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ANSA/ LUCA ZENNARO
Economia

Etichette per alimenti, cosa devono riportare ora

Il nuovo regolamento europeo impone l’indicazione dell’origine delle materie prime utilizzate. Ma in Italia è già polemica

Appena approvate e già fanno discutere le nuove norme sulle etichette per alimenti approvate a livello di Unione europea. Le polemiche arrivano in particolare proprio dall'Italia e da altri Paesi, quali Francia, Portogallo, Grecia e Spagna che già da qualche tempo hanno adottato norme nazionali per garantire la trasparenza dell'informazione sui cibi messi in commercio.

Ricordiamo, in questo senso, che proprio il nostro Paese, nel 2017 ha introdotto l'obbligo di indicare in etichetta l'origine di pasta, riso, latte, formaggi e pomodoro e prevede multe da 2mila a 16mila euro in caso di mancata indicazione.

Ma cerchiamo allora di capire che cosa prevedono le nuove misure approvate a Bruxelles sulle etichette, e perché risultano così contestate.

Origine delle materie prime

Cominciamo con il dire che le nuove etichette per alimenti europee diventeranno obbligatorie a partire dal prossimo aprile 2020. Ci sarà dunque un tempo tecnico per adeguarsi, e nel caso, per apportare eventualmente opportune modifiche alla legislazione approvata.

Le norme prevedono che le nuove etichette comunitarie dovranno indicare l'origine degli ingredienti principali contenuti negli alimenti acquistati. Ci riferiamo ad esempio al grano nel caso di un pacco di pasta, o alla carne nel caso di insaccati.

Si tratta di una piccola rivoluzione in effetti, perché costringerà ad esempio i produttori di pasta, sempre per rimanere ad uno degli alimenti più diffusi in Italia, a specificare se le farine utilizzate sono di origine nostrana oppure provengono da altri Paesi dell'Unione o da realtà extra-comunitarie.

Norme poco stringenti

Le misure sopra citate, che dovrebbero garantire una trasparenza non da poco, risulteranno in realtà in parte annacquate da una serie di altre prescrizioni, decisamente meno stringenti. Innanzitutto, il riferimento al Paese di provenienza della materia prima potrà essere anche molto generico: basterà infatti anche un semplice accenno a ?Paese comunitario? o ?extra-comunitario?, senza ulteriori specifiche.

In secondo luogo, la nuova disciplina sulle etichette non si applicherà ai cibi Dop, Igp e Stg, e neanche a quelli a marchio registrato che, attraverso il proprio brand o con segnali grafici, indicano già la provenienza del prodotto.

E proprio quest'ultima sorta di eccezione ha scatenato le più accese polemiche soprattutto nel nostro Paese: in questo modo infatti si lascerà spazio a quei tanti alimenti che, attraverso marchi appunto regolarmente registrati, fanno uso del cosiddetto Italian Sounding, ovvero richiamano l'Italia, senza però essere prodotti nel Belpaese.

Le firme di Coldiretti

A guidare la protesta italiana contro le nuove etichette europee, è in particolare la Coldiretti che, in collaborazione con Fondazione Campagna Amica e con iniziative online e in tutta Italia, ha da subito promosso una raccolta di firme contro il nuovo regolamento europeo.

L'obiettivo, fanno sapere dalla Coldiretti è proprio quello di ?fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l'economia, bloccare le speculazioni e difendere l'agricoltura italiana". In questo senso, insistono dalla Coldiretti, la Commissione avrebbe ?perso l'occasione per combattere il fake a tavola con una etichetta trasparente che indichi obbligatoriamente l'origine degli ingredienti impiegati in tutti gli alimenti".

Il provvedimento infatti, come più sopra accennato, ?lascia spazio a margini di incertezza interpretativa costituendo l'occasione per promuovere molteplici contenziosi e ridurre le aspettative di trasparenza dei consumatori". Insomma, la sfida a Bruxelles è lanciata, vedremo a cosa porterà.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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