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Economia

Reddito di cittadinanza: l’esperimento della Finlandia

2000 disoccupati riceverenno per due anni 560 euro al mese. Ecco cosa ci si aspetta di ottenere

Di reddito di cittadinanza non si parla solo in Italia. Tanti paesi, anche fuori dall'Europa, sembrano essere arrivati alla conclusione secondo cui l'unico strumento efficace per eliminare le disuguaglianze sia l'istituzione di un reddito di base universale. Del resto, paga oraria minima, incentivi e detrazioni fiscali e sussidi di ogni tipo non sono riusciti a creare ne' sicurezza ne' redditi reali più alti, ed equi.

In questo dibattito, la Finlandia è stata in grado di andare oltre, promuovendo la sperimentazione di questo tanto chiacchierato reddito universale.

Reddito di cittadinanza: che cosa è

Il reddito di cittadinanza è, per definizione, un reddito che viene distribuito mensilmente dallo stato ai suoi cittadini residenti o legalmente residenti (il che vuol dire che non può essere garantito agli immigrati, o per lo meno non in automatico al loro ingresso nel paese).

Da sempre etichettato come economicamente insostenibile, il dibattito sul reddito universale è tornato in auge non solo in Finlandia, dove un progetto pilota per valutarne meriti e impatto è partito il 1 gennaio scorso, ma anche in Canada, California, Francia e Spagna, dove da mesi si discutono i dettagli di esperimenti simili a quello voluto da Helsinki.

L'esperimento finlandese

Nonostante i numerosi limiti dei progetti pilota visto che, per definizione, non possono essere considerati ne' rappresentativi ne' un test adeguato e affidabile sull'impatto della politica in questione, la decisione della Finlandia di sperimentare dal 1 gennaio di quest'anno la validità del reddito di cittadinanza ha suscitato molte aspettative, ma anche qualche polemica.

Cosa sta succedendo in Finlandia

Dal 1 gennaio 2017,2000 disoccupati di età compresa tra i 25 e i 58 anni sono stati selezionati (in maniera casuale) per ricevere per i prossimi 24 mesi un reddito mensile di 560 euro non soggetto ad alcuna ritenuta fiscale.

I 2000 "fortunati" potranno continuare a beneficiare del loro nuovo reddito anche qualora dovessero iniziare a percepire un altro stipendio, e nessuno di loro verrà mai costretto a cercare lavoro.

Le ragioni di questa scelta

Apparentemente criticabile, la scelta di non ridurre il reddito di cittadinanza qualora chi lo percepisse dovesse trovare un lavoro è stata fatta per non disincentivare le persone ad accettare un'offerta di impiego il cui compenso è più basso dello stipendio ricevuto dallo Stato.

Considerando poi che una grossa fetta delle posizioni lavorative di oggi è gestita tramite contratti "precari", ciò che i finlandesi stanno cercando di capire è se, grazie al reddito universale, sia possibile aumentare il tasso di occupazione e semplificare l'attuale sistema di sicurezza sociale.

I vantaggi del reddito universale

La ragione di tanto ottimismo è semplice: il un contesto familiare più sicuro e dove i genitori, di conseguenza possono permettersi di trascorrere più tempo con i figli, la propensione a commettere crimini, ad abbandonare gli studi, ad abusare di droghe e alcolici e a soffrire di disturbi mentali si dovrebbe abbassare drasticamente. Ancora, un ambiente più sereno ed equo dovrebbe aumentare anche la produttività sul lavoro di chi ne beneficia. Questo, certo in un contesto ideale. Ma è anche vero che, senza poter disporre di valide alternative, forse, può valere la pena provare.



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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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