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Economia

Ecco come cambierebbe il Pil investendo di più in istruzione

Una nuova ricerca proietta l’impatto del capitale umano sull’economia

Per la prima volta, i vantaggi dello studio sono stati analizzati nell’ambito di una ricerca macro-economica. Lo riferisce The Atlantic che illustra i risultati di una ricerca firmata da tre professori - Eric A. Haushek, di Stanford, Ludger Woessmann e Jens Ruhose dell’Università di Monaco – che hanno preso in considerazione i ritorni economici per gli stati che migliorano la qualità dell’istruzione obbligatoria.

Per valutare l’impatto economico di un innalzamento dello standard dell’educazione di scuola primaria e secondaria, gli economisti hanno analizzato la relazione fra la qualità della scuola (misurata come punteggi nei test e risultati accademici) e il capitale umano, cioè il metro "economico" delle abilità, competenze e qualità dei lavoratori. Secondo i ricercatori, infatti, altre misure come la durata degli studi e il livello di istruzione sono inadeguate nel rappresentare gli effettivi ritorni sull’investimento in istruzione, soprattutto perché sono parametri che non tengono conto dell’effettiva qualità della scuola e, dunque, delle competenze e delle capacità apprese.

Confrontando i dati di diversi Paesi con il National Assessment of Educational Progress, il programma di valutazione del livello di preparazione degli studenti americani, gli autori hanno costruito un modello predittivo degli effetti economici determinati dal miglioramento dell’istruzione. Il risultato? Se tutti gli studenti americani fossero portati al livello base previsto dal Naep, il Pil degli Stati Uniti aumenterebbe di 32 trilioni di dollari, ovvero + 14,6%. Se, invece, tutti gli studenti fossero portati al livello del test medio negli stati con i risultati migliori, il Pil crescerebbe di 76 trilioni di dollari nel giro di alcuni decenni.

Gli economisti fanno notare che, nel 2010, gli investimenti in istruzione per la scuola dell’obbligo negli Stati Uniti ammontavano solo al 4% del Pil. I risultati del modello economico, dunque, dimostrano che i benefici sarebbero superiori ai costi che gli stati dovrebbe sostenere per portare gli studenti a un livello di preparazione più alto. Stati come Mississippi, Alabama, Louisiana, Nuovo Messico, Hawaii e California sono fra quelli che registrano le performance peggiori e, dunque, dovrebbero investire di più. Per contro, il potenziale economico da sfruttare in queste aree sarebbe ancora maggiore. Portare tutti gli studenti al livello medio, infatti, significherebbe quadruplicare il Pil di questi stati.

Consapevoli del fatto che un simile cambiamento sul fronte dell’istruzione chiama in causa il governo, il sistema educativo e le famiglie, i ricercatori sottolineano che non si tratta di una svolta fuori portata. Permettere a tutti gli studenti di raggiungere il livello medio dei test significa migliorare del 25% la deviazione standard dai test nel giro di un decennio, un progresso in linea con le traiettorie delle performance in un trentina di stati.


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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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