Mps, ma quanti derivati ci sono ancora da scoprire?
Economia

Mps, ma quanti derivati ci sono ancora da scoprire?

È la domanda delle domande. E né Banlkitalia, né i revisori sono in grado di rispondere

La domanda più importante è quella alla quale nessuno, né BankitaliaMps, né i revisori dei bilancio, è in grado di rispondere. E la domanda è: quanti altri derivati ci sono nel bilancio del Monte dei Paschi di Siena? E (corollario) quante altre perdite nascoste potrebbero provocare sui conti della banca? Nessuno lo sa. Nessuno.

Ed è più su questa incertezza che il titolo Mps continua il suo crollo in borsa al ritmo del 10% al giorno che per la scoperta di due (anzi, tre, come vedremo) contratti di titoli derivati. L’ultimo di questi, chiamato Alexandria, potrebbe provocare perdite pari a circa 700 milioni di euro ed è stato scoperto a ottobre dell’anno scorso dall’amministratore della banca Fabrizio Viola e dal presidente Alessandro Profumo in seguito ad un alert arrivato dalle strutture dell’istituto.

Quelle perdite, anche se fossero pari a 700 milioni dovrebbero, il condizionale è più che mai d’obbligo, essere coperte dai Monti bond (cioè dai soldi che lo Stato ha consegnato alla banca in cambio dell’acquisto di titoli obbligazionari emessi dall’Istituto di credito). Infatti, proprio in previsione di perdite su titoli derivati l’importo dell’aiuto di Stato non fu di 3,4 miliardi come prospettato in un primo momento all’inizio di ottobre 2012, ma di ben 3,9 miliardi, come fu deciso alla fine dello stesso mese. Quei soldi devono essere restituiti al tasso del 9%. Tra l’altro con un guadagno netto da parte dello Stato pari a circa il 5% che è la differenza tra il tasso applicato a questi Monti bond e il prezzo al quale lo Stato si finanzia sul mercato dei capitali pari a poco più del 4%. Parliamo di circa 200 milioni di euro.

Ma, appunto: nessuno sa se nelle pieghe del bilancio della banca senese vi siano altre “bombe nascoste” visto che l’analisi che la banca ha deciso di avviare riguarda “esclusivamente” i contratti noti con i nomi in codice di Santorini e Alexandria ai quali se ne è aggiunto un terzo, sul quale il buio è quanto mai fitto, chiamato “Nota Italia” del quale nessuno sa con precisione (ma nemmeno con approssimazione) quanti milioni di perdite nasconde.

Ma, come se non bastasse, esiste un altro problema. Si chiamano Btp: i titoli di Stato italiani. Ecco perché. Il Mps ha in pancia circa 24 miliardi di Btp che vengono contabilizzati con la dicitura “avaliable for sale”, cioè, “disponibili alla vendita”. Significa che i titoli di Stato sono contabilizzati nel bilancio in base al prezzo di mercato in quel momento. Se il rendimento dei titoli di Stato italiani sale, allargando il divario con il rendimento dei titoli tedeschi, i bund, il valore, il prezzo dei Btp scende e quindi provoca un buco nel bilancio della banca. Un buco, però, virtuale, che viene contabilizzato come “unrealized loss” ovvero “perdita non realizzata”. È sempre stato così fino a quando l’Eba, l’autorità monetaria europea, decise di obbligare le banche a inserire nel bilancio queste “unrealized loss” contabilizzandole come se fossero perdite vere e proprie, e non solo virtuali. Questo provocò la necessità da parte di molte banche europee e italiane (tra le quali Mps) di ricapitalizzarsi proprio per coprire la perdita di valore dei Btp.

Ma (e arriviamo ad oggi) a quando ammonta questo buco virtuale che tecnicamente si chiama “riserva di rivalutazione”? A settembre del 2011 era pari ad oltre 3,8 miliardi di euro e a settembre 2012 era sceso esattamente a 2,834 miliardi di euro. Questa perdita di bilancio, comune a tutte le banche italiane visto che tutte si sono rimpinzate di titoli italiani dopo il prestito della Bce di centinaia di miliardi di euro al tasso dell’1%, può, però essere riassorbita ma solo a una condizione: che lo spread tra i Btp italiani e i bund tedeschi si riduca fino a 170 punti. A quel punto il valore dei Btp sale e la banca non deve più contabilizzare alcuna perdita sui titoli di Stato italiani. Il problema è che ora lo spread intorno a 262 punti, quindi 110 punti sopra il “pareggio”. Significa che Mps ha ancora una perdita sui titoli di Stato pari, secondo chi ha letto in filigrana il bilancio della banca senese, a circa 1 miliardo di euro. Virtuale, ma sempre “buco”.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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