Cdp: tutti cercano Bassanini ma i soldi non li ha
Renzi è stato l’ultimo a evocare l’intervento della Cdp per sbloccare i debiti dello Stato ma il patrimonio della Cassa non basta
Tutti lo chiedono, tutti lo vogliono, Franco qua, Franco là: la Cassa depositi e prestiti che Bassanini presiede dal 2008, deve garantire i mutui dei comuni, finanziare le imprese, salvare la Finmeccanica, proteggere il made in Italy, assicurare le esportazioni con la ex Sace, preparare la banda larga per tutti, gestire il 29 per cento di Terna o il 25 dell’Eni, e chi più ne ha più ne metta. Un potere grande, quasi un ministero ombra tra Tesoro e Sviluppo, con grandi risorse a disposizione (240 miliardi tra libretti e buoni postali) e un ruolo simile a quello della tedesca Kfw e della francese Caisse des dépôts.
Riconfermato lo scorso anno da Enrico Letta, Bassanini è al centro di una ragnatela molto vasta di amicizie. Il suo mentore resta Giuliano Amato, fin dai tempi del Partito socialista, anche se Bassanini guidò nel lontano 1981 l’opposizione a Bettino Craxi del quale Amato era il Dottor sottile. Passato al Pci, poi Pds, poi Ds e ora Pd, brillante giurista, si è dotato di un pensatoio chiamato Astrid, gran fucina di in contri (ne fanno parte una quindici na di ex ministri). Le relazioni non gli mancano nemmeno all’estero, soprattutto in Francia, anch’esse molto trasversali: è stato il gollista Nicolas Sarkozy a chiamarlo nella commissione guidata da Jacques Attali, socialista eretico, già testa pensante di François Mitterrand.
Bassanini si sente saldamente in sella. Nominato da Giulio Tremonti, è formalmente espresso dalle Fondazioni bancarie guidate da Giuseppe Guzzetti. Con Pier Carlo Padoan, neo ministro del Tesoro, si sono frequentati a lungo a Palazzo Chigi durante il governo D’Alema. Meno vicino è Matteo Renzi: li accomuna la Toscana, li divide l’antica rivalità tra Firenze e Siena che per due legislature ha eletto Bassanini al Senato (da qui la familiarità con il Monte dei Paschi evocata a lungo dopo il crac della banca). La tattica, allora, è dimostrarsi indispensabile. La proposta di farsi garante per i debiti della Pubblica amministrazione viene proprio da Astrid e Renzi, a parole, l’ha fatta propria. La Cassa, da salvagente universale potrebbe diventare motore della crescita: grande ambizione per la quale ci vogliono grandi mezzi perché gli attuali 17 miliardi di capitale non basteranno a soddisfare i requisiti di vigilanza prudenziale. Né il Tesoro né le Fondazioni oggi possono mettere mano al portafogli e il capitalismo senza capitali finirà per tarpare anche le ali di Bassanini.