Perché le banche italiane sono costrette a fondersi
SERGIO OLIVERIO / Imagoeconomica
Economia

Perché le banche italiane sono costrette a fondersi

La Lex Column del Financial Times: non c'è via di uscita. Quando i test della Bce sui bilanci della banche saranno conclusi, sarà corsa alle fusioni

Non c'é via d'uscita. Non c'è altra strada. La recessione in cui l'Italia è ricaduta per la terza volta dal 2008 avrà un impatto negativo sulle banche italiane già duramente provate e l'unica soluzione è una forma di consolidamento interno. Uno dei paragrafi dedicati all'Italia nella Lex Column del Financial Times dell'11 agosto (che apriva con l'intervista a Matteo Renzi di cui abbiamo parlato qui ) è piuttosto radicale nelle sue conclusioni.

La tendenza, stando al quotidiano finanziario, è già evidente: i crediti insoluti e incagliati stanno erodendo i benefici derivanti dal contenimento dei costi, che pure è iniziato. Al Monte dei Paschi di Siena, per esempio, le svalutazioni degli asset in portafoglio hanno raggiunto il 17% nei primi sei mesi dell'anno e secondo Fitch Ratings il livello dei crediti svalutati nell'intero sistema bancario è il più alto dal 1990.

Dunque cosa fare? Sebbene la politica di tagli sia in corso, non basta. I costi operativi delle banche sono pari in media all'1,5% del valore dei loro asset, un dato più alto rispetto all'1,3% medio che si registra in Europa. Il costo del lavoro e il numero di sedi sono fuori mercato: in Italia alla fine del 2012 esistevano 54 controllate bancarie per oltre 100 mila dipendenti. La media europea è di 39. In Olanda se ne contano 15.

Gli sforzi interni, da soli, non bastano. Serve una dose massiccia di operazioni di consolidamento, scrive il Financial Times in un mercato ancora troppo frammentato. Unicredit è la banca più grande con un totale di asset pari a 841 miliardi di euro; segue Intesa Sanpaolo con 628 miliardi di asset. Si passa poi a Mps con un gap profondo rispetto a Intesa SanPaolo: 196 miliardi di euro di asset. Poi, fa notare il Financial Times, seguono tante piccole banche: la somma dei cinque istituti successivi, messi insieme, fanno la metà degli asset della sola Unicredit. Questo è un grande svantaggio in termini di concorrenza e di controllo dei costi.

E conclude: una volta che l'analisi dei bilanci delle banche da parte della Bce sarà ultimata e inizieranno a scattare gli ammonimenti per una loro migliore gestione, il consolidamento partirà a grande velocità.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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