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Dan Kitwood - WPA Pool /Getty Images
Economia

Cina: perché il 2016 sarà peggio del 2015

Il partito deve trovare il coraggio di eliminare i privilegi, tagliare le tasse, e lasciare i mercati liberi di trovare un equilibrio

Il noto economista cinese Andy Xie è categorico nel suo giudizio: se il Partito non si rimetterà in carreggiata e andrà avanti con le riforme giuste, il 2016 per la Cina sarà un anno ancora più difficile del 2015.

L'economia è in difficoltà, ma tutto quello che è stato provato fino ad oggi per rimetterla in sesto non ha funzionato. E infatti il 2015 sta per chiudersi con il peggior tasso di crescita dell'ultimo ventennio. Questo non significa che tutto sia perduto. Anzi, anche per un pessimista come Andy Xie le potenzialità per risollevare il principale mercato asiatico ci sono. Vanno solo sfruttate bene.

Cosa fare? Semplice: anzitutto bisogna aumentare il potere d'acquisto delle famiglie tagliando le tasse, sui redditi e sui beni di consumo. Tagli poco significativi, però, non servirebbero a nulla. Quindi meglio rischiare, altrimenti la domanda interna non decollerà mai. Finanziariamente Pechino può permetterselo. Le manca solo il coraggio per agire.

Rilanciare la domanda aiuterebbe anche a ridurre il problema di sovracapacità produttiva che il Partito sembra non sapere più come gestire. Ha investito troppo, ha costruito troppo e ha prodotto troppo. E ora il mercato non è più in equilibrio. Tuttavia, per ripartire bisogna ammettere di aver sbagliato e approvare le riforme giuste per ritrovare l'equilibrio perduto. Se ci riuscirà, la Cina continuerà a crescere in maniera esplosiva per almeno altri dieci anni. In caso contrario, dovrà presto scontrarsi con un futuro di stagnazione e crisi.

Secondo Andy Xie il vero problema della Repubblica popolare è la presenza pervasiva dello stato nell'economia. Dal suo punto di vista i mercati per funzionare devono essere lasciati liberi (o almeno più liberi di quanto non succeda in Cina). Certo, così facendo sul Partito peserebbe l'onere di eliminare una serie di privilegi, ma il problema è che non ci sono alternative. Continuare ad aspettare creerà nuovi problemi anche per il regime, quindi meglio trovare il coraggio di intervenire oggi. Del resto, non va dimenticato che altro anno di crescita lenta, disoccupazione in crescita e proteste potrebbe essere pericoloso per la sopravvivenza stessa del Partito. Xi Jinping dovrebbe chiedersi vale davvero la pena continuare ad aspettare. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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