Cosa devono fare gli Stati per aiutare la Bce
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Economia

Cosa devono fare gli Stati per aiutare la Bce

La Banca centrale europea lascia invariati i tassi e spiega i dettagli degli acquisti di titoli cartolarizzati. Ma chiede le riforme strutturali promesse

Ancora una volta, Mario Draghi ha bacchettato i governi dell’area euro. “Si sta perdendo il momento per le riforme”, ha detto il presidente della Banca centrale europea (Bce) da Napoli, dove è avvenuta la consueta riunione mensile dell’Eurotower. Tassi invariati e nuovi dettagli per l’acquisto di covered bond, Asset-backed security (Abs) e Residential mortgage-backed security (Rmbs), questi ultimi titoli cartolarizzati. C’è bisogno di crescita nell’eurozona. E le sole azioni della Bce non possono essere l’unica arma per uscire dalle sabbie mobili. 

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Quali titoli comprerà

La Bce comprerà titoli cartolarizzati, compresi quelli con un coefficiente di rischio considerato elevato, ovvero con rating inferiore a BBB-. E lo farà per circa due anni. Tanto dovrebbe bastare per ripristinare un livello accettabile di crescita all’interno dell’area euro. Nel caso non bastasse, l’istituzione monetaria guidata da Draghi è pronta a fare tutto il necessario. Vale a dire che la porta resta aperta a un Quantitative easing (Qe) su larga scala, che preveda l’acquisto di titoli di Stato. “Ma l’importante è che i governi non perdano tempo e continuino nel processo di riforme che hanno iniziato”, ha detto Draghi. Senza riforme, ed è la quinta volta consecutiva che il numero uno della Bce lo ripete durante le riunioni mensili della Bce, non è possibile pensare a una eurozona capace di essere sostenibile nel lungo periodo. Non solo sotto il profilo dei conti pubblici, ma anche sotto quello della credibilità. Un messaggio, nemmeno troppo implicito, diretto a Francia e Italia.

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I due programmi funzioneranno?

L’impressione è che nemmeno questo programma servirà per permettere alla zona euro di tornare a un livello di sostenibilità. Gli acquisti, il cui ammontare non è stato definito e sarà deciso volta per volta, dovrebbero essere utili ad alimentare un mercato, quello delle cartolarizzazioni, che ha svariate potenzialità. La Bce comprerà sia sul mercato primario, ovvero direttamente dagli emittenti, sia sul secondario, ovvero da soggetti che hanno in pancia Abs e Rmbs. Ma fino a che punto? Nessuno lo sa. I dettagli dei due programmi - ABS purchase programme (ABSPP) e covered bond purchase programme (CBPP3) - sono pochi e solo una volta che saranno operativi si capirà se la Bce riuscirà nel suo intento. 

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Voto unanime 

Sembra, almeno per ora, che i dissidi interni all’Eurotower siano terminati. Draghi ha infatti ricordato che la decisione di andare avanti con il programma di acquisto di titoli cartolarizzati e di tenere le mani libere per nuovi interventi se necessario è stata unanime. Nessun problema nemmeno dalla Bundesbank di Jens Weidmann. E sono state superati i dubbi di Berlino e Parigi sull’acquisto di tranche mezzanini di Abs, che hanno un profilo di rischio più elevato delle senior. Non è ancora chiaro, tuttavia, se la Bce richiederà una garanzia statale a questi strumenti finanziari. I dettagli, ha detto Draghi, arriveranno più avanti. “Se comprasse grandi quantità di mezzanine, i mercati sarebbero fibrillanti perché l’azione sarebbe intesa come una mossa verso un allentamento quantitativo in stile Federal Reserve”, ha scritto HSBC. Più rischi, ma anche più ricompense. 

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Il target mancato

In ogni caso, non deve essere perso di vista il contesto in cui sta agendo Francoforte. La realtà è che la Bce è fuori target. Il suo mandato prevede che sia mantenuta la stabilità dei prezzi. E l’obiettivo è quello di un tasso d’inflazione del 2 per cento. Uno scopo ben lontano dall’essere toccato, dato che il prolungato periodo di bassa inflazione sta diventando più lungo del previsto. Per ovviare a questo problema, e per garantire un supporto alla domanda interna dell’eurozona, sarà attivato a metà ottobre il programma di acquisto di titoli cartolarizzati. Ma nel caso non funzionasse, verrebbe meno parte della credibilità della Bce. Uno scenario dagli sviluppi ignoti. 

Oltre i titoli cartolarizzati

Fino a che punto potrà continuare a lasciare che l’area euro vada verso la stagnazione? E fino a che punto i politici europei tentenneranno sull’adozione delle riforme strutturali che hanno promesso anni fa e che sono ancora in divenire? Il futuro della zona euro si gioca sul duopolio fra Bce e governi. La prima invoca i secondi, dicendo loro che non stanno facendo abbastanza. I secondi invocano la prima, dicendo l’inverso. In mezzo c’è un’economia che deve ricostruire se stessa a partire dai fattori di produzione. E a parte la droga della Bce, che placa il nervosismo degli investitori internazionali, di cambiamenti radicali non ve n’è nemmeno l’ombra.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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