La rivincita dell'euro non passa per Francoforte. La soluzione è altrove
Economia

La rivincita dell'euro non passa per Francoforte. La soluzione è altrove

La crisi è sfuggita di mano ai capi di Stato e ciò proietta ombre sulla tenuta della moneta. Ricette anti-crisi esistono: corrono su binari definiti, dice Donatella Principe di Schroders. Guai a chi sgarra

Il momento della rivincita per l’euro non è ancora arrivato. Eppure c’è chi ci ha provato. Sullo scacchiere della crisi sovrana hanno stabilito una mini road map il premier Mario Monti e il presidente francese, Francois Hollande. Nel loro ultimo incontro hanno messo a fuoco tre tappe per uscire dalle sabbie mobili. Punto primo applicare le decisioni dell’Eurogruppo di giugno, secondo disinnescare la mina Grecia con nuovi aiuti e quella Spagna concedendole fondi a condizioni leggere, terzo e ultimo definire una nuova governance entro dicembre.

Eppure come spiegano alcuni analisti al di là delle buone intenzioni la reazione dei mercati si riassume in una parola: consapevolezza che la crisi è ormai sfuggita di mano ai politici avendo già contagiato la capacità di crescita anche dei Paesi core come Francia e Germania. Per Donatella Principe, head investment advisory di Schroders Italia, esistono ricette anti crisi. Corrono sui binari ben definiti. Attenti a chi sgarra.

Tutti aspettano Mario Draghi . Da quando a inizio agosto ha pronunciato quelle tre parole, whatever it takes, ossia pronti a tutto, i mercati di mezzo mondo non fanno che guardare a Francoforte. La soluzione della crisi però è altrove: la palla nella metà campo della politica. Il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso lo ha ribadito: ha scritto che esiste in Unione europea una sufficiente volontà politica per salvare l'euro in un lungo editoriale pubblicato sul quotidiano tedesco Handelsblatt.

Di certo Monti e Hollande 24 ore fa ci hanno messo del loro, fissando tre nuove tappe per salvare l’euro, anche se i segnali che arrivano dal Nord Europa sono tutt’altro che rassicuranti. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha escluso ulteriori sostegni ad Atene. Il premier finlandese, Jyrki Katainen, falco del rigore e contrario all'interventismo della Bce, ha evitato qualsiasi commento diretto sui possibili piani d'acquisto di titoli di Stato dell'Eurotower.

Non servono giri di parole per concordare con Donatella Principe, head investment advisory di Schroders Italia quando dice che l'incontro Monti-Hollande è l'ennesimo non-evento in attesa dei tre veri fattori di svolta della crisi dell'euro, ossia una decisione di politica monetaria della Bce, il verdetto della Corte Suprema tedesca sul fondo salva-stati ESM e giudizio della Troika sulla Grecia. “Due punti sono chiari nella confusione di notizie e smentite di questa estate, che solo se la Troika riconoscerà effettivi progressi della Grecia nell'azione di risanamento potrà continuare ad aiutarla”.

Scordiamoci la parola regali in questa storia. Come segnala l’esperta, “da qui al 2013 Atene sarà costretta a lasciare l'euro”. “Numero due l'intervento dell’Eurotower sul mercato secondario avverrà solo dopo che un paese avrà ufficialmente chiesto aiuto all'Unione europea e firmato un Memorandum of Understanding, attivando così gli acquisti del fondo salva-stati sul primario”.

Quindi “se la Spagna vorrà essere aiutata dalla Bce, dovrà prima piegarsi alle condizioni di risanamento della Troika". E non saranno morbide per non mettere a rischio la credibilità dell'intero processo. Soluzioni percorribili a suo avviso ci sono, ma si fondano su altre basi: “che la Spagna aspetti l'attivazione dell'Esm, il fondo Salva Stati permanente il cui supporto si otterrebbe con decisione del consiglio e non dopo un passaggio parlamentare in ogni Stato membro come con l'attuale EFSF; secondo che possa venire finalmente risolto il problema della seniority del debito, non facendo più distinzioni tra i diversi creditori contribuendo ad allentare la tensione sui mercati e invogliando agli acquisti anche gli investitori privati”.

Non tutto in fin dei conti quindi è ancora perduto, ma la strada da percorrere è irta da ostacoli. Domani la prima tappa è a Francoforte. Servirà a prendere tempo. Poi scatterà il turno della politica. Si salvi chi può.

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Micaela Osella