Bce, cosa può fare Draghi per l'Italia
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Economia

Bce, cosa può fare Draghi per l'Italia

Il presidente della Banca Centrale Europea deciderà a giugno se adottare misure straordinarie contro la deflazione. I possibili effetti sull'economia del nostro paese

Le prime mosse importanti, forse, arriveranno a giugno. Sono quelle con cui Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea (Bce), metterà in cantiere delle misure straordinarie di stimolo all'economia di Eurolandia, per scacciare lo spettro della deflazione, cioè di una discesa strutturale dei prezzi, che avrebbe effetti deleteri sul sistema produttivo. A dire il vero, l'ipotesi di una spirale deflazionistica in Europa sembra ancora molto improbabile, visto che il prodotto interno lordo del Vecchio Continente mostra segnali di ripresa (la previsione è di una crescita dell'1,2% nel 2014%) e la domanda di beni sul mercato da parte dei consumatori non è più stagnante come lo scorso anno.

L'INCUBO-DEFLAZIONE

Tuttavia, nella riunione di ieri dei vertici della Bce, Draghi ha detto che l'inflazione nell'Eurozona (che ad aprile era ai minimi storici dello 0,7%), sembra destinata a riprendersi soltanto in maniera lentissima e oggi si trova a un livello molto più basso rispetto agli obiettivi fissati dalla Banca Centrale (il 2%). Il che, pone seri problemi all'economia di Eurolandia e non la mette al riparo totalmente dal rischio-deflazione, che va scongiurato e fermato il prima possibile. In che modo? Le misure attuabili, Draghi le ha già annunciate nei mesi scorsi quando si è dichiarato disponibile a mettere in atto un quantitative easing, cioè una massiccia serie di acquisti programmati di titoli (in particolare di bond) negoziati sul mercato. In questo modo, a intervalli regolari, la Bce immetterebbe nel sistema finanziario una montagna di liquidità che servirebbe ad ampliare la quantità di moneta in circolazione e a stimolare l'economia, come ha fatto negli anni scorsi la Federal Reserve, cioè la banca centrale americana.

IL QUANTITATIVE EASING

Secondo molti osservatori, sarà però difficile vedere un quantitative easing europeo già da giugno. Più probabile che arrivi a ottobre, mentre in estate la Bce potrebbe limitarsi ad abbassare ancora i tassi, portando sotto zero gli interessi dei depositi overnight, cioè quelli che vengono riconosciuti agli istituti di credito, ogni volta che depositano la loro liquidità in eccesso presso la stessa Bce. Con questi provvedimenti, le banche del Vecchio Continente sarebbero spinte a far girare maggiormente i soldi che hanno a disposizione, cioè a prestarli di più alle imprese, invece di tenerli fermi nei forzieri di Francoforte. Quali sarebbero gli effetti di quest'ultimo provvedimento sul l'economia europea e su quella italiana? Purtroppo, finora la discesa dei tassi d'interesse (piombati da tempo al minimo storico dello 0,25%) è servita a poco per stimolare il pil del nostro paese, dove gli istituti di credito sono ancora piuttosto restii a dare i soldi in prestito, essendo zavorrati da una montagna di sofferenze delle aziende in crisi. Con l'economia in leggera ripresa, però, anche la riduzione del costo del denaro potrebbe essere uno stimolo non trascurabile.

SOLUZIONI ANGLOSASSONI

L'azione di Draghi potrebbe essere più efficace se venisse adottata un'altra soluzione già sperimentata dalla Bank of England, cioè la banca centrale britannica. Si tratta del funding for lending, cioè un'operazione con cui la Bce concede liquidità alle banche, ma soltanto a una condizione: che gli istituti di credito si impegnino a destinare le risorse ricevute a nuovi prestiti in favore delle aziende, in particolare alle piccole e medie imprese (pmi), in modo far ripartire l'economia. Questo scenario sarebbe probabilmente favorevole al nostro paese, dove oggi le pmi sono particolarmente bisognose di finanziamenti.

L'ultima opzione resta però il quantitative easing, che porterebbe all'acquisto da parte della Banca Centrale di una massiccia dose di Buoni del Tesoro e di altri titoli, come quelli risultanti dalle cartolarizzazioni dei prestiti concessi dalle banche aziende. In questo caso, in Europa avremmo una Bce che somiglia un po' di più alla Fed, come in tanti auspicano da tempo, soprattutto in Italia

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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