Elezioni europee: i pronostici dei mercati
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Elezioni europee: i pronostici dei mercati

Le piazze finanziarie hanno già prezzato un esito antieuropeista. I pericoli di uno stallo non sono pochi e l'Italia è il paese che suscita le maggiori preoccupazioni

Il populismo fa paura, ma non troppo. I mercati finanziari hanno già prezzato un possibile esito critico verso l'Europa. L'euroscetticismo non è un fenomeno da sottovalutare e lo si sa bene nelle sale trading di Londra, Milano, Parigi e Francoforte. Ciò che uscirà dalle urne il prossimo 26 maggio sarà la realtà con la quale gli operatori dovranno confrontarsi. Ma non solo. Il verdetto sancirà in che modo sarà costruita l'euro area del futuro. I pericoli di uno stallo non sono pochi.

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“Qualunque sia il risultato finale, è sicuro che la spinta critica sarà elevata”. È questo ciò che ritiene la banca statunitense Goldman Sachs nel suo ultimo report prima delle elezioni europee. Il vento di scetticismo - da Alexis Tsipras a Beppe Grillo passando per Marine Le Pen - ha preso sempre più forza nelle ultime settimane di campagna elettorale e nemmeno i dibattiti pubblici hanno fatto guadagnare voti a Martin Schulz, frontman del Partito Socialista Europeo (PSE), e Jean-Claude Juncker, contraltare del tedesco in forza al Partito Popolare Europeo (PPE). Chi continua a guadagnare consensi sono le formazioni controcorrente, più o meno radicali, più o meno a favore di una disgregazione controllata dell'attuale assetto dell'eurozona.

Nel caso dell'Italia e della Francia, è quasi scontato un significativo risultato delle forze anti-euro ed euroscettiche. Secondo l'analisi di Citi, il Movimento 5 Stelle (M5S) e il Front National (FN) possono essere “la vera sorpresa di queste elezioni”. Nessuno si sbilancia sulle percentuali, ma quello che è certo è che il responso delle urne costringerà l'attuale classe dirigente a livello europeo a un esame di coscienza sulla gestione della crisi. “C'è un diffuso clima di scoramento nell'Europa meridionale, in gran parte dovuto a una errata spiegazione delle cause della crisi e delle soluzioni adottate”, ha notato la banca d'investimento Rothschild. Secondo loro, “la colpa è da ricercare nelle istituzioni europee, incapaci di spiegare ai cittadini come si è giunti a questo punto e perché”. Un'accusa dura, ma con molti fondamenti di verità. Ed è proprio per questo che, anche secondo Rothschild, è lecito attendersi una vittoria di fatto dell'euroscetticismo. Sarà questa la base, per il prossimo Parlamento UE e per la prossima Commissione Europea, da cui partire. Senza una dialettica fra moderati e radicali, lo stallo nella rinascita della zona euro sarà realtà. “Una frenata nel processo decisionale sarebbe un segnale assai negativo per gli investitori stranieri, i quali si attendono che la riforma dell'area euro continui all'attuale ritmo”, conclude Rothschild.

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Volgendo lo sguardo ai singoli Paesi, i rischi politici maggiori, secondo la maggior parte delle banche d'investimento, sono in Italia. Non tanto per una eventuale buona performance del M5S, quanto per gli effetti secondari che potrebbe avere sulla maggioranza di governo. “La solidità complessiva dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi non sembra essere in discussione, ma l'adozione delle riforme potrebbe essere rallentata dagli strascichi post elettorali”, ritiene il Crédit Agricole. E nel caso il M5S emergesse come primo partito del Paese, “le aspettative sono per un rimpasto di governo”. La stessa previsione arriva anche da HSBC, che sottolinea che quest'ultima opzione potrebbe rallentare il consolidamento del debito pubblico italiano, frenare ulteriormente la ripresa economica e, almeno in teoria, portare a una nuova manovra correttiva. Ecco spiegato perché oggi il rendimento del BTP decennale ha toccato il massimo da due mesi, sopra quota 3,20 per cento. Come per l'Italia, il nervosismo sul mercato obbligazionario ha riguardato anche Spagna e Portogallo.
Gli operatori finanziari si sono già posizionati. Da un punto di vista concreto, a parte l'attuale volatilità, cambierà poco. Il vero fattore che conta è l'atteggiamento della BCE di fronte al rischio deflazione.

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Considerando che tutte le indiscrezioni parlano di un intervento, netto e deciso, nella prossima riunione del Consiglio direttivo dell'Eurotower, gli investitori istituzionali sono più tranquilli rispetto al mese scorso, quando l'inazione della BCE stava creando una spirale di sfiducia e rassegnazione. Più che dalle elezioni europee, i mercati potrebbero essere sorpresi da una BCE incapace di agire secondo le attese, che vedono un taglio al tasso d'interesse principale e a quello sui depositi, che diventerebbe negativo per la prima volta dalla nascita della moneta unica. Ancora una volta, il futuro dell'euro area passa più da Francoforte che da Bruxelles.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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