Startup, sei opportunità per far partire la propria impresa
Economia

Startup, sei opportunità per far partire la propria impresa

Telecom, Vodafone, il Politecnico di Milano. Nascono nuovi incubatori per le imprese innovative. Mentre H-farm apre un campus con vitto e alloggio

Fate spazio alle nuove imprese. Non solo finanziamenti o consulenza, ma anche uffici, servizi comuni e persino vitto e alloggio. A gennaio parte a Ca Tron, provincia di Treviso, H-Camp, il primo campus per startup, evoluzione del lavoro di semina (seed, dicono gli addetti ai lavori) che svolge dal 2005 H-Farm, fattoria-incubatore creata da Riccardo Donadon: circa 30 imprese lanciate e 12 milioni di euro investiti. Ogni anno saranno selezionate 20 startup che riceveranno assistenza e servizi per l’equivalente di 50mila euro e 15mila per le spese quotidiane. Avranno casa e ufficio, pranzo compreso. "Devono solo portare un’idea brillante, il team e i laptop", dice Donadon, che sottolinea: "Negli ultimi mesi abbiamo lavorato tantissimo a livello internazionale per ricevere richieste da tutto il mondo". E infatti la prima start up arriverà dalla Turchia. Finito il trimestre di incubazione, o si cresce con nuovi capitali o si chiude.

È il momento degli “incubatori”, centri specializzati nella cura delle imprese in fase embrionale. WorkingCapital, il più importante progetto aziendale italiano a sostegno delle startup avviato da Telecom nel 2009, fa il salto di qualità: dal 2013 aprirà tre spazi fisici a Milano, Roma e Catania, ha annunciato l’amministratore delegato Marco Patuano.

Una vera “discesa in campo”  corrobarata da un aumento dei “premi”: 30 invece di 20 per un totale di 750mila euro. Il radicamento sul territorio sarà accompagnato dall’apertura al mondo: "Gli investitori internazionali avranno accesso alle 4mila proposte di imprese presentate dal 2009", spiega Salvo Mizzi, responsabile di WorkingCapital. "Fare incontrare idee e capitali è decisivo per la creazione di una nuova cultura d’impresa". Da una compagnia telefonica all’altra: Vodafone ha appena lanciato il suo incubatore, xone: quella italiana è la prima “esportazione” di un modello messo a punto in SiliconValley.

Da gennaio ci sarà uno spazio dedicato nel Vodafone Village per una ventina di nuove imprese, che saranno selezionate tra quelle che hanno già avuto un finanziamento. "Per una grande azienda c'è un valore enorme nell'avere nei propri uffici persone con la forma mentis della startup", dice Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato di Vodafone Italia. "Quello che noi faremo sarà mettere a disposizione le nostre competenze, la nostra rete tecnologica e commerciale per portare sul mercato imprese innovative capaci di poter crescere rapidamente". La prima è Beintoo, una star dell’ecosistema, che ha inventato una piattaforma dove chi gioca con i cellulari vince premi veri proposti dalle aziende.

Sempre per startup che hanno già superato l’esame di un venture capitalist o un business angel è dedicato il progetto della Fondazione Politecnico di Milano: PoliHub, che sarà operativo da gennaio. Investimento di 2milioni di euro, uno spazio di qualche migliaio di metri quadrati nell’area della Bovisa. E un obiettivo ambizioso: "Creare un distretto hitech, come quello comasco della seta", spiega Andrea Rangone, il docente che guida il progetto. Non sarà un campus ma un centro dove sarà favorito il dialogo degli “innovatori” con i cervelli del Politecnico e con le principali aziende italiane. "L’università ha un ruolo decisivo nella formazione di una nuova cultura imprenditoriale diffusa", sostiene Rangone. "Perché ha le competenze, la capacità di trasferirle, la ricerca, i rapporti con il mondo delle imprese".

Il Politecnico di Torino è stato all’avanguardia, visto che dal 1999 accudisce le stratup nel centro I3p. A Roma la Luiss è appena entrata nel progetto di Enlabs, che ha aperto uno spazio di 400 metri accanto alla stazione Termini. Intanto si muovo anche i privati. A dicembre sarà inaugurato a Milano, su iniziativa di Startupbusiness, un Talent Garden, uno spazio evoluzione del coworking, lavorare insieme ma con il tema comune del digitale: 3mila metri quadrati con 250 postazioni, e 20 sale riunioni dedicate a nuovi produttori di innovazione. Sarà aperto 24 su 24. L’innovazione non dorme. Adesso c’è solo un rischio: che presto ci siano più “culle” che neonati da ospitare e soprattutto capitali per poterli nutrire.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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