Perché a guidare Fiat non ci sarà mai un Marchionne-boy
Ansa/ Alessandro Di Marco
Economia

Perché a guidare Fiat non ci sarà mai un Marchionne-boy

Nel 2018 il manager lascerà, ma il suo successore non sarà scelto dagli Agnelli. Perché, tra quattro anni, il colosso sarà molto diverso da oggi

E’ più facile che Sergio Marchionne metta la cravatta che il suo successore alla guida della Fca sia un manager del suo inner circle. L’attuale leader della Fiat-Chrysler Automobiles ha, infatti, recentemente confermato che nel 2018 lascerà la guida della sua creatura, che lunedì il 13 ottobre sarà quotata alla borsa di New York. Tra quattro anni, e dopo 14 anni dal suo arrivo a Torino, Marchionne non ci sarà più ma per conoscere chi lo sostituirà bisognerà vedere quali saranno le strade di crescita che Fca imboccherà da qui ad allora.

E’, infatti, evidente che la quotazione di lunedì a Wall street non è la fine di un percorso, ma l’inizio di un’altra strada. Dopo aver salvato dal crack due colossi, Fiat e Chrysler, averli fatti diventare una sola società, ora Marchionne ha un altro compito: quello di mettere le basi per la sopravvivenza di Fca nelle acque agitatissime della concorrenza mondiale tra i giganti dell’auto. In primis: Toyota e Volkswagen, che tanti dispiaceri gli stanno dando soprattutto in Cina e Brasile. Attualmente l’intero gruppo, infatti, si regge sulle ottime performances di Jeep e sulla buona accoglienza degli utlimi modelli della Chrysler, ma i conti sono appesantiti dalla parte europea del gruppo, cioè dalla Fiat. L'accoglienza nella nuova 500X sembra essere stata buona, ma per i risultati bisognerà attendere fine anno. Quindi ciò che è necessario fare fin dal minuto dopo aver festeggiato la quotazione è cercare un partner che possa riequlibrare i conti aprendo ad Fca i mercati dove ci si attende una maggiore crescita delle vendite, in particolare Cina, India e Russia.

La merce di scambio per la futura alleanza sono, ovviamente, i titoli in mano all’azionista di maggioranza, la famiglia Agnelli che, in seguito allo spostamento della sede sociale in Olanda, ha la possibilità di incrementare i propri diritti di voto fino al 46%, a seconda del comportamento anche degli altri soci. Ma,in ogni caso, è chiaro che nel 2014 la Fca di oggi non ci sarà, sarà una cosa diversa. A quel punto il successore di Marchionne potrebbe non essere scelto dalla famiglia Agnelli, come ha sempre fatto in 111 anni di storia, ma da un consesso molto più ampio fatto sia dai soci di quella che sarà una vera e propria public company internazionale sia dai nuovi soci che nel corso degli anni accetteranno di creare una partnership strategica con Fca diventandone azionisti.

Ecco perché i nomi dei candidati che da tempo circolano per la successione (Alfredo Altavilla, Harald Wester, Richard Palmer tra tutti) sono solo ipotesi. Hanno ancora tutti molto lavoro da fare.

 

 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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