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Risultati Fca: i dilemmi di Marchionne sempre a caccia di alleati

Il manager italo-canadese insiste sulla necessità di unire le forze con altri marchi. E intanto Jeep vola mentre Maserati frena

È il solito Sergio Marchionne, agguerrito ed esuberante, quello che si è presentato agli analisti finanziari per commentare i dati di bilancio sul primo trimestre 2015 di Fca. Un appuntamento avvenuto in conference call visto che il manager italo-canadese si trovava in Brasile per l’inaugurazione a Pernambuco di un nuovo stabilimento produttivo che prevede un investimento di circa 2,2 miliardi di euro. Nell’occasione il numero uno di Fca, prima di dedicarsi ai risultati del proprio Gruppo, ha colto l’occasione per ribadire alcuni concetti a lui molto cari. Primo fra tutti quello secondo cui l’odierna industria automobilistica soffre di un endemico problema di redditività.

Il piano di Marchionne per la Fiat del futuro


Per capire di cosa stiamo parlando, abbiamo interpellato il prof. Giuseppe Berta, economista della Bocconi e da sempre esperto del settore automotive. “In pratica – spiega Berta – secondo Marchionne il ritorno sul capitale investito, che attualmente viene indicato intorno all’8%, non basta neanche a coprire le spese di interessi per la liquidità necessaria, che oggi è intorno al 9%. Di conseguenza, in queste condizioni, secondo lui è difficile che l’industria dell’auto possa avere un futuro florido”. Tutt’altro anzi, a sentire le parole stesse di Marchionne, che in un passaggio del suo discorso agli analisti ha sottolineato come “le maggiori case automobilistiche” spendano “più di 100 miliardi di euro all'anno in costi di capitale: una cifra ‘insostenibile’ e per questo bisogna trovare modelli di business alternativi”. E il progetto a cui pensa il manager in pullover è noto da tempo.

Marchionne, perché il piano FCA può funzionare


“Secondo Marchionne – dice Berta – servirebbero operazioni di consolidamento, che possano portare a delle megafusioni tra alcuni dei marchi più grandi attualmente sul mercato, in modo da razionalizzare la capacità produttiva e diminuire i costi”. Peccato però che nessuno ne voglia sapere di fare accordi in questo momento, anzi, le altre due grandi case americane, ovvero GM e Ford, hanno chiaramente rimandato al mittente questo tipo di proposte. Un atteggiamento confermato anche in Europa da quanto accaduto in casa Volkswagen. “La rottura dei rapporti interni tra l’amministratore delegato Martin Winterkorn e il presidente Ferdinand Piech che ne è uscito sconfitto e dimissionario – racconta Berta -, tra le altre cose, si è consumato proprio perché quest’ultimo auspicava si andasse verso una qualche intesa con un grande marchio, per attaccare meglio il mercato americano. Per il momento dunque a Wolfsburg vogliono continuare a fare da soli”.

Fiat ora deve guardare a Volkswagen


Marchionne insiste dunque da tempo su questa linea, che però per il momento lo vede ancora isolato a livello mondiale. Una questione questa che, come detto, ha fatto da cornice alla presentazione dei dati di bilancio trimestrali di Fca che al solito presentano luci e ombre. Fiat Chrysler Automobiles archivia infatti i primi tre mesi del 2015 con un utile netto pari a 92 milioni di euro a fronte della perdita di 173 milioni di euro dell'analogo periodo 2014. Il gruppo poi ha realizzato ricavi in aumento del 19% a 26,4 miliardi di euro, con 1,1 milioni di veicoli consegnati a livello globale, in calo del 2% sul primo trimestre 2014.

Perché Marchionne punta sulla Maserati


Per quanto riguarda le diverse aree di commercializzazione, si registrano buone performance nel Nafta, il libero mercato Nordamericano che comprende Messico, Usa e Canada, e in Europa; in preoccupante flessione invece l’America Latina. Sul fronte dei singoli marchi meritano invece una citazione il buon andamento di Jeep, che registra consegne in aumento dell'11% e vendite in crescita del 22%, a cui fanno da contraltare invece le pessime notizie su Maserati che cala circa del 30%. Per quanto riguarda infine le prospettive su tutto il 2015,  si prevedono consegne a livello globale tra i 4,8 e i 5 milioni di veicoli, con ricavi che dovrebbero attestarsi a quota 108 miliardi di euro.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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