Banche: sit-in risparmiatori vicino a Bankitalia
ANSA /Giorgio Onorati
Economia

Banche: a cosa non credere quando si parla di solidità

Patrimonio, stress-test, status degli istituti italiani, (im)possibilità di cambiare le cose: 7 non detti sul settore

Sul sistema bancario mondiale le grandi autorità di controllo come la Bce e le banche centrali nazionali dicono di avere la situazione sotto controllo e continuano a parlare di patrimonio e requisiti patrimoniali delle banche come il bene massimo da tutelare. Ma la verità è, a mio parere, altrove. Ecco dunque 7 concetti che riguardano il settore bancario e che sono ben lontani dalla verità. E il perchè.

1 - Attenzione al patrimonio

Si parla di patrimonio per non parlare di redditività. E non è un caso. Le banche sono ormai da anni sistematicamente in perdita nel servizio per cui nacquero, e cioè l’erogazione di soldi a famiglie e imprese.

2 - Gli stress test solo sui grandi istituti

Sempre le stesse autorità dicono di controllare il sistema bancario. In realtà, negli stress test di questa estate sono state esaminate 51 banche europee su 6.818. "Ah, ma le altre sono banche piccole!" protesterà qualcuno. La verità è che si sono volutamente escluse dai controlli alcune banche, come ad esempio le Landerbank tedesche, perchè hanno crediti deteriorati pari al 51%, circa il doppio della media europea.

Mentre la speculazione internazionale attacca le banche italiane, queste hanno una copertura del 15% superiore alla loro. E quelle "piccole" banche tedesche, messe insieme, pesano il 63% della Deutshe Bank. Si tratta di una bomba ad orologeria incontrollata.

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3 - L'Italia, ventre molle

L'Italia sarebbe il ventre molle del settore. È solo speculazione, per comperare a prezzi di saldo il nostro sistema bancario, dopo aver distrutto con l’euro quello industriale. L’Austria ha mostrato negli stress test la seconda banca più debole. L’Irlanda ha NPL - non performing loans (crediti malati) – alle stelle. E che dire della Spagna? Hanno scaricato in una bad bank statale le mele marce anni fa (a differenza dell’Italia). Ma gli spagnoli hanno crediti dubbi per il 15%, circa 5 volte la media europea e hanno un rapporto tra finanziamenti deteriorati rispetto al patrimonio netto pari al 117%. Una follia.

4 - La debolezza dell'Italia

Ma l’Italia ha avuto un crollo quest’anno, va peggio degli altri, si sente dire in ambienti finanziari. Le note vicende di Monte dei Paschi di Siena, gli istituti di credito balzati agli onori della cronaca (CariMarche, CariFerrara, Banca Etruria) e altre vicende locali italiane sono state enfatizzate segnalando come nell’andamento semestrale le banche italiane hanno perso in borsa circa il 47%. Vero. Ma gli altri? Il Banco Popolar Espanol ha perso il 53%, Deutsche Bank il 46% e Commerzbank il 38%. È un fatto sistemico e globale.

5 - E non ci possiamo far nulla

È colpa della crisi, si dice. Non è vero: non esiste nessuna crisi. È un cambiamento pianificato e deliberato del sistema economico. Per non cambiare la politica monetarista, cioè il pensiero unico in economia al servizio del sistema bancario per fini sociali di redistribuzione del reddito, si è scelta la politica NIRP (negative interest rate policy). La politica dei tassi a zero ha comportato una riduzione dei margini delle banche, quindi una riduzione della marginalità sulle politiche di prestito e conseguentemente uno spostamento pianificato e deliberato sui servizi finanziari.

6 - Però in fondo il sistema è solido

Ma comunque il sistema è solido. Falso. Il sistema si regge sull’ignoranza delle persone. Si insiste a chiedere copertura sui crediti deteriorati a famiglie e imprese, dove esistono pesanti accantonamenti per perdite da parte del sistema finanziario (a differenza di quanto avviene nella speculazione finanziaria). Si obbliga gli Stati a ridurre dissennatamente la spesa pubblica, evocando spettri inesistenti del debito. Si invoca la sparizione del contante, con pretestuoso richiamo della lotta alla malavita. Ma ci si guarda bene dal chiedere un controllo pubblico sulla moneta elettronica e della sua moltiplicazione miracolosa nei derivati finanziari, che sono ormai una massa incalcolata ed incalcolabile. Il sistema monetario è fuori controllo.

7 - Tanto non si cambia

Inutile parlarne, tanto non si può fare nulla. È invece perfettamente possibile fermare questa deriva, volendolo fare. Prima di tutto ristabilire, subito, con urgenza, quella separazione tra banche speculative e banche commerciali che permise di uscire, con Roosevelt e il New Deal, dalla grande crisi del ‘29.
Prima che arrivi la prossima.

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Valerio Malvezzi