Quantitative easing: dopo Draghi o la va o la spacca
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Economia

Quantitative easing: dopo Draghi o la va o la spacca

L'acquisto di titoli da parte della Bce è una vittoria di "Super Mario". Ma per l'Italia è l'ultima chiamata per tornare a crescere

Mario Draghi si conferma un banchiere centrale con capacità superiori alla media. La conferenza stampa di oggi, durante la quale ha annunciato il programma di Quantitative Easing, cioè l’acquisto di titoli pubblici (ma anche privati) per riportare l’inflazione europea vicino al 2%, è la mossa, l'ultima a disposizione di SuperMario, per salvare l’Europa dalla recessione. 

Cos'è il Qe, il quantitative easing della Bce


Alcune cose si possono notare. La prima è che la quantità di soldi messi in campo è pari al doppio di quanto volevano le indiscrezioni: oltre 1000 miliardi di euro che verranno paracadutati sulle banche europee da marzo 2015 a settembre del 2016. Il comunicato della Bce lascia intendere, in modo ambiguo, ma qui sta la furbizia del personaggio Draghi, che se l’obiettivo di un’inflazione al 2% verrà raggiunto prima del settembre 2016 l’operazione di acquisto di titoli si bloccherà prima, e lascia anche, sempre ambiguamente, intendere che l’operazione continuerà fino a quando l’obiettivo del 2% non verrà raggiunto.

Draghi, in pratica, si conferma come una persona affidabile, che è la prima caratteristica che deve avere un banchiere centrale, visto che questa operazione di acquisto di titoli pubblici segue il famosissimo “whatever it takes” (“farò qualsiasi cosa”) che disse quando a rischio era la stessa sopravvivenza dell’euro.

Un secondo aspetto che a caldo si può notare è la suddivisione del rischio. Se i titoli che la Bce compra dovessero subìre perdite, chi se le accolla? Indiscrezioni della vigilia dicevano che le eventuali perdite sarebbero state suddivise a metà tra Bce e Banche Centrali dei vari Paesi europei. Draghi ha invece rivelato che solo il 20% del rischio-perdite sarà in capo alla Bce mentre l’80% sarà in campo alle Banche centrali. Una sconfitta? Può darsi, ma resta il sospetto che le voci circolate fino a ieri su una suddivisione 50-50 del rischio fossero state messe in circolazione apposta per far sembrare il 20% una sconfitta di Draghi e una vittoria della Merkel. Invece è esattamente il contrario. Basta vedere come si stanno agitando a Berlino. 

E adesso? Adesso siamo al "o la va o la spacca" perché è chiaro che questo è l'ultimo treno che l'Europa fa passare sotto al naso dell'Italia. Se riusciamo a salirci sopra per provare ad uscire dalla recessione, sarà un bene per tutti, ma se anche l'operazione annunciata oggi da Draghi dovesse risultare inefficace, è chiaro che per il nostro Paese si avvia a un declino che, a qual punto, sarebbe davvero difficilmente arrestabile.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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