Poste italiane, ecco come cambierà da qui al 2020
Imagoeconomica
Economia

Poste italiane, ecco come cambierà da qui al 2020

A Palermo, dove ha iniziato il roadshow, Francesco Caio ha presentato il piano di sviluppo: in 5 anni 8 mila assunzioni e 3 miliardi di investimenti

Poste italiane guarda al futuro e lo fa con un ambizioso piano di sviluppo che da qui al 2020 dovrebbe portare all’assunzione di 8mila nuovi addetti (grazie anche alle nuove forme contrattuali previste nel Jobs Act) e contemporaneamente a investimenti per circa 3 miliardi di euro. Il tutto con un conseguente incremento del fatturato che, sempre nello stesso periodo considerato, dovrebbe lievitare a quota 30 miliardi di euro (erano 26 nel 2013). È con queste ambizioni che l'amministratore delegato Francesco Caio ha iniziato oggi da Palermo il tour per incontrare amministratori, rappresentanti del mondo delle imprese, manager e personale dell'azienda. Ecco dunque quali saranno le novità che dovrebbero interessare Poste italiane nei prossimi anni.
(articolo del 14 dicembre 2014 aggiornato il 10 febbraio 2015)

Nuove assunzioni

Uno dei cardini del piano di sviluppo messo a punto dal nuovo management di Poste italiane prevede che da qui al 2020 non ci siano licenziamenti, ma soltanto un programma di uscite agevolate, tra l’altro già avviato nel 2010. Non solo, nei prossimi cinque anni sono previste anche 8mila assunzioni, che per il 50%, secondo quanto dichiarato dallo stesso Francesco Caio, dovranno riguardare giovani laureati e nuove professionalità. Inoltre, sempre sul fronte occupazionale, per meglio rispondere alle mutate esigenze del mercato, sarà messa in campo una vera e propria riqualificazione di circa 7mila addetti, per i quali si prevedono tre milioni di ore di formazione specialistica e manageriale.

Ricavi, prezzi e investimenti

Il nuovo piano strategico a 5 anni messo a punto dall’amministratore delegato di Poste Francesco Caio prevede un fatturato in crescita verso i 30 miliardi di euro al 2020 con un’inversione di tendenza per i margini che, dopo la flessione iniziata nel 2010, tornano a crescere nell’arco di tempo del piano. Il tutto grazie anche ad una rimodulazione dei prezzi dei servizi: “I cittadini – aveva sottolineato infatti Caio a dicembre - sono abituati a pagare meno per consegne lente e di più per quelle veloci: noi siamo operatori di mercato e ci adegueremo”. Si prevedono inoltre 3 miliardi di investimenti in infrastrutture e piattaforme digitali per l’innovazione dell’offerta, di cui 500 milioni per la riqualificazione e la sicurezza degli uffici postali.

Aree principali di espansione

Logistica e servizi postali, pagamenti e transazioni, risparmio e assicurazioni sono le tre aree principali di sviluppo previste nel piano Poste 2020. Il progetto prevede, tra l’altro, una forte crescita nella logistica pacchi con l’obiettivo di raggiungere una quota di mercato superiore al 30% nel segmento business to consumer; lo sviluppo della piattaforma dei pagamenti digitali, con un incremento da 20 a 30 milioni delle carte di pagamento; con riferimento al risparmio in Italia infine, una raccolta in crescita da 420 a più di 500 miliardi di euro.

Privatizzazione

Secondo quanto riferito dallo stesso amministratore delegato di Poste italiane Francesco Caio, sul fronte della privatizzazione, l’azienda lavora “a stretto contatto con il ministero del Tesoro e nei prossimi mesi ci sarà la definizione di una tabella di marcia più precisa” che potrebbe portare alla quotazione in Borsa.

Alitalia

L’ingresso di Poste Italiane nel capitale della nostra ex compagnia di bandiera, “è un’opportunità, un’operazione in una logica industriale” aveva detto l’ad di Poste a dicembre ribadendo il concetto anche nei giorni scorsi. “La cooperazione con l’Alitalia rientra nei settori della logistica e delle carte di pagamento”.

I più letti

avatar-icon

Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

Read More