Berlino, 25 anni dopo la caduta del muro: la situazione economica
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Economia

Berlino, 25 anni dopo la caduta del muro: la situazione economica

In termini di opportunità, crescita e sviluppo i parametri sono migliorati, ma la "vera" riunificazione resta lontana

Quanto è cambiata la Germania dell'Est a venticinque anni dalla caduta del Muro di Berlino? Alla vigilia di uno degli anniversari più importanti d’Europa, se non il più importante, è interessante fare un tuffo nel passato per raccontare i risvolti economici di una riunificazione che pochi considerano completa.  

Miracolo economico simile a quello vissuto della sorella occidentale? Circostanze favorevoli? Supporto incondizionato della più libera e avanzata Germania dell'Ovest? Probabilmente un po' di tutto, in un mix che può essere definito vincente solo dal punto di vista del miglioramento dello stile di vita orientale, non da quello della riunificazione. 

Per le due germanie sarebbe più appropriato parlare di (lenta ma progressiva) convergenza più che di riunificazione

Nel novembre del 1989, i simboli di quella porzione di territorio orientale "finalmente" tornato ad essere Germania erano due: la Trabant, l'automobile rifinita in plastica e dal motore poco più potente di quello di un trattore, e l'odore di carbone, l'unica risorsa energetica di cui il paese disponeva e che poteva quindi permettersi di usare, nelle strade. Simboli che convivevano con edifici, strade e ponti estremamente deteriorati, e che fino a quando le frontiere erano rimaste chiuse erano stati considerati il fiore all'occhiello di quel "miracolo economico" che la Germania dell'Est aveva vissuto negli anni '50 e '60.

Lo sviluppo della Germania comunista, infatti, non è cominciato al momento della caduta del Muro, quanto poco dopo la costruzione di quest'ultimo. Grazie ai fondi del Piano Marshall, che già nel 1952 avevano quasi raggiunto la soglia del miliardo e mezzo di dollari, alla presenza di soldati americani con capacità e propensione alla spesa nettamente superiori rispetto alla media locale, e con l'introduzione del marco tedesco che, nel 1948, segnò l'inizio di un ventennio caratterizzato da rapida crescita industriale e bassa inflazione

Tante aziende dell'Ovest si sono spostate ad Est perché il lavoro costa meno. Ma uffici centrali e unità di ricerca e sviluppo non sono stati trasferiti

Eppure, fu solo al momento della caduta del Muro che l'Est scoprì il significato materiale di concetti come crescita e prosperità: i 1600 miliardi di euro che arrivarono dall'Ovest vennero immediatamente messi a frutto per finanziare la costruzione di fabbriche, case, strade, negozi, e qualsiasi altro progetto utile a far decollare un paese in forte difficoltà, assorbirne la disoccupazione, e dare a tutti la possibilità di vivere in maniera "accettabile", favorendo un incremento dei salari più che proporzionale rispetto a quella di qualsiasi altra regione europea.

Un risultato straordinario dal punto di vista della Germania dell'Est. Tuttavia, se consideriamo che ancora oggi, a 25 anni dalla caduta del Muro, il Pil pro capite degli stati orientali resta, ad esempio, al di sotto di quello italiano e spagnolo, diventa evidente come da un lato il livello di depressione economica che si era consolidato negli anni del comunismo era ben più profondo e radicato di quanto fosse stato possibile immaginare dall'estero. Dall'altro che per risollevare le sorti di un intero paese, oltre ai fondi, serve tanto, tantissimo tempo

In termini di prospettive e qualità della vita la situazione ad est è migliorata, ma il progressivo spopolamento delle regioni orientali dimostra che, per tanti, le vere opportunità sono altrove

Se è vero che oggi le differenze in termini di tasso di occupazione, produttività, industrializzazione, sviluppo e opportunità tra Est e Ovest possono essere riconducibili a una scala di variabilità regionale simile a quelle che contraddistinguono, ad esempio, le varie aree di Canada, Giappone, Italia o Stati Uniti, è anche vero che per la maggior parte dei parametri lo scarto tra Est e Ovest arriva anche al 25 per cento, condannando l'Est a rimanere il fratello povero e inetto con cui non ha senso confrontarsi. 

Anche se per aggiungere l'ennesimo tocco nostalgico ai festeggiamenti di domani Berlino ha organizzato una parata di Trabant, o Trabi, come le chiamano in Germania, non saranno certo queste 32mila vetture ancora in circolazione a convincere i tedeschi che la riunificazione possa essere considerata completa. Il suo miracolo economico la Germania dell'Est lo ha vissuto, ma a prescindere da quanto sia cresciuta, le differenza con l'Ovest, statistiche a parte, è palpabile. Forse altri 25 anni sarebbero bastati per appianare queste differenze, ma la crisi economica rende flussi di aiuti continui e abbondanti insostenibili, oltre che estremamenteimpopolari. Quindi se l'Est vorrà continuare a cambiare dovrà, per la prima volta, contare soprattutto sulle sue forze. La scommessa per il prossimo anniversario, quindi, è su se abbia imparato dai 25 anni di interazione con l'Ovest appena conclusi i trucchi per farlo. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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