Volkswagen: cosa c'è dietro lo scontro ai vertici
Sergio Oliverio / Imagoeconomica
Economia

Volkswagen: cosa c'è dietro lo scontro ai vertici

Lascia lo storico presidente Piech dopo il confronto con il capo azienda appoggiato da sindacati, governo della Bassa Sassonia e famiglia Porsche

Per il Financial Times la Volkswagen senza Ferdinand Piech e un po’ come la Apple senza Steve Jobs. Dopo le sue dimissioni, rassegnate domenica 26 aprile, la casa automobilistica di Wolfsburg chiude un importante capitolo della sua storia. Il patriarca ha dovuto lasciare il campo al suo ex delfino, l'a.d. Martin Winterkorn, dopo un braccio di ferro durato per settimane e finito su tutti i giornali del mondo.

Austriaco, 78 anni, Piech per la Volkswagen forse era qualcosa di più un manager e industriale. Per ragioni dinastiche, prima di tutto: è uno dei nipote di Ferdinand Porsche, l'ingegnere austriaco che fondò l'omonima casa di Stoccarda di auto sportive, creatore del "Maggiolino", la vettura del popolo (appunto volkswagen, in tedesco) voluta da Adolf Hitler.

C'è lui dietro il successo della casa di Wolfsburg degli ultimi vent’anni, diventata il simbolo di quel made in Germany che ha saputo conquistare il mondo, tanto da insidiare la giapponese Toyota, primo produttore mondiale di auto.  

L'AUTO SECONDO VOLKSWAGEN


La sua storia in Volkswagen
Innovatore e capace stratega, Piech era entrato nel gruppo nel 1971. Si devono a lui molte delle soluzioni innovative, come la trazione integrale Quattro per l’Audi, e la Golf: fu Piech, infatti, a chiamare Giorgetto Giugiaro per disegnare un modello destinato a superare in vendite e longevità il Maggiolino.

E fu sempre Piech, a livello strategico, a voler rastrellare sul mercato marchi prestigiosi del settore: Lamborghini, Bentley, Ducati e Bugatti, ma non l’Alfa Romeo, che la Fiat ha sempre tenuto gelosamente.

Martin_Winterkor_VolkswagenMartin Winterkorn, amministratore delegato di VolkswagenGetty Images


Il braccio di ferro con l'a.d. 

A fermare la corsa del "grande Vecchio" il capo azienda Winterkorn, spinto proprio da Piech a scalare i vertici del gruppo, prima alla guida di Audi, e poi di tutto il gruppo Volkswagen. Tra i due è finita lo scorso 10 aprile, quando intervistato dal settimanale Spiegel, Piech affermò di essere "distante" dall’a.d. del gruppo. Una richiesta al suo ex delfino di farsi da parte.

Winterkorn scade a dicembre del 2016: il ceo, che è riuscito durante il suo "regno" a raddoppiare il fatturato del gruppo fino a 200 miliardi di euro, sta spingendo apertamente per un suo rinnovo. E Piech, che è uno dei principali soci assieme alla famiglia Porsche, aveva accusato nelle scorse settimane il top manager di scarsi risultati industriali.

Dalla sua l'a.d., però, può contare sull'appoggio di tutti gli altri azionisti che contano: la famiglia Porsche, che assieme a Piech controlla il 53% della società (dopo una battaglia nel 2008, vinta allora da Piech, che portò la casa sportiva sotto l'egida di Volkswagen), del governo della Bassa Sassonia, che ha una quota del 20% in Volkswagen, dei metalmeccanici, che possono contare su alcuni posti nel board, e persino del fondo sovrano del Qatar, socio estero del gruppo.

Un furgone del gruppo tedesco Volkswagen

Nigel Roddis/Getty Images


L'uscita di scena
Il comitato di supervisione di Volkswagen, riunitosi il 16 aprile, ha definito Winterkorn "il miglior amministratore delegato possibile" per il gruppo e proporrà al consiglio di supervisione di estendere l’incarico all’attuale ceo.

Messo in un angolo, a lasciare alla fine è stato Piech, assieme alla quarta moglie Ursula, che sedeva nel board di sorveglianza. Al suo posto, il rappresentante degli influenti sindacati metalmeccanici, Berthold Huber.

L'uomo più potente dell'industria automobilistica tedesca ha deciso di uscire di scena. E con lui se ne va anche un ricco bagaglio di conoscenze tecniche, che peseranno non poco, secondo gli esperti, nelle decisioni strategiche che il gruppo dovrà prendere nei prossimi anni per rimanere ai vertici mondiali del settore.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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