Zuckerberg, Pincus e i cinque amministratori delegati peggiori al mondo
Economia

Zuckerberg, Pincus e i cinque amministratori delegati peggiori al mondo

Nella classifica dei manager meno professionali stilata da un guru della Tuck School of business i due sono osservati speciali 2013

Torna a dare i voti al business Sydney Finkelstein. Il professore alla Tuck School of Business del Dartmouth College, autore di una decina di libri, come “Ripensaci: perchè i leader buoni prendono cattive decisioni”, ha stilato la nuova classifica dei cinque peggiori ceo del 2012. Al primo primo posto, c’è Brian Dunn che ha lasciato lo scorso aprile la poltrona di ceo della catena dell’elettronica Best Buy, dopo che era emersa la sua relazione con una dipendente che aveva quasi la metà dei suoi anni, mentre lui è un padre cinquantenne con tre figli.

Le dimissioni segnano la fine di una carriera da sogno americano: negli ultimi tre decenni, infatti, Dunn è passato da commesso in un negozio del Minnesota alla poltrona più alta dell’azienda. Nell’ultimo anno, però, le azioni di Best Buy hanno seguito una parabola discendente: da 32,85 a 21,79 dollari, mentre nel 2006 avevano sfiorato i 57 dollari. Per il professor Finkelstein , dunque, Dunn non è stato in grado di implementare una strategia in grado di competere nel nuovo scenario digitale, cosa che ha esposto l’insegna alla concorrenza di Amazon e Walmart.

Pollice verso anche per Aubrey McClendon, già chairman e ora ceo di Chesapeak Energy , secondo produttore di gas naturale negli Stati Uniti, accusato di conflitto di interessi e per questo messo dal professore in seconda posizione. McClendon, lo scorso anno, avrebbe preso in prestito un miliardo di dollari per interessi personali da un’azienda collegata alla compagnia di cui è capo e  avrebbe gestito un fondo di investimento del valore di 200 milioni di dollari che opera nel settore delle risorse naturali. Alle accuse si aggiungono l’uso del jet aziendale per ragioni personali e una sponsorizzazione della squadra di basket Oklahoma City Thunder di cui è comproprietario.

Si è conclusa lo scorso aprile con le dimissioni la carriera di Andrea Jung, ceo di Avon , quest’anno in terza posizione dei peggiori manager . Jung non solo non è riuscita a rimettere sui binari l’azienda che guidava, ma ha rifiutato un’offerta di acquisizione da parte di Coty da 10,7 miliardi di dollari. Da quando ha assunto la carica in azienda nel 2004, il valore di mercato di Avon è passato da 21 a sei miliardi di dollari.

Cattive notizie anche per Mark Pincus, in quarta posizione : il ceo di Zynga , salito alle cronache per aver regalato al mondo Farmville, ha dovuto prendere atto del fatto che le azioni della società hanno ceduto il 75% quest’anno e che la fuoriuscita di manager di talento continua. Pincus, che ha una laurea alla Wharton e un Mba ad Harvard, ha commesso errori da principiante, come contare troppo su Facebook da cui deriva il 90% del giro d’affari.

Rodrigo Rato è in quinta posizione . L’ex Ministro delle Finanze spagnolo e direttore generale del Fmi, è adesso sotto accusa per frode in relazione al collasso di Bankia ,la banca spagnola nata dalla fusione di sette banche in cattive acque di cui era ceo fino alla scorsa estate. Rato, che ha un Mba della Haas School of Business alla UC Berkley è accusato di un buco da tre miliardi di euro, dopo lo spettacolare collasso dell’istituto di credito, salvato dal Governo spagnolo .

Infine, menzione di disonore per Mark Zuckerberg e Andrew Mason. Il ceo di Facebook e di Groupon sono accusati di condotta non professionale e scelte immature, come l’abbigliamento sportivo e il fatto di bere birra durante le conference call che possono trasformarsi in boomerang quando si tratta guidare un’azienda quotata. “Entrambi sono sulla lista degli osservati speciali per il 2013”, assicura il professore.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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