Cioccolato: una tentazione da 110 miliardi
Economia

Cioccolato: una tentazione da 110 miliardi

L'oro degli Aztechi conquista il mondo e grazie ai Paesi emergenti e ai prodotti premium continuerà a crescere

Non solo è uno dei più grandi piaceri della vita. Il cioccolato rappresenta anche uno dei motori dell’economia del futuro. Almeno questo è quanto sostiene Euromonitor, istituto di ricerche internazionali, secondo cui è proprio l’eredità degli Aztechi a rappresentare la forza trainate dell’industria dolciaria nei prossimi cinque anni.

I prodotti derivati dal cioccolato già oggi valgono 110 miliardi di dollari di giro d'affari, rispetto ai 61 miliardi dei prodotti a base di zucchero e ai 25 delle gomme da masticare. E da qui al 2018 il divario aumenterà ancora di più: il ritmo di crescita di tavolette e cioccolatini, stando alle stime, sarà infatti di oltre il 12% (fino a toccare al termine del periodo i 123,6 miliardi di dollari), rispetto all’8,5% dei dolci confezionati e al 10% dei chewingum.

Non solo: secondo alcune stime se il cioccolato va bene, andrà bene anche la Borsa. È questo quanto sostiene Brian Stutland del Stutland Volatility Group, secondo cui visto che tutti amano il cioccolato, se le vendite di tavolette e affini crollano è probabile che rallentino la corsa anche beni di consumo di maggiore importo. Lo strategist ha poi messo in correlazione l’andamento di Hershey (leader Usa nel settore) con quello della Borsa a stelle e strisce (ed in particolare con l’S&P 500). E Cnbc ha testato che la correlazione c’è: l’andamento in Borsa di Hershey anticipa di nove mesi quello dell’S&P 500.

Quindi se Euromonitor ha ragione, si può ben sperare anche per le Piazze finanziarie. Il rapporto mostra che non c’è infatti dieta che tenga. Il cioccolato, grazie anche alle vincenti strategie di marketing e alle soluzioni idonee ad obesi e diabetici, sbaraglia la concorrenza di dolci e affini in quasi la metà degli 80 Paesi analizzati. E stando alle previsioni di Euromonitor ben presto, entro comunque il 2018, potrebbe fare strike, raggiungendo la leadership dovunque nel mondo.

I consumatori, secondo lo studio, sono disposti a pagare sempre di più per il cioccolato. Nel tempo infatti sta crescendo il valore percepito rispetto agli altri dolciumi grazie, a giudizio dell'analista Francisco Redruello, alle politiche di branding molto più visibili, alle certificazioni di origine e alle confezioni sempre più sofisticate. “La certificazione di origine delle fave di cacao sta registrando un successo crescente e, dove è presente, viene giustificato il prezzo della tavoletta superiore rispetto a quello standard”. Lo si vede soprattutto nei mercati maturi, come gli Usa (che a livello mondiale rappresentano il 15% del mercato della cioccolata) e nell'Europa occidentale. Ma anche in Cina dove l’ascesa della classe media sta cambiando le abitudini di acquisto anche nel settore alimentare: i neo borghesi cercano prodotti più ricercati. Proprio per questo, Ferrero , grazie alle confezioni particolarmente sofisticate e all’immagine trasmessa di uno stile di vita elevato, è riuscita nel 2012 ad aumentare la prioria quota nel Paese.

Anche per il mercato del cioccolato, a fare la differenza nel prossimo futuro saranno i Paesi emergenti: a trainare le vendite saranno infatti secondo le stime Brasile, India e Cina che si posizioneranno tra i primi cinque mercati del comparto. In questo contesto l’Italia è in controtendenza: il mercato del cioccolato vale 3,09 miliardi di dollari, in calo dai 3,16 del 2011 e ai 3,21 del 2010. L’unica nicchia che continua a crescere con costanza è quella delle tavolette che valgono 738,7 milioni di dollari. Nel 2018 le previsioni parlano di un mercato che tornerà a 3,28 miliardi con le tavolette in crescita a 870 milioni.

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Cinzia Meoni