oltre a quello esistente. Nessun piano B. Solo quello sottoscritto dal governo ellenico precedente a Tsipras per il salvataggio della Grecia, la cui estensione di due mesi rispetto alla naturale scadenza termina il 28 febbraio. “I greci si stanno scavando la fossa da soli”, ha tuonato il funzionario europeo parlando con i reporter di Mni Matthew Saltmarsh e Simon Marks.

In realtà, la vicenda sta assumendo dei toni poco rosei. Come ci spiega un funzionario della DG ECFIN dietro anonimato “i dialoghi con Tsipras e Varoufakis sono quasi paradossali. Sembra che ci prendano in giro, dato che si mostrano accomodanti con noi, in privato, ma quando parlano di fronte alla loro stampa o ai loro cittadini dicono l’esatto contrario, alimentando l’incertezza”. Quello che è certo, tastando gli umori dei policymaker europei, è che la loro pazienza sia arrivata a un limite. Nessuno parla apertamente di far uscire la Grecia dall’eurozona, ma poco ci manca. “Non vogliono il nostro aiuto? Vogliono andare avanti così? Noi non possiamo obbligare nessuno. Vogliono un prestito ponte, ma non vogliono adottare quanto promesso. Come si può ragionare con dei soggetti così schizofrenici?”, si sfoga il funzionario europeo. Il peggio potrebbe ancora arrivare, tuttavia. 

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Il Piano B? La Russia

Dalla Grecia sono infatti arrivate le parole del ministro della Difesa, Panos Kammenos, che ha rivelato quale sia il piano B di Atene nel caso non si riesca a raggiungere un accordo entro il 16 febbraio, data ultima fissata dal capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Il leader di ANEL, la formazione politica di estrema destra alleata di governo di Syriza, ha spiegato che se non arriveranno i soldi dall’Ue, “allora ci sono altre possibilità, come gli Stati Uniti d’America, la Russia, o la Cina”. Resta chiaro, ha detto Kammenos, che “l’obiettivo primario del governo greco è quello di arrivare a un accordo con i partner europei, ma alle condizioni che chiediamo dopo aver sopportato per anni la sofferenza imposta dall’austerity”. Ma nel caso così non fosse, allora si aprirebbero le porte a negoziazioni con altri Stati. Del resto, proprio domani, durante l’Eurogruppo, il ministro ellenico degli Esteri Nikos Kotzias sarà a Mosca per discutere con Vladimir Putin di “affari internazionali”, come ha reso noto il Cremlino. E Kammenos non è nemmeno spaventato da un’eventuale uscita dall’eurozona: “No, non ho paura di quello. Né dovrebbero averla i greci. Noi vogliamo restare nell’area euro, ma non in un’area euro dominata dalla Germania”. Di fronte a questo, l’impressione è che lo spazio negoziale per arrivare a una soluzione sostenibile sia sempre di meno.

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