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Economia

Bad Bank: ecco i vantaggi per i risparmiatori

Grazie al meccanismo le banche in difficoltà potranno liberarsi dalla zavorra delle sofferenze e tornare a prestare denaro con più facilità

Un po’ come lo spread nel 2011, quest’anno è bad bank l'altra espressione tecnica entrata nel lessico comune.

Il veicolo in cui convogliare i crediti in sofferenza delle banche italiane, quelli la cui riscossione non è certa e che rischiano di affossare gli istituti, è l’uovo di colombo per ripulire una volta per tutte i bilanci e rimettere in carreggiata le banche italiane finite nei giorni scorsi sotto attacco a Piazza Affari da parte degli speculatori.

Bad bank, perché non è ancora nata


Il braccio di ferro tra Bruxelles e Roma va avanti da mesi sul meccanismo per gestire i 200 miliardi di sofferenze, che salgono a 360 miliardi se si considerano anche gli incagli (i crediti recuperabili in un periodo di tempo pià breve).

Un buco che ha fatto tremare i mercati nei giorni scorsi, anche perché il livello di crediti dubbi da settembre 2008, mese in cui fallì la Lehman Brothers, è quasi quintuplicato: allora erano poco più di 44 miliardi di euro.

L'ipotesi di creare un veicolo unico di sistema, come è accaduto in Spagna, pare essere sfumata perché potrebbe nascondere un aiuto di stato alle imprese private (le banche), una pratica vietata dalle normative comunitarie.

Il meccanismo su cui si starebbe lavorando, invece, riguarderebbe la creazione di più bad bank realizzate dai singoli istituti o da gruppi di banche associate.

Bad bank: cos'è e perché l'Italia ne ha bisogno


Ma cosa ci guadagnano i risparmiatori con l'arrivo di una o più bad bank?

Anzitutto, la bad bank aumenterebbe la fiducia de clienti verso gli istituti che liberandosi della zavorra delle sofferenze uscirebbero dalla "zona gialla" che, come abbiamo visto nel 2015, è l'anticamera del rischio crac.

Inoltre, per le banche che mostrano livelli di sofferenze vicini alla soglia di allarme, il veicolo in cui convogliare i crediti dubbi potrebbe allontanare lo spettro del bail-in, il nuovo meccanismo di risoluzione delle banche già sperimentato in parte sui clienti di Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti.

Tuttavia, per i quattro istituti regionali dell'Italia Centrale la situazione era così grave che si è dovuto intervenire sia con una bad bank comune sia con un bail–in parziale fino ai titoli subordinati.

Sul fronte dell'offerta di credito, la bad bank contribuirà a liberare i bilanci degli istituti, ponendo le condizioni per un rilancio più sostenuto dei prestiti a famiglie e imprese.

Fino a quando non sarà chiara l'entità delle perdite, infatti, le banche non torneranno a prestare denaro come facevano nel periodo pre-crisi.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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