Il Presidente cinese Xi Jinping
Feng Li/Getty Images
Economia

La Cina di Xi Jinping tra sfide e opportunità

Cina e India vogliono avere più spazio sullo scacchiere economico globale. Ecco come evitare che il domino asiatico si trasformi in minaccia

La Repubblica popolare è ormai diventata la prima potenza economica mondiale; Pechino è la nuova superpotenza globale; la Cina ha superato la Francia nella disponibilità di vigneti; i turisti orientali sono quelli che viaggiano di più; il Partito comunista si è trasformato in uno dei più importanti investitori del Terzo Millennio; la popolazione asiatica diventa sempre più ricca e ha voglia di spendere; Pechino è riuscita a creare con la sua Asia Infrastructure Investment Bank (AIIB) una vera alternativa al Fondo Monetario Internazionale che fa gola a tanti. 

L'ascesa cinese

L'elenco dei successi cinesi potrebbe continuare all'infinito, soprattutto in un momento di crisi economica generalizzata in cui quello del Regno di Mezzo resta uno dei pochi governi al mondo rimasti in attivo. Attenzione però: una Cina che cresce così in fretta non necessariamente rappresenta una minaccia. O meglio, la maggior parte dei sorpassi che viene raccontata con cadenza quasi quotidiana dai giornali di tutto il mondo non solo era già stata prevista, ma andrebbe anche considerata come inevitabile. Per una questione di numeri e dimensioni.

Prima che Europa e Stati Uniti si affermassero come il "nuovo" centro del mondo, le grandi potenze che si gestivano le ricchezze esistenti erano proprio Cina e India. La prima una manciata di decenni fa è ripartita e non si è ancora fermata, e anche la seconda è ormai sulla buona strada per riprendersi i suoi spazi e ricominciare a brillare. E' ormai solo una questione di tempo.

Del resto, numeri e dimensioni nettamente sopra la media in nazioni che per anni sono cresciute rapidamente a quale altro risultato avrebbero potuto portare? Quello che tanti analisti non hanno ancora capito è da un lato che il Partito comunista cinese continuerà a far parlare di se' grazie ai risultati straordinari che sta ottenendo, dall'altro che, dal suo punto di vista, si sta semplicemente "riprendendo gli spazi che gli spettano".

Gli obiettivi di Xi Jinping

Questa consapevolezza è sufficiente per smettere di considerare Pechino una minaccia? Non proprio. Per un motivo molto semplice. Per quanto sia ancora prematuro parlare di consolidamento di un nuovo ordine politico, economico e finanziario globale strutturato attorno alla potenza cinese, è senz'altro vero che sia questo l'obiettivo che l'attuale presidente della Repubblica popolare, Xi Jinping, sogna di raggiungere.

I vantaggi per l'Europa

In un mondo globalizzato e allo stesso tempo in crisi l'attivismo cinese è tanto utile quanto pericoloso. Lo dimostrano un paio di esempi: quando si salta sul carro dei vincitori immaginando che la AIIB sia il cavallo di Troia ideale per non lasciarsi sfuggire l'opportunità di contribuire alla ristrutturazione infrastrutturale dell'Asia non si può far finta di non capire che in questo modo si stanno legittimando prestigio e soft-power cinese anche al di fuori della regione asiatica. Quando si accetta che siano i capitali del Partito a salvare tanti colossi industriali europei ed americani dalla bancarotta non si può non pensare che in questo modo il livello di indipendenza, non di interdipendenza, tra i paesi in questione e Pechino aumenterà.

Scenari di riconciliazione

Come conciliare, quindi, un gioco apparentemente inconciliabile? La risposta è una sola, e semplicissima: con la partecipazione. La Cina spaventa non solo perché sta crescendo troppo in fretta, ma anche perché la si conosce troppo poco (e di certo non si sforza per far capire quali siano i suoi interessi e le sue priorità). Come tutti i paesi, però, vuole crescere e, avendone le potenzialità, affermarsi come grande potenza politica, economica e militare. Se tutto questo, anche per colpa della crisi economica, ci fa comodo, allora tanto vale attivare per instaurare un rapporto paritario con questa nazione, includerla, e condividere con lei le decisioni di natura economica e politica di portata internazionale, attribuendole l'importanza e riconoscendole il ruolo che merita. Senza mai dimenticare che anche la Cina ha bisogno di pace, stabilità, e dell'appoggio della cominità internazionale per continuare a espandersi e portare avanti le riforme e le ristrutturazioni interne di cui ha bisogno. Se decideremo di escluderla, mettendola nella condizione di raggiungere gli stessi obiettivi da sola, allora sì che faremmo bene a iniziare a considerarla una minaccia. 



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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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