Crisi greca, i 5 motivi per cui ha ragione Tsipras
Epa/Simela Pantzartzi
Economia

Crisi greca, i 5 motivi per cui ha ragione Tsipras

Oggi l'Eurogruppo deve decidere su un prestito di 7,2 miliardi alla Grecia per evitare il default. Il punto di vista del governo di Atene

I punti di scontro: le cause

Oggi l’Eurogruppo dovrà decidere se concedere ad Atene un prestito di 7,2 miliardi di euro indispensabili per salvare il Paese da un fallimento che, a meno di salvataggi dell’ultimo momento, appare inevitabile. Se si vuole andare al cuore delle divergenze tra i creditori e il governo di estrema sinistra Alexis Tsipras bisogna capire quali sono i veri punti di scontro tenendo presente due premesse. La prima è l’interpretazione delle cause per le quali la cura della ex-Troika non ha (ancora) funzionato.

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Secondo i creditori la cura era giusta, ma il “paziente” (cioè la Grecia) non ha seguito le indicazioni del “dottore” (prima la Troika, oggi “le Istituzioni”). Invece, secondo il “paziente” la cura è sbagliata e, se insistesse nel seguire la posologia indicata dal “dottore”, la situazione peggiorerebbe. D’altra parte, e non senza ragione, non si può paragonare la struttura economica greca con quella del Portogallo o dell’Irlanda, Paesi che hanno invece seguito la cura a base di austerity imposta dai creditori, anche solo per il fatto che in Grecia non esiste un vero e proprio settore economico privato in grado di sostenere il taglio dei trasferimenti pubblici.

I punti scontro/2: Il ruolo della Russia

La seconda premessa riguarda il ruolo della Russia. Il presidente Putin ha spiegato di non avere intenzione, in caso di fallimento delle trattative con i creditori, di finanziare direttamente le casse greche (come invece sembrava disposto a fare nei mesi scorsi). Però il colosso energetico Gazprom ha rinnovato la sua proposta di estendere il gasdotto chiamato Turkish Stream fino alla Grecia per portare in Europa il gas russo attraverso la Grecia piuttosto che attraverso la Bulgaria pagando lo Stato per il diritto di attraversamento e, ovviamente, le imprese greche coinvolte nel progetto. Ecco le cinque recriminazioni che il governo Tsipras fa all’Eurogruppo e che rischiano di far saltare la trattativa per il nuovo prestito.

Previsioni sbagliate

Tutte le previsioni di crescita dell’economia greca erano sbagliate. L’ultimo esempio riguarda le previsioni della Commissione europea che tre mesi fa pronosticava per la Grecia una crescita del Pil nel 2015 del 2,5% mentre pochi giorni fa la stessa Commissione ha abbassato la previsione allo 0,5%. D’altra parte nel 2013 lo stesso Fmi ha ammesso che le previsioni che lei stessa aveva formulato riguardo alla crescita dell’economia greca per i prossimi anni erano del tutto “irrealistiche”.

Abbiamo tagliato più di tutti

La Grecia è il Paese che, tra quelli sotto la cura della Troika, ha tagliato maggiormente la propria spesa pubblica: meno 26,4% tra il 2008 e il 2014 rispetto, ad esempio, a un meno 2,1% del Portogallo e a un meno 5,3% dell’Irlanda. 

Niente riforme durante la crisi

E’ irrealistico pensare di varare riforme strutturali in un momento di depressione economica. Se si chiede di tagliare le pensioni, licenziare di pendenti pubblici, ridurre il grado di protezione del lavoro, questo lo si può fare in un momento in cui l’economia cresce, non certo in un momento in cui il Pil è in caduta libera. 

I dati erano sbagliati

Alcune misure di austerity sono state imposte alla Grecia sulla base di assunti che si sono poi rivelati sbagliati. Un esempio è quello che settore pubblico: i dipendenti statali non erano molto più numerosi in rapporto alla popolazione, rispetto ad altri paesi europei. Il problema era l’inefficienza.

"Richieste vergognose"

Alcune delle richieste dei creditori sono “semplicemente vergognose”, secondo quanto detto dal ministro delle Finanze Yanous Varufakis. Ad esempio quella di non pagare stipendi e pensioni pubbliche fino a quando l’economia greca non ricominci a crescere. 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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