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Economia

Linee di produzione dedicate in Cina: il caso General Motors

Consigli strategici per conquistare la classe media della Repubblica popolare: cosa insegna il successo in termini di vendite della sottomarca Baojun

In passato le multinazionali hanno utilizzato la Cina come serbatoio di manodopera per la manifattura dei loro prodotti, destinati ai mercati occidentali, o come mercato per beni di maggior lusso. Ora però le cose stanno cambiando e ad attirare la loro attenzione è il rapido emergere di una consistente classe media, con una capacità di spesa paragonabile a quella dell'Italia negli anni del boom: persone non particolarmente benestanti, ma in possesso di risparmi sufficienti all'acquisto di un'utilitaria o di beni di consumo di base.

Persone, peraltro, sicuramente sensibili all'appeal che un marchio internazionalmente affermato può avere rispetto ai più spartani concorrenti locali.

Investimenti su misura

Si stanno perciò moltiplicano gli investimenti per creare linee di produzione dedicate specificamente a questo tipo di clientela e il successo in termini di vendite che stanno riscontrando lascia immaginare che il fenomeno sia destinato a crescere.

Il caso General Motors

Esemplare è il caso di General Motors. Come ha notato Bloomberg, sino a poco tempo fa, il colosso americano dell'auto distribuiva solamente le costose Buick.
Ora punta invece su piccole vetture commercializzate attraverso la propria sottomarca Baojun, che stanno letteralmente andando a ruba.
L'operazione ha radici quasi ventennali e risale a quando General Motors iniziò, nel 2002, a collaborare con la cinese Wuling, che produceva dei furgoncini molto popolari. Da quell'esperienza è nata nel 2010 la Baojun, che ha allargato il proprio parco macchine a veicoli non più solamente commerciali e che oggi si sta rivelando una scommessa vinta.

Il prezzo perfetto

Nel 2017, sono state vendute un milione di auto. Il modello base e il più venduto è la 310, una classica berlina a due volumi col prezzo giusto, l'equivalente di cinquemila Euro, e la conformazione adatta alle esigenze di una giovane famiglia (ricordiamo che solo recentemente è stata allentata la politica del figlio unico, per cui i nuclei familiari sono prevalentemente composti dai genitori e da un unico figlio).

Anche la 560 (un onesto SUV) e la 730 (veicolo a 7 posti in linea con le tradizionali Wuling) hanno un discreto mercato. Spesso, come nel resto del mondo, l'acquisto di una Baojun crea un effetto di fidelizza Zimone sulla clientela, che quando raggiunge un reddito disponibile superiore tende a prediligere l'acquisto di altri veicoli di fascia più alta ma comunque riconducibili alla famiglia General Motors, come quelli del marchio Chevrolet.

Una scommessa che ha salvato GM

La popolarità della Baojun ha contribuito in maniera decisivo a risollevare le sorti dell'azienda americana: oggi il mercato cinese contribuisce per il 18% dei profitti di General Motors ed in Cina si sono venute più automobili GM (in tutto quattro milioni sotto i diversi marchi del gruppo) che negli stessi Stati Uniti. Una quota destinata senza dubbio ad aumentare, visto che gli esperti concordano sul fatto che le vendite annuali di automobili in Cina sono destinate a crescere di un milione di unità ogni dodici mesi nel prossimo quinquennio.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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