smart working
(Ansa)
Economia

Così il Covid ha cambiato il mondo del lavoro

Paolo Ferrario, presidente e-work spiega le nuove opportunità che anche tra mille difficoltà la pandemia può offrire, soprattutto alle donne

«Se c'è una cosa che sicuramente il Covid ha cambiato è il mondo del lavoro. Ma non è tutto un dramma». Da ormai 8 mesi dobbiamo fare i conti con lockdown, limitazioni, Dpcm, chiusure che hanno colpito soprattutto il mondo del lavoro. E questo ha influito direttamente sull'occupazione modificando un settore già in difficoltà.

«Ci sono però delle cose interessanti che vanno sottolineate - spiega Paolo Ferrario, Presidente di e-work, una delle prime hr company d'Italia - La prima è l'inevitabile calo dei contratti a tempo determinato. È ovvio che molte società non hanno più potuto che voluto rinnovare i contratti in scadenza, soprattutto in aree particolari come la ristorazione, gli eventi, il turismo. Ma dall'altra c'è una buona notizia. Sono infatti cresciuti i contratti a tempo indeterminato. Questo è un evidente segnale dell'attenzione delle aziende verso le persone che meritavano di essere inserite in maniera strutturata e fissa. Insomma: le persone valide non le si vuole far scappare».

È poi evidente come la vera grande trasformazione sia quella legata allo smart working, un settore dove l'Italia di certo fino allo scorso febbraio non era all'avanguardia, anzi. Trasformazione capace di creare anche importanti occasioni occupazionali.

«Non solo lo smart working è stata la vera grande novità di questa pandemia sul mondo dell'occupazione - conferma Ferrario - ma è certo fin da ora che il mondo del lavoro così come era prima del lockdown non tornerà più. Questo fondamentalmente per un motivo: piace alle aziende ed anche ai lavoratori. Alle prime perché si è notato infatti un aumento della produttività; fattore importante a cui va aggiunto il risparmio per il taglio di costi (tra affitti e spese di gestione). Piace però anche ai lavoratori soprattutto per la gestione del tempo: se prima infatti si perdevano due ore per andare e tornare in ufficio oggi quegli spazi vengono utilizzati per cose diverse: la famiglia, la cucina, lo sport, hobby personali. Insomma ci si è ritrovati ad avere più spazio. E questo conta».

Di sicuro però lo smart working toglie tutta quella che è la socialità, il rapporto umano con i colleghi e non solo. Non si rischia di entrare in una pericolosa fase di isolamento?

«Ovviamente - aggiunge Ferrario - questo è il grosso problema dello smart working ma è anche chiaro che il futuro porterà il mondo del lavoro a creare un equilibrio tra le cose. Sono convinto che si tornerà si in ufficio ma in maniera diversa, magari un paio di giorni la settimana in modo da conciliare i bisogni di socialità e condivisione ed i vantaggi del tempo libero dello smart working».


Paolo Ferrario


Com'è cambiata la ricerca e l'offerta del lavoro in questi mesi?

«I settori penalizzati sono evidenti - spiega Ferrario - Turismo, ristorazione, eventi hanno perso posti di lavoro ma dall'altra parte si sono aperte nuove opportunità che soprattutto i giovani possono cogliere. Stiamo parlando del mondo dell'informatica, in particolare della cyber security. Un campo diventato centrale con lo Smart Working per tutte le aziende e che diciamo è ancora sotto organico per numeri e competenza».

Ci sono classi e fasce d'età penalizzate o favorite?

«Purtroppo gli over 50 stanno soffrendo - ammette Ferrario - questo a causa della minor conoscenza del mondo digitale e delle nuove forme di lavoro. I giovani invece che hanno un'altra mentalità possono avere grandi possibilità. Aggiungo poi che il mercato, il mondo dello Smart Working, è di sicuro più rosa. Le donne infatti vengono preferite per la loro capacità di essere multitasking»

I più letti

avatar-icon

Redazione