Scandalo Mps: così operava la banda del 5%
Economia

Scandalo Mps: così operava la banda del 5%

La strana operazione con l'intermediario svizzero Lutifin e il sospetto di creste milionarie dei dirigenti

Un intermediario svizzero sconosciuto, l'acquisto di un prodotto finanziario arzigogolato e il sospetto di creste milionarie da parte di un gruppo manager (già noti nell'ambiente finanziario come "la banda del 5%"). Sono i 3 elementi che compongono un altro filone (forse soltanto collaterale)  dell'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena e sui buchi di bilancio creati dalla discutibile acquisizione di Antonveneta.

TUTTO SULLO SCANDALO MPS

Tutto parte dalle dichiarazioni (ancora da dimostrare) rilasciate nell'ottobre del 2008 da Antonio Rizzo, ex-funzionario della tedesca Dresdner Bank, al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano. Nello specifico, Rizzo parlò di un'operazione sospetta effettuata dalla sua banca con il Monte dei Paschi di Siena per la compravendita di uno strumento finanziario molto complesso (un prodotto strutturato), che incorporava al proprio interno altri titoli. Per l'operazione, fu utilizzato un intermediario svizzero, la Lutifin di Lugano, finito poi in un'inchiesta coordinata dal pm milanese, Roberto Pellicano, che sta per portare al rinvio a giudizio per truffa e appropriazione indebita di 18 persone, tutti professionisti della finanza.

MPS: I BONIFICI INCRIMINATI

In pratica, nel 2007 Dresdener acquistò da Mps un prodotto finanziario strutturato per 120 milioni di euro, utilizzando come intermediario per la negoziazione proprio la Lutifin. Rizzo dichiarò agli inquirenti di essersi subito stupito dell'operazione poiché le due banche potevano benissimo effettuare da sole lo scambio, senza l'interposizione di un broker, che poi incassò una commissione di ben 600mila euro. Di questa stranezza, il dirigente di Dresdner parlò anche al suo diretto superiore, Lorenzo Cutolo, anch'egli stupito dell'operazione, che poi (secondo la ricostruzione degli interrogatori riportate dall'agenzia Reuters) gli suggerì di farsi i fatti suoi e disse di “aver provato a fare qualcosa, correndo però il rischio di essere licenziato”.

MPS E I DERIVATI

Fin qui, la cronaca giudiziaria. Ora, il sospetto è che la semisconosciuta Lutifin di Lugano sia servita a effettuare un'operazione illecita, che ha permesso a molti dirigenti di Mps di fare una cresta milionaria. Come? La vendita del prodotto strutturato era in realtà il riacquisto dello stesso strumento che Dresdner aveva rifilato in precedenza (nel 2006)  ai senesi, attraverso una società-veicolo: la Skylark Ltd con sede alle Isole Cayman. Prima di rivenderlo ai tedeschi, però, il Monte dei Paschi lo ha un po' modificato e ripulito, eliminando dal prodotto strutturato alcuni titoli su cui Dresdner presentava forti perdite e sostituendoli con altri strumenti finanziari “in salute”. Si tratterebbe,  dunque, di un favore fatto da Mps alla controparte tedesca, che ha così scaricato sul gruppo italiano le proprie minusvalenze.

LE PRIME INDAGINI SU MPS

Com'è ovvio, questo favore pervedeva una sostanziosa contropartita: una sorta di “mazzetta” di cui hanno beneficiato, proprio attraverso la Lutifin, diversi manager conniventi del Monte dei Paschi. “E' stato accertato”, ha scritto infatti la Guardia di Finanza nella sua relazione, “che l'intermediario svizzero è servito per effettuare pagamenti riservati a favore di alcuni dirigenti di Mps”. Rizzo ha citato nella sua deposizione i nomi Gianluca Baldassarri, all'epoca dei fatti responsabile dell'area finanza di Mps, e Matteo Pontone, ex numero uno della filiale londinese dell'istituto toscano (che, al momento, non risultano però sotto inchiesta a Milano).

IL MONTE DEI PASCHI, MUSSARI E LA POLITICA

Il dirigente di Dresdner Bank, secondo le ricostruzioni giornalistiche della sua deposizione, riferì però agli inquirenti quanto gli disse in una cena del marzo 2008  Michele Cortese, che si occupava della vendita di prodotti finanziari all'interno della filiale londinese di Dresdner: secondo Cortese, Baldassari e Pontone erano “conosciuti nell'ambiente finanziario come la banda del 5% perché su ogni operazione del loro gruppo prendevano tale percentuale”  (probabilmente anche su quella sospetta effettuata con la triangolazione Mps-Lutifin-Dresdner). Ora, spetterà agli inquirenti accertare se a banda del 5% ha avuto qualche legame con lo scandalo che oggi coinvolge l'intero gruppo Mps e la discutibile acquisizione di Antonveneta.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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