Tutti in crociera, nonostante il naufragio
Ufficio stampa Msc
Economia

Tutti in crociera, nonostante il naufragio

Superati i 6 milioni di passeggeri in Europa di cui l'Italia si conferma il primo mercato. E il trend non si ferma

Mai così tanti crocieristi in Europa come negli ultimi 5 anni. Il totale del 2011 è di circa 6,2 milioni di passeggeri, cresciuti rispetto all’anno precedente del 9,2 per cento. In Italia invece siamo arrivati a 923 mila (il 15 per cento nella Ue), con un aumento sul 2010 che sfiora il 19 per cento. Poi è andata a picco la Costa Concordia, un evento mediatico che a detta degli operatori del settore ha avuto un impatto paragonabile soltanto al naufragio del Titanic o al crollo delle Torri Gemelle.

Qual è stato dunque l’effetto sul fatturato e i passeggeri degli operatori nazionali? Ieri la European Cruise Commission, associazione europea di settore, ha diffuso i dati relativi alla cavalcata del mercato nell’ultimo decennio, ancora più felice nel 2011 per quanto riguarda l’area del Mediterraneo, ed è stata proprio la forza conquistata nel tempo unita a tempestive azioni di marketing ad impedire che sbandasse anche il settore. “Sicuramente abbiamo assistito a un rallentamento nel primo trimestre dell’anno, in prossimità della tragedia della Concordia (nave della compagnia americana Carnival), ma nei tre mesi successivi c’è stato subito il “rimbalzo tecnico” spiega Leonardo Massa, country manager Italia di Msc Crociere, unica compagnia crocieristica italiana sul territorio nazionale. “Il motivo? Grande disponibilità di posti e iniziative promozionali, supportate da strategie aziendali mirate per evitare un assottigliamento dei margini”.

Gli sconti (causa anche la crisi economica e non soltanto il comandante Schettino) hanno toccato punte del 15 per cento da marzo ad aprile, per poi assottigliarsi via via e quindi annullarsi nel cuore della stagione, quando le destinazioni di luglio e agosto hanno registrato il tutto esaurito .

È stato così per le crociere di Costa, per quelle di Msc e di Royal Caribbean, ovvero i tre principali operatori sul mercato italiano. Inseguiti da operatori di nicchia e da compagnie estere che imbarcano in Italia per il nord Europa. “Direi che alla fine il settore ha tenuto. Ogni compagnia ha messo in atto le sue strategie per assorbire un calo dei prezzi che ha oscillato tra il 5 e il 10 per cento” continua Massa. “Noi in particolare, abbiamo ridotto la spesa per marketing e comunicazione in favore di investimenti sulla sicurezza, nuove destinazioni e confort. Il risultato, è stato più che soddisfacente”.

Di certo non ha risparmiato sulla comunicazione Costa Crociere, chiamata a risarcire i parenti delle vittime e a investire per rilanciare e ripulire il brand dal marchio negativo impressogli dal naufragio. Il danno per la compagnia americana, secondo alcune stime ufficiose, è già stato stimato in oltre 1 miliardo di euro sui bilanci del 2012 , ma nessuno ha intenzione o può lasciare la presa sulle crociere in Italia e nel Mediterraneo, che secondo la ECC sono rispettivamente il primo mercato crocieristico d’Europa (sia in termini di passeggeri che di cantieristica e di spesa); e il bacino di destinazione cresciuto più rapidamente negli ultimi dieci anni (+195%), a dispetto dei Caraibi. “La Commissione ha calcolato che la spesa diretta generata dal settore crociere nel nostro Paese è di 4,5 miliardi di euro (30% dell’apporto sul totale europeo)” sottolinea infatti Massa “Segue  la Gran Bretagna con 2,8 miliardi di euro, ma in termini occupazionali è ancora l’Italia a farla da padrone, con oltre 100 mila addetti e un volume retributivo di circa 3 miliardi”.

In dieci anni gli indici economici del settore crociere in Italia sono cresciuti del 10 per cento, ma a fine 2012 i dati registreranno un piccolo stallo. “Nulla di drammatico, per carità. Ma se proprio provassi a fare un bilancio parziale dei primi 8 mesi dell’anno direi: i crocieristi sono aumentati, ma il prezzo medio è calato. È ovvio che i bilanci lo registreranno, ma certamente l’impatto non sarà pari, anzi sarà ben al di sotto del taglio operato sui prezzi. le percentuali del taglio dei prezzi”.

Nel suo complesso, il settore crociere è un mercato che non ha mai conosciuto crisi: nel 1970 i crocieristi erano solo 500 mila, mentre nel 2011 hanno superato la soglia dei 20 milioni (11,5 milioni in Nord America, 6,2 milioni in Europa e 2,9 milioni nel resto del mondo) egli studi di Ecc sostengono che, nonostante la crisi globale, il trend continuerà anche nei prossimi anni.

Gli indicatori sono infatti troppo forti anche solo per ipotizzare una flessione preoccupante: dal 2001 al 2011, la movimentazione dei passeggeri in Italia è cresciuta di 4 volte passando da 2,5 milioni a 11,5 milioni, con una media di crescita annua del 15 per cento. Circa 5,6 milioni di passeggeri si sono imbarcati da un porto europeo, con un incremento del 7,1 per cento rispetto al 2010. Di questi circa 4,8 milioni erano cittadini europei, mentre circa 800.000 provenienti da Paesi di altri continenti.

E un passeggero su tre ha iniziato la crociera da un porto italiano. La flotta poi è tale, che non ha paura di prendere il mare per combattere: 66 compagnie crocieristiche nel mondo, 41 hanno sede in Europa e le navi in circolazione sono quasi 200 per un totale di 240mila posti letto. È ora di partire.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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